Critica Sociale - Anno XVIII - n. 20 - 16 ottobre 1908

CRITICA SOCIALE 309 quale ò racile cadere nel· ridicolo, e darsi l'aria di un ministro degli esteri che detti le istruzioni a un phmi– potenziario, o di un diplomatico che discuta gravemente di compensi cou altri diplomatici, intorno al tradizio– nale tappeto verde. Per questo lo scrittore di queste pagine frettolose insistè nell'adunanza dei Gruppi socia– listi ml!nncsl, affinché non si votasse nessun ordine ·del giorno oho parlasse dì compensi, di 'l'rentlno, cli fron– tiera orientale, e di altre simili darclanellerie. )fa il ri– dicolo, che ò bene evitino in questo momento le asso– ciazioni e gli altri enti collettivi, può essere affrontato senza pericolo dagli individui isolati, che non dono nè.... ministri degli esteri 1 nè plenipotenziart. ~; bene che la opinione pubblica abbia gli elementi necessari ad orien– tarsi; e sia messa io grado di far prosslone intelligente sul Governo e di giudicarne equamente o severamente n suo tempo lo ro•monsabilità. Primo punto. - L'Italia deve volere, d'acconlo con l'l11ghillerrn, che l'Austria. riconosca incondizionatamente il principio che un trattato internazionale non può es– sere infranto a capr!ccio di uno solo dei contraenti; ma dove es'3ere modificato o dopo una guerra o per accordi rociprO.}Ì.Questo è necessario non solo ai nostri interessi In questo caso, ma in generalo alla causa della democrazia e della pace. Secondo punto. - L'Italia deve vole!'e, d'accordo con l'lngliilterra, chi;}l'Austria e In Jlulga.ria o restitui– scano lo status quo ante, oppure si accordino con le altre potenze interessate, cominciando clalln. 'l'urcbla e dagli Stati lugo•slnvi, sui compensi da dare. Terzo punto. - Stabilito il prlnciJ)IO dei compensi, l'ltali.1 devo volere, d'accordo cu,i l' J11ghilten·a, che la prima ad es::1erecompensata sia la Turchia, che è stata danneggiata dal di::1taecodefinitivo della Bulgaria, della Bosnia o della. F.rzegvvina, su cui Il trattato di Berlino riconosceva la sua alta sovranità, Della Indipendenza della Bulgaria, che in fonrlo non fil 80 non affermare 1, propria indipendenza nazionale o cho perciò deve nvere le nostre slmpatie 1 la Turchia può essere com– pe11snta con una indennità. flnanzlarln 1 e con una con– venziono militare che assicuri I rlue Sta.li da sopraffa• ~doni reciprocho e prepari la via ad una federazione. Più complicata è la faccenJa dell'Austria. L'Austria credo di l\\'Ore tutto ratto rinunziando a tenere presidi militnrl nel Sangiaccato rli Novi Bazar, o dicendosi pronta n trattare sulla questione del porto di Antivari 1 in cui ha il diritto di fare la polizia sanitaria. ìlln l'abbandono del Sangiaccato è una bu?lettn i o bisogna essere amenti, come !'on. 'l'ittoni, per prenderlo sul serio. Consolidan– dosi - come è desiderabile e sperabile - il regime co• stituzlonnle In Turchia, i porU militari tenuti dall'Au• stria nel S.rnglaccato sarebbero stati per questa una passività bolla e buona e una causa continua di difficoltà. Ritirandosi oggi, l"Austria non ra 80 non rinunziare a ciò che non può pili conservare, o creare difHcoltà alla 'J'urcbia, che deve badare, in questi momenti difficili di transizi<,no dal vecchio al nuovo regime, a mantenere l'ordine anche in quelle pro,·incie. So poi in Turchia fallisco il regime cos ituzionale e ritorna il dispotismo di una volta, l'Austria si ritrova con le mani libere per Tlcominclare da capo 1 e più fo1te di prima in grazia dell'annessione definitiva della Bosnia ed l~rzegovina. E non dovrà far altro che provocare qualche disordine o qualche incidente di frontiera nel Sangiaccato a mezzo di agenti segreti prezzolati, per avero il pretesto di