Critica Sociale - Anno XVIII - n. 20 - 16 ottobre 1908

308 CRITICASOCIALE ò cointeressato Il proletariato austriaco, che soffrirebbe anch'esrn per sompro i J)ericoli di un ritorno alla 'l'urchia della Ilosnia o dell'~:rzegovina con conseguente olovn• zione di uuti l>nrrlorn doganale e nuovo orientamento del si'itewa rorro,·lario; e perciò è naturale che i o:ocia– listl austriaci approvino - sal\'o qualche riserva formale di convenienza - il loro Governo. l\la noi saremmo de flcien1i per lo meno come Pou. Tittonl, se obbligassimo il nostro Governo, con la minaccia d'una insurrezione antimilitarista in caso di guerro, ad cssero contento come una pasqua o come i socinllsU austriaci cli quanto ha fatto il Governo austriaco, o a eacriflcnre cosl agli interessi della borghesia e del proletariato austriaco gli interessi della borghesia. e del proletariato italiano. E non &olo dobbiamo respingere l'herveismo, ma clobbiamo respingere anche la teoria ornestv-teocloro• monetiana della paco ad ogni patto. La paco ad ogni patto vuol diro anch'essa, come l'hcrveismo, la prepo– tenza sistematico. dei paesi militaristi a danno del paesi Aistematicamente pacifisti. In questo caso la pace ad ogni costo \'UOI ct"iro il danno della Turchia, della. Ser– bia, del Montenegro, dolPHalia, della ltussia, dell'Inghil– terra; ma sarebbe un magnifico affare per l'Austria, ohe domani approfitterà d'un qualunque incidente ridi– colo per occupare l'Albania. o por ripigliarsi Venezia, visto e considerato che noi vogliamo ... ad ogni costo la pace. La paco si dove ,•olerla energicamente e sinceramente. :Ma volerla ad ogni costo significa volerla anche col proprio danno. Volerla subordinatamente al proprio van– taggio o almeno a un non peggioramento della situa– zione attuale, vuol dire non già volerla ad ogni costo: benel minacciare la guerra ed essere pronti in caso disperato & fa.rin. ·Farla 1 naturalmente, in condizione eia non ricavarne il danno e le beffe e da non cadere in un precipizio anche più profondo di quello a cui cl porterebbe la pace a tutti I costi: farla con la. sicurezza della vittorla. Ora questa sic1wezza l' Jtalia O(Jgi l'ha. Di fronte alPaccordo inglese-fra.ncese-russo 1 a cui ade– riscono come appendici utilissime la Spagna e il Porto– gallo - che assicurano la Francia da ogni assalto dal mezzodì - e la 'l'urcbia, la Bosnia, li Montenegro, che paralizzerebbero la Bulgaria e la Romania - dato che queste secondassero l'Austria e la Germania - l'ltalla, se11zala necessitù,di q1,elleenormi spese militat·i, che cl chiede il militarista ingordo e distruttore, si trova, in grazia della sua pri \'ilegiata posiziono geografica, nd essere la padrona della situazione Internazionale. Stando, infatti, con l'Austria e con la Germania, cesa obbliga la ll~rancia a tenere immobile sulla nostra fron– tiera una parte notevole delle suo truppe; lascia l'Austria del tutto sicura nel Trentino e sull'Jsonzo e in Dalmazio, o perciò permetto all'Austria di concentrare tutte le sue foue contro la Russia.; e per conseguenza permette alla Germania di raccogliersi tutta contro la Francia e schiac– ciarla. Invece, l'Italia, unita alla conlizlono inglese-francese– russo-balcanica, disimpegna la Francia, immobilizza. l'Austria, lascia sola la Germania contro la Russia e la Francia. La stessa Austria, costrolta a lottare con noi, alleati alla lfrancin, difficilmente cl vincerebbe: perchè la. flotta italiana e la. francese, riunite insieme 1 schiac– cerebbero l'austriaca, organizzerebbero, d'accordo con la Turchia, il :Montenegro e la Serbia, uno sbarco italiano o fors'ancbe spagnuolo e portoghese nella penisola