Critica Sociale - XVIII - n. 18 - 16 settembre 1908
CRITICA SOCIALE 285 vantesi agricoltura. J~ questo sviluppo è stato più rapido della formazione della classe operaia da una parte, mentre dall'altra, fondato molto sul credito, non ha permesso agli imprenditori di disporre di convenienti somme per i salarl. Ne è derivato che questi ultimi sono aumentati sì, ma non al punto da cost.ituire un compenso sufficiente per la rinunzia all'emigrazione, specialmente nei ·comuni rurali del Mezzogiorno, dove la proprietà fondiarta si trova real– mente in condizioni peggiori della produzione agricola. E allora, pian piano, qua e là, sono sorte voci sommesse, poi più sonore, per criticare la libertà eccessiva lasciata dalla legge del 1901 per emigrare! Con tutti quei sistemi di difesa - si dice a un di– presso -- Pemigrazione è divenuta la cosa più sem– plice di questo mondo. I " cafoni ,, ci scappano di mano - guaiscono i proprietari - e a 80 cente– simi non lavorano più, nemmeno per dodici ore al giorno! Guardate, di grazia, i Bollettini, dell'Ufficio del lavoro del 1906 e del 1907. Essi risuonano del grido di dolore dei poveri proprietari; no□ solo in Italia non ci sono più disoccupati per fare i kru• miri ; non si lia più neppure la mano d'opera ne– cessaria per coltivare la terra. Ma 1 a questo punto, dobbiamo ripetere una osser– vazione fatta già in principio di questo articolo. E cioè, se i proprietari si limitftssero a scoprire così il loro gioco, questo avrebbe poca o punta proba– bilità di riuscita. Bisogna perciò far scattare al fan– toccio le due molle clelrurnanitarismo e del patriotti– smo. Pel primo punto la crisi americana, la quale ha determinato nel secondo semestre de11o scorso anno quel ritorno considerevole di emigranti che è stato messo in cifre da Ca.brini (I), ha fatto un servizio magnifico a quei signori. Vedete - vanno. gridando i patrioti del proletariato nazionale - i pericoli della libertà, sancita così solennemente dalla legge 1901. Gli antichi agenti sono risorti sotto la veste dei rappresentanti dei vettori e conducono i poveri emigranti incontro alla. disillusione e alla rovina. Bisogna dunque emanare nuove disposi1.ioni, le quali - con una serie ben congegnata di inciampi - garantiscano che chi vuole emigrare lo fa proprio di sua libera e spontanea volontà, ha piena coscienza dell'atto che compie .... Una specie di esame orale e scritto, insomma 1 per acquistare il diritto di andar• sene a offrire il proprio lavoro dove meglio si crede. ~-:: queste misure precauzionali sono tanto piì.t con– sigliabili - aggiungono gli ex fautori della libera emigrazione sino al lH0l - in quanto gli Stati Uniti d'America souo impensieriti della formidabile cor– rente di italiani che vi entra ogni anno, e minac– ciano di chiuderci addirittura le porte. Di più : la razza italiana si è venuta degenernndo per sottonutrizione e le statistiche del Livi e di Sylva Viviani dimostrano l'assottigliamento cho ogni anno si verifica nelle file dei coscritti. Quale miglior mezzo - sì chiedono i patrioti guerrafondai - per rinsanguare quelle file, che ostacolare l'esodo a\Fe– stero di quanti non hanno ancora ottemperato ai doveri della leva? E la giustizia - saltano su a chiedersi i patrioti finanzieri - doye la mettete? Non diamo noi ogni anno diecine di migliaia di lire, prelevandole sul fondo degli emigranti transoceanici 1 a favore della emigrazione temporanea in Europa? Perchè quei primi proletari dovranno pagare a favore dei se– condi? Poniamo dunque una buona imposta di al– meno L. 4 su ogni operaio che se ne Ya in prima– vera o in inverno nelle vicine contrade europee; per tal modo almeno li avremo pareggiati tutti .... nella miseria. ( 1) v. u suo bello studio ·s11ueco,.,-e11H emtv,-ato,·ie temporanee (Roma, 1~8). E infine - concludono i patrioti