Critica Sociale - Anno XVIII - n.17 - 1 settembre 1908

268 CRITICA SOCIALE unitaria e conrederativa, seguendo un movimento che le pare legittimo e giusto, sostenga in buona fede dello domande di un gruppo che non sono proporzionate n. quelle degli altri gruppi. Il punto decisivo della que– stiono ò qui, nella graduazione e nel corrirerlmento degli interessi parziali. ln un libro, che spero di pubblicare tra breve, cer– cherò di lumeggiare la materia dei rapp<>rU i11tersi11da– cali. Accanto alla lotta di clpse v'è la lotta dei ceti. Qualche sindacalista concepisce la società futura come regime di concorrenza tra i Sindacati, chiuso ognuno nel ferreo cerchio dei suoi interessi. f.: l'espres9ione con– sequenziale ed estremista della concezione pura e sem– plice della resistenza. Ed è il socialismo marxista di– namico nelle sue ultime conseguenze, che eccedono il socialismo stesso o lo contraddicono, portando ad un liberismo di classe. Invece il rinverdito ramo che Rigola chiama del socialismo ricostruttivo, svolgendo germi forti dal cosidetto riformismo, di cui può considerarsi come una esplicazione, non si preoccupa soltanto di eliminare il regime capitalista, sopprimendo la lotta di classe, ma di regolare la lotta tra i gruppi di soddiefattori di bi– sogni, predisponendo le basi della società nuova, in cui deve attuarsi In git1stizia nella t'ipal'tizione tl'a i gruppi. La tattica delle conquiste disordinate, flno da ora, per parte di ogni gruppo, può eccedere ed alterare i termini della giustizia tra i ceti. Acquistano di più i gruppi che si trovano in più favorevoli condizioni iniziali, sono i gruppi più forti che migliorano ancora. " Chi ha bevuto berrà n- Vacquisto avviene solo a danno del capitale? Che, in moltissimi rami, vi sia tuttora un largo mar– gine di progressione sul solo guadagno del capitale, è vero. !ila bisogna rammentarsi cbe Il maggior inconve– niente del regime attuale non è la troppa rimunerazione del capitale; infatti non ò difficile dimostrare che, anche sopprimendo l'intero profitto ed attrlbuendolo ai salari, l'aumento per ogni operaio sarebbe lieve.L'Inconveniente è negli enormi sperperi di forza che produce il difwrdioe caotico del sistema capitalista. 81 sprigiono.no forze vive dalla concorrenza e dal gioco delle iniziative; ma quanto peso morto, quanti parassitismi, quantl di quegli inter• mediari inutili, contro cui da tempo si le\·Ò F'ourier I Organizzare Una forma di produzione, In cui si eliminluo gli sperperi liberisti, e si ottenga un prodotto maggiore e meno costoso: ecco In meta che riteniamo non rag– giungibile per la sola via della resistenza (diminuire i profitti flno a ridurli retribuzione di opera pei dirigenti), ma per la via della cooperazione, che prende in mano dei segmenti progressivi di produziou~ e con la sua or– ganizzazione integrale procura di effettuare il maggior risparmio di mezzi. La tattica della mera resistenza, gruppo per gruppo, 8 la tattica garibaldina, la guerriglia della prima ora; e bisogna sostituirvi ben presto la tattica 6ontinuatlva, e Fordine interno nello file, assegnando loro il posto che dovranno, rispettivamente, prendere dopo la vittoria. Vart metodi possono sen·ire ad attutire o regolare il particolarismo sindacale. 1° Anzitutto le correnti ideologiche o politiche. Ed ecco la fonte perenne <li vita del partilo, accanto alla claese. Dice benissimo il Cabiatl che, senza impulsione politica, la Conredoraztone del lavoro si ridurrebbe al predominio di tre o quattro Sindacati, cbo si trascinano dietr,1 gli altri tutti. E i riformi~tl-sindacallsti (Bonomi 1 Oraziadel, ecc.), troppo pre!ito segnano l'abdicazione dei partiti, che sono necessari come correttivo clel sindaca– lismo, che è per deflnìziouo particolarismo. 