Critica Sociale - Anno XVIII - n. 20 - 16 ottobre 1908

CRITICASOCIALE 317 da querelorsl, è sicuro di rimetterci la carta bol– lata, data la iusupernbilo raccia tosta dei nostri in– tegerrimi mng-istrati]. Co1:1ì, intimidite le po~he cen– tinaia di avversari, e compmte le 1>oche centinaia di incerti, è nssni difficile che hl. elezione non porti il trionfo del partito protetto dal Governo. Questi sistemi di OJJJH'Cssionoo di corruzione sono stati sempre, piit o meno, usati dnl l860 ad oggi nell'ltnli1, meridionale. Ma, col tempo e con l'espe– rienza, si sono andati via via perfezionando; e l'ono– revole Giolitti li ha resi oramai insuperabili. E ques·o vi spieghi perchè l'on. Giolitti sia cordialmente de– testato e disprezzato da tutta la gente onesta dei nostri paesi, come nessun altro ministro fu mai. Xes– suno, infatti, ha ma.i calpestato più cinicamente, più brutalmente, più sistematicamente, che non nbbia fatto costui, il nostro onoro o ill. nostra dignità (ap• plausi). Ora, tut.te queste infamie, in tirnto sono da noi pos• sibili, i n quanto, data la ristrettezzu. del suffragio, ci manca. quella grande massa di ele:ttori, che non si possono nè corrompere nè intimidire tutti, e nel giorno delle elezioni accorrono nlle urne da ogni parte, e fauno g-iustizhi delle prepotenze governative, e obbligano così preventivamente il Governo a te– nere a posto le mani. Perchè voi vi convinciate della verità di quanto io affermo, basta che pensiate alle magnifiche elezioni– protesta fatte fra il 1898 e il 1900 sul nome del Turati a Milano, e alle recenti elezioni amministra– tive di Aleesandria. Supponete che, nel Collegio del '!'urati, invece di esservi diecimila elettori iscritti, ve ne siano soli duemila; e che la città. cli Alessan• dria, invece di avere 14 mila elettori, ne abbia soli 2500. Sarebbe bastato che a Milano, al tempo delle elezioni-protesta, il Bava Beccaria e il Prefetto aves• aero comprate con poche migliaia di lire alcune cen– tinaia di voti, avessero messo in carcere un centi– naio di elettori turntiaoi più in vit1ta o terrorizzati così molti altri elettori possibili, e avessero legato a sè con favori amministrativi qualche altro centinaio di neutrali o cli incerti: le elezioni-protesta sarehbero stato un fiasco, o vincitore clollo lotte elettorali sa– rebbe uscito sempre il candidato dei conservatori con sette o ottocento voti contro tre o quattrocento voti dati al '!,urati. Ma, cli fronte a diecimila elettori, il Governo era disarmato; e )Jiù prepotenze commet– teva e 1>H1 elettori esasperava e provoca,•a alla pro-' testa; e si ebbero così le elezioni di 6000 voti dati al Turati, contro i 400 voti raccolti dal Vallardi (arr plausi}. Così ad Alessandria, dove Giolitti ha cercato di acrlimafare i eiatemi meridionali, di fronte ai 14 mila elettori iscritti, ogni prepotenza è stata vana (applausi). fn una città meridionale, invece, gli stessi metodi dànno sempre vittorie al Governo. E questo non per– chè voi sappiate resistere, mentre noi siamo servili e vigliacchi j ma perchè voi siete in grado di resi– stere, mentre a noi di una vittoriosa resistenza è negata ogni possibilità. FRANCTA. - Ad Ariano noi abbiamo resistito. SA LVEMINL - Io parlo in termini generali. Xon nego che, anche ncll'Ctalia meridionnle, si sieno dati casi, qua e là, cli resistenze eroiche e fortunate. Ma sono casi ecce1,ional i. I~, per resistere vittoriosamente, a noi sono ncccssart sfoi•zi incomparahilmente supe– riori a quelli cho occorrono 11cll 1 ltaliii settentrionale. E le nostre vittorie sono sempre di breve durata perchò il Governo ben presto tonm all'assalto e ali~ fine, con lu sua onnipotenza, ci fiacca. noi siamo buoni 1 siamo huoni 1>er clnv,•ero, e sap– piamo cs~ere nuche mil,Z'liorid1 "oi .... 