in– ten·enire n ristabilire l'ordine in un pn.ese - poveretto! - cosl anarchico e cosl disgraziato. Quanto al porto di Antlvnri, su cui l'Austria si dichiara pronta a trattare, bisogna appunto .... trattarne i ma esso riguarda il )Conte– ncgro o la Bosnia, non la Turchia. Alla 'J'urchla l'Austria il mono che poss11.dare è la rinunzia alla concessione della ferrovia di Salonicco, In rinuncia al protettorn.to sui cristiani d'Albania, e una indennità. finanziaria che, unita alla indennità bulgara 1 servirà alla 'l'urchia a superare quella crisi finanziaria che minaccia di fare naufragare il regime costituzionale. Quanto alla Serbia e al :Monlonegro, per compensarli della rinunzia che devono faro ad ogni unione col po• poli nf(lni della Serbia o dell'Erzegovina, bisognerebbe assicurar loro anzitutto la sollecita istituzione della ferrovln. transatlantica, che aprirebbe alla Serbia, oggi tributaria commercialmente dell'A.us1ria, uno sbocco li– bero sull'Adrintico, e li pieno abbandono al Montenegro della baia di Antivari, comprese lo fortificazioni au– striache di Spltza, che dominano la entrata nella baia. Jnoltre occorrerebbe riunire Serbia o Montenegro iu una federazione politica e doganale, inducendo la 'l'nrchia 1 verso competente indennità finanziaria, a cedere a questa federazione il Sangiaccato di Novl Bazar, che divide dal Montenf:.lgro la Serbia. Non sarebbe la grande federa– zione lugo•slava: ma sarebbe sempre qualcosa e sarebbe sopratutto un cuscinetto fra 'l'urchia ed Austria-Un• ghoria, e una barriera contro quella penetrazione mili– tare e politica austriaca nei llalcnnl, a cui l'Austria di– chiat·a <li non avere mai pens<tlo. Il' E la Ru::1slae l'Italia? In questi giorni si parla nei giornali italiani di u com– ponsl" in maniera che muove non sappiamo se pit'1alla vergogna o al riso. Sembrerebbe che I'Au3t!'ia in tanto abbln. commesso una cattiva azione contro la 'furchia o contro la causa della pace, in quanto non abbia dato nulla a noi. Se cl avesse dato una competente mancia, la Turchia sarebbe stata bene derubata! Orn. ò bono che ci convinciamo che 1 nel caso che l'Austria rinunciasse alla ferrovia di Salonicco, al pro– tettorato dei cristiani in Albania, al dominio militare della baia d'Antivari, e non si opponesse alla rapida costruzione della ferrovia serbo-montenegrina e alla federazione iugo-slau a scartamento ridotto 1 se l'Austria insomma rlnunzias5e effottlvamente e non solo a parole all'ambizione di arri\•aro militarmente e politicamente a Salonicco o di assicurarsi il monopolio commerciale del la penisola balcanica orientale, nè l'I tal iR,nè la Russia, nò l'lnghllterra avrebbero compe11sida domandare. L'Au• stria avrebbe perduto da una mano quel che avrebbe guadagnato con l'altra; la '1.'urchia, la Sérbin, il Mon– touegro si troverebbero nello ideutlche condizioni. E a noi non resterebbe che andarcene a letto, soddisfatti di avere tatto non solo una buona azione difendendo la Turchia liberale e liberando essa e gli staterelli balca• nici dn.lJlincubo austriaco; ma avendo fatto anche un buon affare, per,,phèci saremmo assicurate ottime condi• zloni di espansione commerciale nell'Oriente. Solo, nelPinteres~o non dell'Jtalia Silla, ma anche del• l'Austria, n cui conviene come a noi una cordiale e leale amicizia austro-italiana; nell'Interesse dello sviluppo pacifico della democrazia lntornazionnle; l'Italia deve e può volere ed ottenere che si provl'cda ad eliminare lo superficie di attrito, che rendono oggi cosl difficile l'amicizia au11tro•italiana. Nella provincia austriaca cosldetta del 'l'irolo vivono legati insieme sotlo una stessa amministrazione una

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