Critica Sociale - XVIII - n.22-23 - 16 nov.-1 dic 1908
ORl1'1CA SOCIALE 353 militare, come le fortificazioni 1 gli armamenti, il vettova.gliameuto, ecc., che sono, più che rla altro, dipendenti dai pl'ogressi scieutifici e industria.li e dai mezzi finanziari di cui può rlisporre il Paese. Per giungere ad una conclusione concreta ed esa.urieute 1 non possiamo <liscutere di organizza– zione militare, senza fermarci un momento ad esa– minare le condizioni det soldato nel combatti– mento. Fino a poche diecine di anni fa, fino alle guerre del 1859 e· del 1866, la manovra, così detta, in cacciatori era speciale ed eccezionale per le truppe di prima avanzata 1 e riservata quasi ovunque a truppe speciali, appositamente addestrate: da noi i be1·saglieri e altrove i ti1·at01·i, i fucilieJ'i 1 i cac• ciatm·i, ecc. Per gli altri, per il grosi:;o delle truppe, si usavano le formazioni dell'ordine chiuso: la li,wa per far fuoco e la colonna per l'attacco alla baio– netta: in un caso o nell'altro, formazioni ristrette e bene alla mano dei comandanti dei plotoni e delle compagnie. Una compagnia in linea non arri– vava mai a un fronte superiore ai cento passi. Per tale guerra l'arldestrameuto era tutto, e il sentimento, si può dire, un di più: quando i sol– Qati eran bene addestrati alla manovra, ogni preoc– cupazione poteva dirsi fìnit.a se i plotoni fossero inquadrati da buoni sottufficiali e comandati da ufficiali energici. Oggi la guerra non è più quella. Le armi mo– derne, in continuo progresso, hanno costretto a<l assottigliare gli ordini, e la manovra in cacciatori (ordine sparso) è diventata la manovra normale della fanteria. Senza arrivare all'estremo dei trenta passi tra uomo e uo11Jo, presi" <lai soldati inglesi nell'attacco di una posizione, nella guena anglo– boera; non è più µossi bile accettare per buona la prescrizione vigente del nostro regolamento, che dà. come intervallo normale tra gli uomini l'intervallo di un passo i al caso pratico sarà impossibile te– nerlo e sara sempre per lo meno raddoppiato. Perciò un plotone di cinquanta uomini si disten– derà sempre sopra un fronte <li almeno cento passi (75 metri) erl una com1,>agnia sopra un fronte qua– druplo - 300 metri. E questa linea lunga e sottile di combattenti, giunta alla distanza di 800 o di 700 metri dalle posizioui del nemico, per gli effetti di un tiro celere e abbastanza preciso, sarà co– stretta ad abbarbicarsi a! terrnno a.pprofitttlnrlo di tutte le ondulft.zioni, di tutti i fossatelli e di tutti i cespugli per ripararsi dai r1·aunidel fnoco nemico. Chiunque pensi come da questo momento l'avan– zare riesca penoso e pieno di pericolo può farsi Uf?,i<leadella difficoltà che incontreranno gli uffi– ciali nell'esercitare il loro comando. Si pensi, di più, che è il momento in cui incomincia più che mai a formarsi l'ambiente favorevole per il ri– sveglio dei sentimenti di egoismo e di viltà chei, dal più al meno, sono innati e latenti in ogni uomo. L'addestramento materiale comincia a co~tare ben poco, perchè, i:ie il braccio trema, anche il più perfetto fucile diviene innocuo al nemico; il co– mando, nel significato materiale della parola, non funziona più: l'ufficiale potrà fare dei segoali e fa,re dei ceoni, potrà slanciarsi avanti perchè gli altri seguano il suo esempio; e basta. E' neces– sario che i soldati siano abbastanza ca.Imi per ca– pire quei cenni, abbastanza disciplinati per obbe– dire anche in quelle difficili contingenze, e che stimino molto il loro superiore per seguirne l'e– sempio. " La battaglia - corne ben dice un colto e stu– dioso ufficiale, il capitano Campolieti, nel suo aureo e