Critica Sociale - Anno XVIII - n. 20 - 16 ottobre 1908

CRITICA SOCIALE 315 razione del lavoro; la riformn della acuoln elemen– t1u·e; l 1 abolizione del dazio sul gran0j il suffragio universale 1 eccetera. Ma in questo elenco di dom,uidc esistono dimenticanze e differenze notevoli di forma, le quali rivelano nettamente il vostro stato d'animo e dimostrano che le idee da voi elencate non si tro• vano tutte sullo stesso piano. Del dazio sul grano, per esempio, voi chiedete ri– solutamente l'abolizione, senza fermarvi neanche alhl idea intermedia. di una 1mspensio11e fìnchè duri la crisi attuale j senza accennare neanche alla op1>or– tunità che questa abolizione sia graduai<.!. I~,a leg– gere le vostre proposte, parrebbe che in Italia solo il grano costasse caro; mentre i prodotti industriali costano, per via del proteziouismo 1 in media il 25 ¾ più del prezzo naturale. i\la voi esitate molto a toc• care questo tasto; perchè ben sapete che l'abolizione o la riduzione, siR. pure graduata, del protezionismo industriale determinerebbe pnrccchie crisi di produ– zione, dolorose immediatamente, se pure compensate a lunga scadenza da utiJi maggiori, in cui si trove– rebbero impegnati gli operai del Xorcl e del Centro, che sono stati da voi organizzati. E perciò non vi sentite di impeguarvi in una campagna, di questo genere. Non che vi dichinrinte protezionisti nel campo industriale. Oibò, oibò! l\1a 1 però, sebbene, quan– tunque, bensì, vedremo: insomma, ora, come ora, non è il caso: se ne parlerà quando Dio vorrà (ru• mori). [I caso di parlarne, invece, è per il dazio sul grano, che voi volete soppresso senza mezzi ter– miriit sebbene anch'esso determinerebbe una dolo– roi;ia crisi cli produzione in molti luoghi dell'Italia meridionale, dove proprietari e proletari vi\'ono solo del prodotto del graao: crisi di produzione - badate l>ene - che noi crediamo le nostre (>lebi debbano sopportare nell'interesso generale del paese; e po– traano sopportarla vittoriosamente in grnzia della emigrazione; purchè l'abolizione sia prudentemente graduata.; e purchè la perdita, che noi faremo nei prezzi del grano, ci venga senza ritardo compensatA. con un costo minore dello zucchero, delle "esti, del ferro, dei prodotti manifatturieri più comuni, come, per es., le cotouate biellesi, di cui siamo tributari al Nord per effetto del protezionismo industriale, e il cui alto prezzo im1>edisce lo sviluppo economico delle nostre contrade. Ma a questo lato del problema voi non pensate. Ed è naturale. Ognuno soffro 1>iÙi guai propri, che quelli dell'amico lontano. Le bastonate, che cadono su di noi, le sentiamo noi, e perciò tiriamo moccoli sn.crosanti contro chi ce le ha somministrate; le ha.– stonate, che toccano agli altri, le tientono loro, e perciò diciamo: PoYeraccio, le ha prese; ma, se si spazzola la giacchetta 1 non le sentirà. più. Così av– viene che voi ondate a\'anti senza riguardo por il dazio sul grano, la cui soppressione favorirebbe voi e creerebbe difficoltà a noi; e vi dimenticate del 1>rotezionismo industriale, la cui riduzione favori– rebbe noi e creerebbe dirlicoltà a voi. Il suffragiouniversale nell'Italia settentrionale. Del suffragio universale, però, non vi siete dimen– ticati, perchè c'è stato qualche seccatore che \'C lo ha ricordato a tempo. E a certe proposte, una \'Olta fatte, non è lecito dichiararsi contrari. .lfo l'av(>te relegato all'ultimo posto; e l'avete incartato in una quantità di restrizioni o di transaiioni, quelle restrizioni e transazioni, che a\'ete disprezzate quando era in gioco il dazio sul grano. L'abolizione del dazio sul grano l'avete fornita di scarpe di ferro, che le per– mettano di fare, senza riguardi per nessuno, la sua. strada. li suffragio universale ce lo date con le pantofole. 