Critica Sociale - Anno XVIII - n.17 - 1 settembre 1908
262 CRITICA SOCIALE avente quel comune grado di istruzione. Ad ogni modo, in chi possiede il certificato di proscioglimento anche si esplba un certo sforzo di volontà, si ma– nifesta un certo grado di " coscienza politica ,, nel convertire il certificato nella scheda. Ebbene, in questo sforzo, in questa « coscienza politica 11 , fatta di consapevolezza e di volontà, è l'essenza, il fonda– mento) la legittimità del suffragio e della sovranità politica. Per cui ogni sistema di reclutamento elet– torale va unicamente giudicato alla stregua di sif– fatto elemento, all'infuori di ogni distinzione di al– fabP,tismo e di analfabetismo. Credo anch'io con Anna Kuliscioff che nessuno penserà sul serio che sia la licenza di prosciogli– mento che dia 11 una coscienza politica n ai lavo– ratori. I due termini sono inadeguati. Ma, per ade– guarli, la via migliore non sarebbe certo quella di ridurli entrambi a zero. Equazione ha da essere; ma equazione positiva. Bisogna quindi trovare un termine congruo a quello del qiiia necessario e suf– ficiente, come dicono i matematici) dell'elettorato, che è per noi la " coscienza politica 11 , la coscienza rlegli 1.nteressi di classe e di pA-rtito, la quale è una cosa diversa dal doversi proprio intendere di pro– blemi legislativi concreti, doganali, tributart, sociali, internazionali. Come non sembra il caso di inscri– vere nelle liste elettorali i neonati o gli imberbi adolescenti, così sembra ovvio che non si debbano immettere, per mero gusto teorico, nell'esercizio ef– fettivo del voto anche coloro che non ne possiedano alcun concetto e alcuna coscienza. Nè vale l'obiet• tare che acquisteranno quello e questa con l'eser– cizio. Intanto, non pare più positivo e prudente che un po' di questa coscienza l'acquistino prima? Se H suffragio universale non è che un mezzo rispetto a un fine, non sembra pericoloso l'affidarne lo stru• mento a chi difetti o sia totalmente sprovvisto del senso elementare delle finalità politiche e delle ri– forme economiche e sociali? .E il pericolo non po– trebbe essere, per avventura 1 di mutare improvvisa– mente un'arme di redenzione e di rivoluzio11e in un congegno di servitù e di reazione? Noi vediamo, del resto, che l'esercizio cosciente del voto rimane un mito là dove non abbiano preceduto la ginnastica delle lotte economiche e sociali, l'educazione positiva delle masse. Andiamo dunque a suscitare, a orga– nizzare le future leve elettorali. Sul terreno delle lotte economiche e politiche, se sapremo fare, na• scerà il bisogno, la coscienza del voto. Perchè noi socialisti dovremmo capovolgere codesto fondamen– tale processo materialistico? Il suffragio universale sarà inevitabile quando sarà una conquista. . * .:,; E allora il dovere della democrazia, e specialmente della democrazia socialista, si riduce anche in questo a seguire il proprio metodo, il metodo della gradua– lità della marcia e della conquista: e però a com– battere mano mano gli ostacoli che contrastino il passo alla " coscienza politica ,, dei cittadini nel campo del reclutamento elettorale. Per ora l'agita– zione per l'allargamento del suffragio dovrebbe ten• dere a tradurre nella realtà legislativa due postulati principali: l'uno propugnante il diritto di voto per tutti coloro che sappiano leggere e scrivere, e l'isti– tu1,ione all'uopo di Commissioni elettorali speciali di esame sì dei candidati che dei titoli eventualmente presentati, nelle quali siano rappresentate le varie organizzaz.ioni politiche ed economiche (e qui il c6m– pito della democrazia verrebbe a integrn.rsi con quello di creare il pane clell'alfahoto, che avrebbe così un incentivo specifico e più pressante: opera certo più paziente e faticosa che non )'aprire senza altro le cateratte del Niagara elettorale); l'altro, che condizione delP~lettorato