Critica Sociale - Anno XVIII - n. 21 - 1 novembre 1908
332 CRITICA SOCIALE si::rnificherà un atto di ignobile pirateria) di cui fa– ranno tutto le spese i contadi ai meridionali e di cui sarete autori consapevoli e sprege,•o\i voi, socialisti settentrionali. E, per fare una cattiva azione di questo genere, riconosco che non avete nessun bisogno - tutt'altro! - del suffragio universale. E huone azioni non ne farete, cioè riforme vera– mcnté e democraticamente rinnovatrici non ne otter– rete mai, mai e poi mai, finchè vi mancherà la ca– pacità legale di conquistarle. ~ questa capacità non l'avrete, finchè non comincerà a mutare la deputa– zio11e meridionale. g questa deputazione non muterà, finchè i nostri contadini saranno esclusi dal diritto elettorale.] li riformismo in pericolo. lF. sta qui il pericolo piì1grave, a cui vanno incontro il Partito socialista e la Confederazione del lavoro, se non fanno lo sforzo di guardare un poco al di là dei bisogni economici immediati dei lavoratori orga-1 nizzati ciel Nord e del Centro d'Italia. In questo Con• gresso è moda dir male dei sindacalisti; e molti, che ieri li applaudirono e li lusingarono) si affan– nano oggi, re~i j.!iudiziosi dal senno del poi 1 a pren– derli a sassate. Ma commetteremmo un errore fu– nesto, se io quest'ora stessa, in cui il sindacalismo appare prostra.to, dimenticassimo che il sindacali– smo l'abbiamo, se non proprio creato, certo reso pericoloso negli anni passati noi coi nostri errori e con la nostra incapae.ità. - Conquistata definiti– vamente nel l.901 la libertà politica e la libertà di organizzazione, noi ci illudemmo che stesse per co– minciare un'èra nuova di grandi riforme. E illu– demmo i lavoratori, bandendo a centinaia i comizì cont.ro il dazio sul gmno, contro le spese militari, per la scuola elementare, per la legge sul lavoro d.elle donne e dei fanciulli, per la riforma tributaria, e per chi sa quante altre belle trovate.}~ la Camera bocciava sistematicamente ogni nostra domanda e paralizzava ogni tentativo riformatore: la Camera, in cui una parte dei deputati del Nord e del Centro e, salvo rarissime eccezioni individuali, tutti i deputati del Sud, non dovevano da1·si neanche la cura di Ieg• gere gli ordini del giorno votati nei nostri infiniti comizi) perchè nel giorno delle elezioni non ave– vano nulla da temere dai chiacchieroni da comizio; e per gli altri casi critici hanno sempre a loro di– sposizione i soldati. Ne nacque quel che doveva na– scere: la gente ci fece credito per alcuni anni; si astenne (hd fischiarci finanche quando ci mettemmo n. soffiare nell'Ufficio del lavoro, proclamando Ja na– scita di questa utilissima ma modestissima istitu– zione come il principio della novella storia. Alla fine si seccò di aspettare e, perduta ogni fiducia in noi, passò ai sindacalisti attraverso il ponte volante del rivoluzionarismo feJTiano. Og~i gli spropositi dei sindacalisti hanno fatto dimenticare gli spropositi nostri. 1~le masse, attraverso l',litro ponte volante dell'integralismo, sono ritornate a noi. Ma non c'il– ludiamo. La condizione, che determinò il fallimento nostro cinque anni addietro, cioè la nostra impo– tenzr. sul terrnno legislativo e legale, sempre per• mane. E, se noi riprendiamo la tattica delh predi– cazione delle riforme, senza spiegare sempre e ad ogni passo che le riforme non si possono ottenere se non attraverso un mutamento di indirizzo parla– mentare, e che la prima condizione di questo mu– tamento convien cercarla nel .Mezzodìcon l'aiuto del suffragio universale; se cioè non avremo la cura di spegnere le illusioni nel momento stesso in cui ac– cenderemo i bisogni) presto la delusione delle mol• titudini non ancora perfettamente educate verrà. E lo spettro del sindacalismo ce lo ritroveremo presto di fronte, più