recente libro su La psicologia milita1·e applicata all'educazione niilitm·e - la battaglia è un pro- blema psicologico che si risolve sempre con la preponderanza della volontà di vincere, e con la disciplina e l'ord.ine che rendono possibile ed effi– cace una tale volontà. n Il soldato rieve dunque avere qualità che diano affidamento che egli potrà e saprà portare il suo contributo alla buona soluzione di questo grande e difficile problema. Quan<lo noi, nella discussione e negli scritti, ci agitiamo per la " Nazione Armata ,,, anche am– messo che fossimo ben siclll'i e d'accordo sulla sua essenza, commettiamo sempre l'errore di parlare della (01·ma e non della sostanza dell'organizza– zione militare: della forma ohe in genere è l'ul– tima cosa, giacchè tutte le forme possono essere buone quando si sappiano utilmente e armonica– mente impiegare. Le /'o1·1ne degli eserciti napoleo– nici non sono le stesse dl quelle di Federico li, e quelle delle schiere di Garibaldi non ba.uno nulla di comune con quelle dei reggimenti di Napoleone. Nè la forma di organizzazione, nè la forma tattica. Con qualunque sistema di reclutamento e <:on qualunque torma orgtt..nica si può conseguire la vittoria, purchè gli ufficiali e i soldati siano idonei alla loro missione. · Ora, se è vero che la missione di guerra <lel soldato sia clivenuta sempre più grave e difficile per il gran predominio che l'elemento morale dei singoli individui ha preso nell'azione generale del combattimento, dobbiamo ammettere che la pre– parazione del soldato debba essere in oggi più pa– ziente, rlelicata e lunga che non l'a<ldestramento materiale dei soldati cti mezzo secolo addietro. l\Ia le esigenze sociali o<lierne vogliono che si preµa.rino molti solrlati spenrlendo relativamente poco e tenendo gli uomini sotto ie armi per bre– vissimo tempo. Dunque c'è contrarldizioue tra il fiue che ci proponiamo e i mezzi coi quali cre– diamo di potervi giungere. * .. L'origine di questa contraddizione è nella con– fusione che facciamo tra acldest,·am.ento, istru,– zione e educazione militm·e; tre fattori indispen– sabili e irreducibili del gran prodotto della forza militare. Legg-iamo spesso che, per fai·e un soldato, un anno di ferma è più che sufficiente. Questa asser– zione, che è orma.i accolta dai più come un assioma, e verissima se si riferisce all'addestramento, è fal– sissima se la estendiamo al resto. Per /a1'e un sol– dato oggi ci vuole assai più tempo che in passato; con questa sola diflerenza: che, mentre prima, quando tutta la forza consisteva nel rigido adde– stramento e nella rigida e materiale disciplina, il soldato bisognava farlo interamente nelle lunghe ferme sotto le armi, oggi 1 per trasformare un cit– tadino in un soldato, può basta.re una brevissima ferma, sufficiente per addestrarlo, purchè prima e dopo trovi nel Paese altre istituzioni che Lo edu– chino e ne completino l'istruzione. Sopra tutto lo erluchìno ! Se voi prendete un uomo (lasciate da parte il temerario o il vigliacco; prendete un uomo qua– lunque, un uomo comune) e lo mettete nella µoco grata posi?:ione che abbiamo già detto, schiacciato a terra, riparato dietro un cespuglio o un mucchio di terra o dentro UD fosso 1 a poche centinaia. di metri da una linea di nemici che forse sanno fare buon uso del loro fucile, il primo pensiero che viene a quest1uomo è quello della morte probabile, il primo desiderio quello di salvare intatta la pro– pria pelle. La vista di un compagno vicino che, I sporgendosi dal suo riparo per puntare il fucile, riceva una palla, induce l'istinto umano a cercare
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