sia pure, indipendente- mente dal saper leggere e scrivere, l'essere inscritti in qualche partito politico o in qualche organizza– zione economica (Leghe di resistenza, Cooperati ve, Società di mutuo soccorso). Con che i progressi del suffragio universale procederebbero di pari passo con quelli dell'organizzazione economica e politica; la propaganda por l'uno, coinciderebbe con quella per l'altra e si sussidierebbero e stimolerebbero a vi– cenda. I due termini, insomma, si adeguerebbero; e il problema sarebbe perfettamente risolto col trionfo, ad un tempo, della universalità della organizzazione e del suffragio. E non solo sa.rebbe vero, come giu– stamente nota la Kuliscioff, che " la libertà di or– ganizzazione proletaria, la lotta di classe combattuta sul terreno economico, traggono seco il corollario ineluttabile del diritto di suffragio amministrativo e politico n; ma l'organizzazione diverrebbe, anzi, essa una delle condizioni essenziali di questo, prova o presunzione della capacità di esercitarlo. Suffragio universale, dunque, sta bene. Ma con– quistiamolo, diamine, non sindacalisticamente, non romanticamente .... Il suffragio 'universale è un dive– nire perenne. Facciamo che ogni anno diventino sempre più numerosi, per opera e conquista nostra graduale nella direzione ora segnata, i nuovi ba.tta– glioni elettorali, addestrati alla lotta e consapevoli delle finalità e dell'importanza del voto. Per le Van dee, per le superstizioni e per le ignoranze servili, per le reazioni in agguato, c'è sempre tempo. Giammai come in questo caso, e a loro riguardo, fu oppor– tuno riesumare il " sul'tout pas tt'op de zèle ,,. Con– tinuiamo a considerarle un mondo pre-elettorale, in cui i nostri propagandisti dell'infantilità e dell'ado– lescenza politica ed economica vadano a dissodare il terreno e gettarvi i semi fecondi. L'on. Mirabelli dice: - La maggioranza del suffragio universale sarà coi clericali? Io non lo credo. Ad ogni modo vorrebbe dire che essi hanno il diritto di governare l'Italia. - Veùete un po' dove l'amor della dottrina pura vorrebbe cacciarci! Io dico semplicemente, senza dilungarmi con argomenti storici e filosofici, che Ja sovranità nazionale non può essere che là dov 1 è la sua coscienza politica: ecco tutto. . *. Il suffragio universale puro e semplice ci sembra quindi prematuro nei suoi termini più lati e gene– rici. Nè gli esempì, pur suggestivi, addotti dalla Kuliscioff, ci lasciano senza dubbi. Vesempio della Russia, io non so, potrebbe non essere del tutto ap– plicabile all'Italia di ogr;i; forse un periodo che di lontano gli somigli fu il nostro '98: nel quale per le candidature-protesta votavano anche monarchici ortodossi, eù era una generale sollevazione di animi per l'amnistia e c.òntro la bieca reazione dei mode– rnti, e tutto un ambiente ed una atmosfera politica cli eccezione. Così in Russia, a mille doppi. Quanto all'Austria, chi sa quel che delle vittorie socialiste sia dovuto alle lotte nazionaliste che hanno posto i candidati borghesi delle ,,arie nazionalità l'un contro l'altro, veri Curiazi di fronte alPOrazio socialista? J.,a fisionomia della lotta in Italia è fatta ben altra dalla concentrazione dei partiti conservatori e rea– zionari! Si sarebbe compresa una grande campagna per il suffragio universale nei giorni della reazione cri· spina e pellusiana. :Malgrado che allora non si fa– cesse che della politica, non ci si pensò. Non si pensò a dare alla " Lega per la libertà ,, e alle " Unioni popolari ,, questo loro specifico obiettivo, il più spe– cifico e fondamentale di quanti si potesse escogi– tarne. Due condizioni sono indispensabili alla con· quista della grande riforma politica - e in quei giorni coesistevano, che oggi non ci riesce di scor· gere - e cioè: l'unione della democrazia (il mezzo,
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