audace e più pericoloso che mail Riformee spesemilitari. Nel vostro programma voi avete posto la riforma della scuola elementare, che esigerà 60 milioni annui. SOARBI. - Molto meno. SALVEM[Nf. - Voi ignorate gli elementi di questo problema. - L'abolizione del dazio sul grano porte– rebbe una diminuzione media di entrate di almeno SO milioni annui. GRA¼ CADEI. - Saranno cli piì1. SALVEMINI. - Teniamoci pure bassi per far più sicuri i calcoli. Le riforme sociali non si potrebbero faro gratis. Dove prenderete i denari per queste riforme, dopo che le spese militari, votate o impegnate dalla Camera, hanno non solo consumati tutti gli avanzi, ma anche riaperta la voragine del disavanzo? Voj affermate la necessità. di combattere ogni aumento di spese militari. Ma voi chiudete la stalla dopo che son fuggiti i buoi. Le spese militari sono state già. aumentate e a quest'ora ogni seria riforma scolastica, o tributaria, o sociale è stata resa impossibile per alquanti anni, fino a che non sia ristabilito l'equili– brio del bilancio. Il vostro programma sarebbe an• .. dato bene nel 1900, quando andavamo incontro a un periodo di inaudita floridezza finanziaria, e il mili– tarismo non aveva ancora inghiottito ogni cosa. Oggi come oggi, esso è un programma ritardatario. Per avere il denaro necessario alle vostre riforme voi dovreste non contentarvi di opporvi agli aumenti, ma chiedere la diminuzione delle spese militari, oppure una riforma tributaria che accrescesse di almeno 100 milioni annui la capacità del bilancio. Ma, a parte il fatto che una riforma tributaria non si può compiere se non con un bilancio bene solido, mentre il nostl'O è stato per un pezzo dissestato dalle recenti pazzesche spese militari; a parte il fatto che un'agitazione per la diminuzione delle spese militari, per riuscire vittoriosa, non dovrebbe partire, come ha fatto finora, dal vecchio antimilitarismo generico, stupidamente piazzaiuolo, ma dovrebbe far leva su una seria conoscenza delle necessità della nostra politica estera - conoscenza a cui nessuno fra gli stessi uomini migliori del nostro Partito, all'infuori del Bissolati, è !Jreparato; - questa stessa diminu– zione delle spese militari, questa stessa riforma tri– butaria, p~r qual via legale potrete ottenerla, finchè avrete attaccata ai piedi la palla di piombo del– l'Italia meridionale e dei suoi attuali rappresen– tanti? Insomma, su questo programma, che voi ci proponete di approvare, credete sul serio di potere impegnare a fonl]o le organizzazioni politiche ed economiche del proletariato, con la sicurezza di nou lavorare invano? Ci presentate voi un programma sincero di azione continua e tenace, oppure un sem– plice specchietto elettorale? A queste domande pre· cise io spero che qualcuno risponderà con risposte precise. E spero che risponderai specialmente tu, caro Turati: tu, che hai avuto sempre il merito di essere sincero; e ora più che mai hai il dovere di essere tale: sah•o che, ora che ti hanno ribatt1::zzato e ammesso insieme ai tuoi cari Gruppi nel Partito ufficiale, tu nou sia diventato eguale a tutti gli altri (grande ilarità). [H vostro sarebbe programma ottimo per un Par– tito socialista rivoluzionario, che agitasse il maggior numero possibil~ di pr·oblemi immediatamente inso– lubili al solo s:!opo di tener desto il malcontento delle masse per allenal'ie al famoso atto risolutivo. È un programma assolutamente sbagliato per un Partito socialista riformista, che non deve impegnare le sue forze se non per riforme concrete, che si pos– sano) sia pure attraverso lotte tenaci e difficili, ef– fettivamente conquistare. Ora, mentre le riforme, che voi proponete, sarebbero per alcuni anni tutte di attuazione impossibile, date le condizioni del bi·
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