2° :Nel campo della resistenza la forma confedera• liva ed unitaria ò un argine pure poderoso, por quanto da solo non tasti. Non possiamo che plaudire vivamente alla linea direttiva del Rigola e (lei suoi collaboratori, salvo qualche riserva sull'ordinameuto longitudinale o per mestiere, e sul tedeschismo di certe letterali imito.• zioui. 11a di ciò, caso mai, parleremo altra volta. 3° E finalmente, occo 1 più valido rimedio al p-artl– colarismo, la cooperazione unitaria sulla base del con– sumo. Il povero prof. Antonio Labriola chiamò la Camera do! lavoro la cellula. ciel futuro; noi crediamo di indi– care una cellula a più flue struttura, ossia la Cooperativa integrale. Che poi la Cooperativa integrale sia tutto il socia– lismo ricostruttivo, nessuno dei suol sostenitori lo ha mai detto: le statizzazioni, le municipalizzazioni, ecc., entrano nel qua1ro della costruzione della società nuova. Ci perdonerà Il Rigola. se non insistiamo in questa ma• terla 1 che ci porterebbe lontano. E vediamo la sua ultima obbiezione: quand'anco la Cooperativa integralo fosse diventata un fatto compiuto ed il socialismo, in genere, fosse cost·rnito, organizzo.n • dosi la società sulla. base del consumo, esisterebbe sempre la neceesitò. pei vari gruppi di rar valere i loro Interessi di produttori 1 mediante la resietenza. Qualche marxista (tra noi il Bonomi) ha espressamente opinato che un regime socialista potrà benissimo proibire lo sciopero. Ma, anche senza coazione, Il congegno unitario sarà il miglior freno possibile contro gli egoismi di ceto j l'assemblea o gli organi costituiti da tutti i singoli gruppi di produttori funzioneranno da assemblea o or– gano dei consumatori; la politica della resistenza pel gruppi di lavoratori diventerà analoga a quella che noi predichiamo anche oggi per gli Impiegati e dipendenti dallo Stato; tutti i lavoratori non &\'ranno più contro il capitalista, ma lo Stato o la Cooperativa, cloò ee stessi, e dovranno chiedere sovra.tutto al tecnicismo, alla perfezione ed all'economia della produzione e dei servizi i miglioramenti loro. Una gara per il miglioramento della tecnica dovrebbe sostituirsi alla gara della mera forza, che dominerebbe il mondo slndncalista ~ che, in fondo, presiede anche oggi nella resistenza, ove le con: quiete sono il retaggio dei gruppi, non solo meglio or– ganizzati, ma più collegati a posizioni mono11olistiohe o di favore. Utopisti, sl dirà, presbiti che vo,lono troppo in li\! Non è difficile J)revedere che al Congresso della resi– stenza Yergnauini ed i suoi saranno acclamati; si ap– prezzerà moltissimo Pesperimento reggiano come un modello e come una scuola, 11 come qualcosa di più del– l'organizzazione socialista o dell'organizzazione di me– stiere 11 (Rigola), ma si conrermeranno i metodi antichi, e forse la minor parte dei congressisti comprenderà nella sua essenza ciò che ò il socialismo ricostruttivo. Tn realtà il senso degli " antagonismi sindacali ,, non è nncora diffuso nella generalità degli orgoanizzatori; nò si sono essi abituati al punto di ,·lsta del consumo, oltre a quello tradizionale del lavoro. Ma Vorgnanlni non si scoraggierà. Un tempo la grande maggioranza dei socialisti urlava contro la cooperazione, " forma addormentatrice borghese 111 e la colpiva cou In scomunica maggiore. Vergnanini con pochi alLri sostenne che il proletariato dovesse ricorrere insieme alla resi– stenza, alla cooperazione ed alla mutualità. Rimase in minoranza; ma Quaglino, Cabriui, molti altri, si affret• tarono a recitare la loro palinodia; e lo idee della u triplice ,, e della cooperazione di classe, affermate da

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