colonizzatori - se proprio questa emigrazione ci ha da essere an– cora, è dovere sacrosanto del Governo di aiutare quelle iniziative audaci che i poveri capitalisti ita– liani, malgrado tante avversità 1 hanno tentato nella Somalia e nel Benadir per tener alta la bandiera dell'Italia) e ciò deve fare spingendo quegli operai - i quali magari, senza tener nessun conto dei suddetti sforzi e della suddetta bandiera, se ne YOrrebbero andare in America - a dirigersi verso le colonie italiane. L'insigne attentu.to alle classi lavoratrici. - Per tal modo il ciclo degli interessi capitalistici 1 svilup– patisi attorno alla nostra emigrazione 1 si compie, si coordiua e si chiude. La borghesia italiana, nel primo petiodo della sua povei-tà favorevole alla emigrazione e crudelmente indifferente agli emigranti, oggi, posta nella condizioni industriali e agricole opposte, cam– hia radicalmente condotta e cospira a uno dei più insigni attentati contro la libertà individuale che si ricordino in Italia. Non facciamoci illusioni: le mo– dificazioni che si chiedono alla legge del 1901 sono esiziali al proletariato nella lettera e più ancora nello spirito che le informa. Questo mirabile accordo fra i succhioni della marina mercantile, gli indu– striali e i proprietari ciel Mezzogiorno e i coloniz– zatori del Nord, verniciato di un falso patriottismo, di un falso sentimento colonhtle e di un ancor piìt falso amore per i nostri emigranti, ha una svia causa - la relativa scarsezza della mano d'opera - e un solo scopo - rallentare lit corrente emigratoria, provocando così u11ci crisi delle, mano cl'opei·a e un conseguente ribasso di salar?, che valga a riversare per la ennesima volta sulla classe lavoratrice la crisi dei profitti degli industriali e dei proprietari fondial'J. Crederei fare un torto ai lettori della Critica sof– fermandomi a confutare punto per punto le mise– rabili ragioni addotte contro la legge del 1901 e sopra riassunte. È falsa la prima, poirhè il rim– patrio eccezionale dei nostri emigranti nello scorso anno dall'America dipende da uu fenomeno altret– tanto eccezio1utle, quale la crisi industriale) in cui gli arruola.tori non hanno proprio nulla a che ve– dere. E del resto la percentuale <lei ritorni sulle partenze, se nel l 907 fu del 67 % , nel 1904) an– cora per causa di una crisi, era stata assai mag– giore, e cioè de11'87,07 <1Jo. È falso il secondo motivo 1 che gli Stati Uniti vogliano oppordi alla emigrn– zione italiana colà apprezzatissima: gli americani desiderano semplicemente che la loro legge sulla immigrazione venga da tutti lealmente rispettata, e la classe operaia di quel paese chiede non meno giustamente che le organizzazioni italiane compiano per quei nostri nazionali, che si recano in quelh, Repubblica, la stessa opera di fusione di interessi che, ad esempio, la nostra l!"ederazione Edilizia va compiendo d'accordo 0011 le Unioni sorelle <!ella Ger– mania, della Svizzera e dell'Austria. l!,also è l'affer– mare che l'eccessiva libertà di emigrare danneggia i diritti dell'esercito, perchè in proposito dispone più che esaurientemente l'art. 1 della legge del 1901. La pretesa che i nostri emigranti temporanei deb– bano pagare una imposta ogni Yolta che si allonta– nano dall'Italia, è un colmo che dimostra a quale perversione nella giustizia tributaria abbia portata la deplorevole debolezza, con cui il Commissariato dell'.rnmigrazione ha. concesso tacitamente ai vettori di riversare su gli emigranti il carico delle spese per la loro tutela E infine, per quanto riguarda l'opera dello Stato a favore df;"li colonizzatori del Be• nadir e della Somalia, ne potremo riparlare tutt'al più quando, ad esempio) la Società del Benadir avrà presentato a favore dei nostri emigranti un progetto
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