1 1: questo, non solamente perchè oramai una delle nl>ilità del nostro riformismo rassegnato è quella di chiedere bensì le riforme, ma dicendo subito dopo che ci contenteremmo magari della metà, o del quarto, o dell'ottavo; e così, mettendoci in cammino non da 1111 principio, ma da una transazione, arriviamo alla fine non a una trt111sazlone, ma a una transazione di una tra.nsazione; ma sopratutto, perchè a voi settentrionali del suffragio universale importa poco o niente j e il centro del vostro pensiero l'tlvete non nell'ultimo articolo ,lei vostro programma, ma negli articoli precedenti; e il suffragio universnle l'a\'ete messo nel vostro ordine ciel giomo per figura; e gli date lo stesso v.alore che dànno alle cambialette, di cui abbiam sentito pal'laro per tutta la giornata di ieri, i creditori dell'A1:a11ti!; e sareste stati molto pili sinceri, se non ne aveste neanche parlato (in– tern,zioni). Lo stesso Rigola. ha dichiarato che del suffragio universale non sa che farsene; e che ci tiene assai più illla indennità pei deputati. E il Rigola, dal punto di vista immediato delle organizzazioni politiche ed economiche dell1ltalia. settentrionale, ha perfettamente ragione. Perchè fra voi, già prima de\1 1 unificazioue nazionale, erano in· tensi gli sforzi per l'istruzione popolare; e la legge del 1877 sulla istruzione obhligatoria non fece se non generalizzare una pratica già largamente dif– fusa; e la legge elettorale del 1882, facendo coin– cidere i diritti politici con la capacità di leggere e scrivere, vi concesse virtualmente il suffragio uni– Yersale; e oggi, venticinquo anni dopo quella legge, si può dire che il suffragio universale lo abbiate anche effettivamente; e perciò è naturale che voi non vi scalmaniate per ottenere ciò che già avete, o preferiate procedere oltre, conquistando lo scru– tinio di lista o l'indennità ai deputati. Il suffragio ristretto nell'Italia meridionale Nell 1 rtalia 1 invece, con rispetto parlando, meridio• nale (Uarilù), il suffragio universale non esiste, perchè il movimento 1>er l'istruzione popolare co– minciò da noi solo nel 1877; ed ha fatto in tren– t1anni pochissima. strada; o i nostri contadini, es– sendo in grandissima maggiontoza analfabeti, sono esclusi dal suffragio. UNA \'OCE. - Istruiteli! SALVEMINL - Se avrete la. pazienza di ascol– tarmi1 risponderò a suo te,npo anche a questa in– terruzione. - fn questi ultimi tempi, anzi, il numero degli elettori nei nostri paesi è diminuito. UNA VOCE. - Ci di2piace. SALVEi\JINl. - Colui, che mi ha interrotto, quando avrà capito di che si tratta, si dorrà della sua in– terruzione volgare. 'l'URA'J'L - Bravo! SALVE~HNL - Dicevo che in questi ultimi tem1>i il numero degli elettori è da noi diminuito; perchè la legge che ha sgravato cli alcune imposte locali e di Stato l'rtalia meridionale ha prodotto l'effetto di fare cancellare d'ufficio da.Ile liste elettorali tutti quei piccoli contribuenti, che non pagano più lo 5 lire cli imposte locali e le circa Hl lire di imposte nazionali ; ai quali per dh•entare elettori bastò una Yolta il titolo tributario e l'avere fatta la domanda dinanzi a notaio; ed ora, perduto il titolo tributo rio, devono fare gli esami di terza elementare da"anti al pretore so vogliono rioc,111istare il diritto elet– torale. On. G. FERIU. - Questo non c'interessa. SALVEì\.UNT. - Se si trattasse dei vostri elettori, v'interesserebbe. - Così noi abbiamo che, mentre nel Nord nna città di 20 mila abitanti conta 2500 o 3000 elettori ; nel Sud lo stesso numero di abitanti dà 800 o 1000 elettori. E, mentre nel Nord per eleggere uu

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