Critica Sociale - Anno XVIII - n.24 - 16 dicembre 1908
372 CRITICA SOCIALE Fra queste stanno in prima linea le fenoviarie e le militari. Quarnlo si commise quel capolavoro òi imprepa– razione tecnica che fu il passaggio delle ferrovie allo Stato, vi fu chi rise per uno studio di .Mag– giorino Ferraris, che preveòeva la spesa di un mi– liardo. Ora il milia1·do se n'è andato. e mangiamo rapidamente il secondo. La necessità di riparare al passato, lo sviluppo impetuoso de! traffico, le con• dizioni poco favorevoli dell'industria ferroviaria anche in altre nazioni, hanno fatto superare ogni previsione. Per non perturbare la conversione della rendita che si andava preparando, si affidò il gravame fi– nanziario delle ferrovie alla Cassa depositi e pre– stiti1 obbligandola a pa,gare ogni spesa, mediante i famosi certificati di grosso taglio, che il Rubini chiamò cmnbialoni. La Cassa docilmente e mira– bilmente compiè il suo mandato; inghiottì cam– bialooi su cambialoui; tenne centinaia rii milioni a disposizione delle ferrovie <li Stato; e, grazie ai depositi accumulati dal risparmio popolare, la con– versione della renclita potè essere un fatto com– piuto. l\ia intanto, rimanendo assorbite le disponi– bilità della Cassa per le ferrovie, inaridirono le fonti del credito comunale, ogn.i dì più necessarie per il rinnovato svolgimento della vita locale. I mutui, rimandati e ritardati COJJ sapiente tergi– versazione, suscitarono nei Comuni irrequietezze e dis<legni. Il pericolo di tirar avanti così (si pensi all'even• tualità di un panico con fa, folla dei depositanti agli sportelli delle Casse postali!) ha indotto a creare un nuovo titolo ferroviario. Ma, preso fra la necessità di rendere di nuovo elastica la Cassa e l'altra necessità cii non perturbare il ciclo <li conversione della rendita che si chiude nel 1911, il Carcano ha foggiato un titolo rerlimibile al 3 1 50 che temo non abbia la sicurezza piella <li rapido collocamento. La redimibilità va bene, ma il sag– gio, inferiore alla ren<lita ordinaria, non alletta abbastanza. Lo Stato dovrà, in buona parte, collo– carlo presso quegli istituti e<l enti, cui imµone, tuttora, il prestito [o,·zoso degli investimenti in titoli pubblici. Comunque sia, la questione del titolo ferroviario è secondaria di fronte a quella <lell'a.ssetto del– l'azienda, insidiata non solo dalle soverchie pre– tese degli interessi locali ma anche (se son vere le accuse sollevate dalle stesse organizzazioni dei ferrovieri) dagli sperperi e dalle inettitudini che qua e là vi si annidano. Ormai, che il pericolo <li un ritoruo all'esercizio privato è definitivamente tramontato, l'attitudine dell'Estrema non è più ob• bligata a.lla difesa per 1)1'incipio e può obbiettiva– mente rinvigorire quell'azione di controllo e <li critica, che il Governo ha quasi annullato iu mano della Commissione parlamentare di vigilanza. li problema è puramente tecnico . ..r!.. possibile un ordinamento migliore? Permangono le esigenze dell'autonomia; ma, d'altro lato, si è detto che l'irresponsabilità frna.nziaria della Direzione gene– rale, che ha di dietro il ministro che paga, costi– tuisce una specie di Vaticano ferrovia.rio. La que– stione del Ministero delle ferrovie, affacciata da alcuni, va cousiòerata, e magari respinta, ma senza preconcetti. Solo con p1·onte riforme si potranno arginare gli eccessi di spesa e sopportare il doppio miliardo, che la nostra rete costerà al paese. A quanto ammonterà l'altro canc1·0 del pareg– gio: le spese militari? Si susurra già cFun miliardo e rii nuove emissioni. Nessunoi seriamente 1 può pensare che