'l'UH \l'I. Bravo! AL\'J,:)IINI. - Ma ci nrnnen il terreno sotto i piedi, ci manca l'ariil per rcs1>irurP. Condannati a nNa. lt>lbt infeconda. e cli~pornta, in fondo alla quale non t.mluco n<'ssuna spcmnz1l di vittoria, noi\ alla fine, ci perdiamo d'trnirno, ci scorag-gfamo (nwwri 1. - Vedo con piacere che in questo Congredso sono nu– merosi coloro che non corro110 nella "ita. nessun pe– ricolo di scorag:tiarsi. Sotto il peso dell'avversità i 1>iù forti d'ing-e~no e i più on0t1ti abbandonano la lotta o si ritirano a vita pri\'1\btj oppure si dedicano alla purn scienza, simili II quei fari isolati nella notte, che guidano i lontani o lasciano nella oscuritit le terre vicino; oppure, esclusi dalla politica \'eramento pratica, sciupano il loro ingegno nel costruire astra– iioni eociotogichc pili o meno sindacaliste, prive di og11i conti.ttto con la realtà. I meno forti, cioè i più, a. poco a poco si lasciano digerire dall1ambiente e moltiplicano con l'opera loro I<' cause del male. rn le cose continucrnnno sempre C08Ì, fino a quando non sia messa su nuovo hasi liL nostra legge eletto– rale. Lo stesso scrutinio cli ll~ltl, cho l'amico Giolitti \'nolo, bont.t.\ sua, regalarci, 11011 sen•irebbe ad altro che a s1>ingere lo camorre locali a fe<lerart1i in Leghe provinciali, le quali si n1>po~gerehbero a ,•icenda e si scambierebbero i voti nel CollC'g-ioplurinominale; in modo che, mentre ora un ministro onesto potrebbe colpire qualche gruppo delinquente almeno alla spic– ciolnta, domani non 1>otrù colpirne uno senza che accorrano in suo aiuto tutti gli nitri gruppi vicini e confederati. olo il suffragio universale, cioè il diritto cli voto cste3o anche agli nnalfabeti, può creare quella ma,.sa imponente e indomabile cli mi– ~liaia cli elettori, che t.n\\'olgorebhe le piccole ca– morre locali, renderebbe vana ogni ingerenza gover– nativa, e i1111>orrebbe ai nostri mppresentanti politici la cura dcgl'intcrcssi di clnsse e dogl'interessi nazio– nali. E allora sia il benvenuto anche il Collegio pJu. rinomintdo. La nuovaItaliameridionale. Alle propotcnzo governative e nllc lotte feroci fra le fazioni locali per 111 conquista. del potere, i con– tadini meridionali hanno assistito per molto tempo inerti, nè si rendevano conto della importanza del suffragio. I·~ gli stessi socinli~ti meridionali si disin– teressavHuo delhl questione. E, siccome non sono venuto qui a vender fumo, sento il dovere di dichia– rare che i tentath•i, da mc fatti per pili volte in questi ultimi dieci anni per far sentire nel )fezzodì l'impor– tanza della conquista d<'I 1mffragfo universale, sono rimasti quasi ciel tutto vani. Ma da qualche anno a questa parte le cose hanno cominciato precipitosa– mente a camhiare; e oramai si ò formata. nei nostri paesi una condizione cli cose tale, che è diventata per noi u1rn \'Ora questione di ,·ita. o di morte la conquistft rapida e completa del diritto elettorale. Voi comprendete come in un ambiente di questo genere nessuna opera di rinnovamento politico, eco• nomico, morale è lecito sperare. Nei nostri paesi non mancano niente affatto gli elementi buoni. E quando rn alcuni luoghi, specialmente nelle Puglie e nella Sicilia occidentale, è sorta una rigogliosa organizza– zione proletaria di resistenza e di cooperazione. F:ssa è ancora ai suoi primi passi, non lu, ancora trovato il suo nasetto clefìnitivo; ma ha senza dubbio innanzi a sò uno splendido avvenire. Oro, è inutile che io stia a ripetere a voi, che dovete considerarlo come articolo <li l'ode, co me liL orgitn izzaziono economica ahhifl. bisogno, per prol-lpern.ro 1 di essere accompa– gnat" chlihl influenza pol it.ica, e come uvvenga che la aziono economica conduca nocessnriamente gli organizzflti all'azione politica. I nostri contadini, non n1>pena formano una LC'~a, Ri tro\'uno suhito contro I il Delegato, il Sindaco, il nc,)Utato, che debbono tutelare gl'intcressi dei proprietari elettori. ~on ap-

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