Critica Sociale - XVIII - n.22-23 - 16 nov.-1 dic 1908
344 CRITICA SOCIALE pecchi di illnsioni eccessivamente rosee - non è poi il nostro pae~o una quantit6 ne(Jligeable, la cui amicizia non debba e:11ere mollo ricercala nel periodo storico che attraversiamo, e a concedere la quale es<ia non debba poi-re le sue condizioni, meglio che faces<ie in pa.111ato, quando si contentò soltanto che le garentissero quello (Roma) che nes'luno più lo minaccia. E ad e<J~erreRhnente pill forti - si badi - occorre non tanto un intenso sforzo di bilancio, quanto piut– tosto un ìnlen."IO sforr.o di volontà. Noi coi sa.orifizi finanziari, ohe nbbiamo fatto sinora e che andiamo fa. condo, avremmo potuto trovarci molto più forti d1 quel che siamo e anemmo potuto f1tr sentire ben altrimenti la nostra voce nella tutela dei uo'!tri interessi. Uliialia, 1luD(tue, se non rappresenta assolu,ta– m,enle una µ;mnde l'orza, ue rnppre:seuta 1·elatioa– nwnle una rii:ipettabilis:,ima .. E i partiti democm– tlci ita.liaui devono volere che il nostro Governo adoperi questa forza nelrinteresse del pae:,e, o_,per e~set·e più concreti, nell'interesse ,lelle classi la• voratrici e dello sviluppo democratico del paese. . . . Ora l'Italia non ha nessun interesse a st.are con la Germania. ila o~ni interesse a non volere che la Germania s1 ratlòrzi. avvicinandosi a 'l'rieste: e in questo cammina per la stessa via del1 1 ln– ghilterra, della Fra.ucia. 1 della Russia, degli Sta.ti Balcanici. Passando dalla parte dell'Inghil terra, l'Italia non ha nessun bisogno di aumeuta.re le forze nè di t.erra nè di mare. Rim ,anendo n ella 'Priplice, dece a·ume,itare queste JòJ·ze. - ~~' questo un punto 1mportautiss11110. Le maggiori spese militari, spe• cialmeote di mare, che il Governo dichiara <li vo– ler chiedere a,whe clOJ)O la 1'i1.. 1 olu-;ione coslilu, zionale lu;•ca, o sono dett:.ate da stupida ingonligia militaresca; o RODO iinposte da iuteressi inconft!B· sa.bili di speculatori i o le facciam,o nell'interesse flelta Oe,~m(tnia. In tutti i casi vanno combattute accauita.meute, seuza esclusione di mezzi, con l'ostruzionismo, cou qualunque violenza. E occorre che il Pa.rt1to 8ocia.lista faccia capire al Governo che, meutr e è pronto a dargli il suo appoggio sin– cero se si avvic111a.al sistema in g-lese, è pronto a proclamare lo deiopdr O genera.le 1H)u appena gli ~~~e~fc~!~~~~~~~edl~x;l~\i~O~~;~ 1 fa 'l~~!-~~~fa 1 ' c:;. ghilterra. Passando dalla parle ,1ell1Jnghilterra, l'Italia si assicura del tuLt.9 per mare; e acquista molte pro– babilità., se nun d1 vincere es~ per terra, cli a.p– profittare delle vittone altrui: e, a questo mon,lo, è meglio darle o avere le probabilità. di darle, che prenderle o avere le probabilità. ili prenderle. Passando da.Ila parte dell 1 lnghi)Lerra, l'ltalia crea un così l-lensibile spostamento di forze, che obbligala Ge1·1nania alla pace, in quanto la guerra sarebbe per lei un disastro. Rimanendo nella Tri– plice, l'Italia contribuisce a mantenere qnesto stato d'incertezza., d'i11r1uietu<line 1 ili squilib rio, in cu i la. guerra può da uu momento all'altro scoppia.re. Fino a quando l'[ng-hìlterra se ne stava isol ata, l'Italia, appa.rtenencto alla 'l'riplice, assicurava la pace, una pace di cui lei faceva le spese e su cui la Germauia guadagnava. Og-.