bai• canicn e un assalto alla frontiera meridionale (lell'lmpero. E, di fronte a questo pericolo, l'Austria avrebbe altro da. fare che Invadere il Veneto. m tutto questo senza. contare le cliffl.coHà. interne, da cui ò oggi travagliata l'Austria dalle lotte feroci che fervono in Boemia fra gli tcechi, f1·n11cofllie pa11sla11isti, e I tedeschi, pangerma– uisti; in Cnrniola fra Sloveni e 'J'edeschi: in Ungheria fra borgllesia e proletariato per la conquista del suffragio universale; nella stessa Bo:mia per le lotte fra serbo-croati, catt01ici o maomettani. E quand'anche l'Italia dovesse essere sconfitta, essa sarebbe lautamente compensata dalle vittorie doll'Joghilterra 1 <lolla l<'rancia 1 della Russia sulla Germania: vittorie che sarebbero diventate posslblll solo in grazia cloll'alleanza itallona e della paralisi cosl provocata nell'Austria. In queste condizioni noi staccandoci dalla Triplice - e abbiamo Il diritto di farlo dopo la sleale aggres– sione clell'Auatria - provochiamo un cosl enorme spo– stamento di equilibrio militare a f1~voredi IDghiltorra, ll'rancia e Rus1ia 1 che la Germania e l'Austria commet• terebbero una colossale pazzia esponendosi a una guerra certamente disastrosa, e preferiranno accorJarsl pacifi– camente con noi o con gli altri. E queslo spiega l'Irri– tazione doli!\ Germania contro l'Austria, che col suo colpo di testa l'ha messa in una situazione disperata; e 1-1piega. perchò la Germania~ una. volta cosl prepotente e ciarliera nella politica internazionale - si ricordi il suo atteggiamento altezzoso, tre anni fa, nella questiono del Marocco - se ne stia 11 mogia, mogia, e raccia il morto. Insomma, Il miglior modo per difendere gl'lnteressl nostri ò oggi quello di non temere la guerra, pur desi– derando ardentemente di evitarla. E il miglior modo di evitare la guerra con 11ostrova11taggio1 è quello di met– tere la Germania o l'Austria nel bivio: o di accettare le proposte concordate da noi con l'Inghilterra, la ll.ussla, la Francia, gli Stati balcanici; oppure di vederci ab– bandonare la. 1'riplice e passare nel campo contrarlo. Dirò, anzi, qualcosa che rarà. urlare contro di me i nostri ernesto-teorloro-monetianl. :Noi, oggi, non solo nell'interesse dell'Italia, ma nell'interesse del proleta– riato internazionale, dobbiamo desiderare la guerra 1 se altra vin non esisto per tutelare I nostri interessi o la nostra dignità ( 1 ). Perchè la guerra significherebbe oggi la vittoria dell'lnghilterra sulla Germania: cioè 1° l'Ob· bligo imposto alla Germania dall'Inghilterra di accet• tare il principio del libero scambio; 2° l'obbligo im– posto dall'Ioghllterra alla Germania di non oltrepassare più una data mi9ura di spese militari i 3° il fallimento del cesarismo e del militarismo in Germania e il trionfo in questo J>acso di un regime francamente democratico. La guerra d 1 oggi riparerebbe ai nerasti effetti milita– risti, protezionlstt 1 antidemocratici della vittoria tedesca del 1870. Non mai come iu questo momento l'Inghiltorra ò stata, come l'antica Roma, portatrice al mondo intero di feconda civiltà. Non mai come in questo momento la democrazia ba dalla guerra tutto da guadagnare. III. Con quale programma concreto dove agire l'Italia fra lo duo coalizioni politiche, che dlvidono oggi l'Ji:uropa 1 spostando col suo peso l'equilibrio a vantaggio dell'una o dell'altra? È questo un problema assai delicato, a trattare il (1) Su <111estopunto, co,ne 1u (JUR.lohe altro, non cl senl !R.mo di 9C!fUlre,senzl\ 11un1Che riserva, li pensiero, 1ier quanto seducente, del noatro co11a1>01·1ttorc, (Nota della CRtTIOA).

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