la valanga possa essere arrestata; ed è per questo che, alla denegazione, semplice ed inane, l'Estrema dovrebbe sostituire un altro atteggiamento. Tra i repubbli– cani che corrono incontro al Governo erl. invocano essi le spese, nel miraggio irredentista: ed i so– cialisti che vogliono una politica estera più ener– gica e coraggiosa, ma contano sovra.tutto sul. ... buon senso degli avversari: i radicali avanzano ]a tesi, svolta con molta finezza dal Sacchi, che le nuove spese militari devono essere commisurate alla potenzialità economica del paese. Ecco il c6mpito, non agevole ma doveroso, di documentare questo rapporto <liimportanza essen– ziale. Un altro c6mpito è di contrapporre alle richie– ste del bilancio della guena !e richiesti:' del bi– lancio 1lella pace. 'l'orno a battere sul mio vecchio chiodo. Bisogna affrontare le 1·ifo,·me sociali r·he costano e formularne un programma immediato e preciso, che oggi manca ancora. La Confederaziona del lavoro ha estirpato i germi del rivoluziona– rismo e seppelliti molti pregiudizi. Ma il Congresso di MQdena è virtualmente finito dopo il discorso Calda. Manca la parte ricostruttiva ed il cahiei· delle riforme. Se non riesciremo a formare un pieno consenso sul problema delle pensioni operfi.ie, e se incer– tezze e piccoli interessi ci devieranno dal cam– mino diritto verso l'assicnrazioue di Stato 1 man– cheremo ai nostri doveri ed alla missione demo– cratica. Il monopolio statuale delle assicurazioni d'ogni forma ci darà i mezzi per le pensioni ob– bligatorie. Intanto, se per il primo avviamento e per l'im– pianto, sono indispensabili ben forti spese, ebbene, noi le mettiamo in prima linea accanto a quelle militari. JI Governo sostiene che v'é posto per le artiglierie ed i baluardi? Ebbene; noi vogliamo che trovi posto anche per il pane della vecchiaia agli stanchi lavoratori. Si badi. Il giuoco del Governo è chiaro. Azzurro rii cielo nella situazione odierna: il paese è ricco: evohè ! Per le spese militari v'è tutto il margine. Per gli sgravi, per un impulso più energico ai la– vori, per le riforme sociali: no. Accettiamo la discussione su questo terreno, ed adattiamovi le nostre armi, sostituendo al dilemma semplice eJ inane (, spese militari o riforme so– ciali ,, quest'altra tesi: " nessuna spesa militare seuza 1~ riforme operaie ,,. Se volete riaprire il gran libro, non sia solo per gli arnesi di guerra, ma per un'opera interna di pacificazione sociale. MEUCCIO RUINJ. La formula che ci presenta, in questo suo notevole articolo, l'amico Rnini, e di cui sembra voler affidare lo svolgimento al partito radicale, può apparire a prima visita diversa da quella - in fatto di spese militari - adottata Oai socialisti. Non lo è affatto nella sostanza. Dice invero il Ruini: non già. diniego assoluto ad un aumento qnalsiasi di quelle spese; ma condizionare l'aumento alla circostanza che esso si accompagni di pari passo - sulla mede~·i?na linea - colle spese ne– cessarie ai maggiori bi.sogni della vita operaia: e ac, cenna a quella, grandissima, dello pensioni di vecchiaia. Che cosa dicono i socialisti di diverso? Noi non siamo herveisti e non neghiamo, nel presente momento storico, la necessità della difesa armata. Perciò appunto non chiediamo riduzione della spesa militare attuale, ma impiego migliore e consolidamento. E ciò perchè sap– piamo - non è un dubbio, ma una certezza - che, ove si lascino alle spese militari le briglie sul collo, nulla più resterà per le riforme operaie che costano - o re• staranno le briciole, per derisione I
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