{i 1 che l'Inghilterra si O messa contro la Germania, l'Italia, stando nella 'rriplice, facilita la guerra, della. quale toccherebbe a lei pagare le speqe; staccandosi dalla Triplice, assicura. la pace a spese 4Jella. Germania e cou vantaggio proprio: o, nella peggiore delle ipotesi, può andare incontro alla guerra senza. il pericolo di scapita.rei. Passando dalla parte dell'Tnghilterra, a condi– zione che questa. facesse servirei In sna forza a,l impedire l'lr nment o delle Hpeso militari e magn.n a imporre a tut.ti gli Stati, cominciando dalla Oer~ mania, una. dim inuzione proporzionale, mag-ar1 clopo nW\- guerra. l'Italia fan•bhe un ottimo aflì-tre per sè e contribuirebbe. assai più che non if• ,le– clamazioni de-i pacifisti. alla fine ,li quest'a~sunlo sistema di Rperperi m1lltan, che minaccia <li rovi• uare tutti gli Htn.ti e cli cui la responsabile pnn- cipale è appunto la Germania. . Passando finalmente dalla parte dell'In~hilterra, l'Italia contribuirebbe, non.. solo a indebolire l'im– pero germanico nella politica e~t~ra, ma a toglierl,(lt ogui prestigio nfllla politica interna .. Fino a quando Guglielmo Jl c!At.t:.ava la legg-e nella. politica estera., tatti i tedeschi si prosternavano dinanzi a lui, e gli stessi sociil>lii:iti erano fiacchi e impacciati uell',ts• salto; ora, che !a politica estera comiocia_~d ~ndar male e llLborghesia tedei,:ca non seute p1u sicure le basi intenu~z1onali del proprio sviluppo, ogni g-iorno che pai:is11. porta uu nuovo colpo alla. poli– tica penmnale e dà una nUO\'f\. spinta alla. tmst'ùr– ma.zione democratica della. costituzione germa– nica. . .. L'Italia può uscire dalla Triplice Allennza essa sola, oppure unita ali' Austria. Qualora. lanto l'Italia qua111,0 l'Austria si scio– gliessero dalla 1 !. 1 riplict e abbandonassero a sè la Oerman1a, es-.e potrebbero unirsi lllsieme e dichia– rarsi neutrali, facendosi pagare a peso d'oro clitl– l'I□ghilterra, dalla ·Francia e dalla Russia la loro neutralità. E 1 questo lo scopo, che vuole rag~iuugere l'In– ghilterra. E noi 1lobbiamo secondaria. ~è uu ac– cordo sincero e stabile fra l'Austria e l'Italia. è impossibile. Basta che l'Austna comprenda la ne– cessità di non irritare il nostro sentimento nazio– nale commettendo ingiustizie verso g\11taliaoi che l'au parte <lei f: ,IUOi domini eit ecco In. necesi,iità. dell'autonomia amministra.ti va ciel 'I1reutino e dol– l'Università ittd itum a 'l 1 rie ste - e basta che l'Au– stria. rinunzi ldla pretesa d1 assicurar.:;i il mono– polio commercia.le della penisola balcanica. orien– tale merliante una . penetrazione politica e militare, che rappresenterebbe una rovina per noi e una inginsta sopraffazione p~r la 8erbia, p er il Muute– neg-ro, per lo, '.l'urchia co ~tituz1011n.le . Purtroppo, dopo la rece nte ttnne !- liOue, fatta in quella forml\, del In Bosnia ed __ Er~ego\'ina, l'accordo austro-italiano s1 è reso assa.1 ptù difficile che non fosse nell'estate pa"'lsata. )fa. nuu è ancvra. assolu– tamente impossibile. E noi dobbiamo aueora ten– tarlo. Quan•lo, però, non riescis~imo in questo scopo, dovremmo sempre uscire dalla 'l'riplice, rinnn• ziaudo al J)rog-ramma più lusiug-hiero - accordo e neutralità. nnstro-1taliana - e adattandoci senzrl. paura ad essere avversari dell'Austria. Perchè, anche in questa posizione, uoi ci trOY6remmo infi– nitamente meglio che nella Triplice Alleanza: e potremmo gunrdare con una relativa. tranquillità a.i pericoli di una guefrll, ~l>nchese questa gnerrn, noi non dovessimo proprio" de.;,i,lerarla l1 - come scrissi con frase JHLraclossale,che oltrepa.s!.ava un poco il mio pensiero, per staccarmi più aspramente che mi f0sse possibile dai paciaiol1 sentimentali (1). ') Aggiungevo, 11erb, • ee allra via non ('llMte 1>er tutelari' I no. atri lntereut l' la no,tra dignità ..: I ))aelaloll non hanno ca111to, com'era natur111e, QU<'lla reatrlzlone al mio 1111rado:.sobeJ\lgero; o ml hanno tradormato acnz'flhro In un ~ oa11111lone di guerra a11ch11 Immediata ~·
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