Critica Sociale - Anno XVIII - n. 15 - 1 agosto 1908
CRITICA SOCIALE 231 di sete e di noia f Allora saranno gli operai nella loro grau maggioranza che si ribelleranno sul serio. Perchò, in conclusione 1 col riposo festivo noi abbiamo fatto il gìuoeo dei cattolici e dei padroni: di quelli per l'antica favola del settimo giorno, degli altri perchè, colla chiusura della bottega in un giorno fisso, essi han potuto evitare l'aumento del personale che sarebbe stato reso necessario dal riposo a turno. Si dirà. che appunto perchè si è avuto l'appoggio dei preti e la limitata ostilità dei " principali ,, si è potuto far passare la legge, sia pure cosl deftclente tanto per i fautori quanto per gli avversari del riposo festivo. E va bene. E il dovere dei socialisti oggi consiste non neB'esa– gera.re il principio, ma nel preparare la ,:iostituziooe del riposo settimanale al restivo In tutto ciò che ha. rap• porto col consumo. · A meno che - col sistema rivoluzionario - non si voglia, coll'ostensione del riposo restivo, dimostrarne praticamente l'odiosità e JI danno, per provocare contro di esso un'Insurrezione generale. Soltanto che non è detto che in tal caso l'insurnzione debba approdare al riposo settimanale; potrebbe rar tornare qualche paeso addietro. 0. A. ANDRJULLJ. Vi è una rettiflca da faro a questo articoletto. Il Ca– brini, parla11rlo di riposo festivo, o meglio semirestivo, deve aver alluso al domestici (uomini o donne), non ai camerieri. Tale infatti fu sempre In sua propaganda. - Sul resto, e cloò sulla prevalenza che dovrà. prt,ndere il riposo settimanale e per turno sul domenicale, po<1siamo, in massima 1 consentire. i\ln. la legge, anche imperfetta com'è, avrà valso a rompere intanto la consuetudine bestiale dello sfruttamento Ininterrotto di certe cate– gorie di salariati: poco male se a ciò si arrivi passando dalla sacrestia: Parigi vale una messa; e la soma si potrà aq-giustare cnmmin facendo Pei portalettere, la chiusura domenicale delle ditte rendo praticamente possibile la riduzione dei turni di servizio senza danni sensibili per chicchessia. La riforma s'introduce gradualmente e si eperimenta. Al caso ecce– zionale di qualche lettera urgente che debba giungere la sera della domenica, SOC(}Orrerebberogli " espressi w La C. S. futuri, la legge cl accorda il dÌrltto di rescissione del contratto con compenso e.Iconcessionario - disposizione pressochò nuova nella nostra legislazione. Infatti i mag. giori e più importanti servizi pubblici - gas, tramvie, acquedotti - sono sempre etati affidati a imprese pri– vate, lo quali, In compenso del diritto monopolistico di cui il Comune lo investiva, o si obbligavano al paga– mento di un canone annuo, o, caso più frequente, inve– stivano il concedente della proprietà dell'impianto in– dustriale o all'atto stesso nel quale si stipulava il con– tratto o al termine della concessione. In ogni caso, il possesso della cosa rimaneva alla Società esercente per tutto il periodo convenuto. Ora, la legge sulla munici– palizzazione del pubblici servìzt sarebbe riuscita di poca efficacia e di nessuna immediata praticità, se i Comuni avessero dovuto attendere Il termine naturale dei con– tratti già stipulati per esercire direttamente il servizio pubblico. Quindi il diritto di rescissione, ben giustificato dall'interesse pubblico che deve prevalere a quello pri– vato. Però, quest'ultimo non deve soffrire danno asso– luto, e perciò obbligo di rifondere al concessionario le perdite che gli derivano dal riscatto. Qui la legge à voluto essere troppo favorevole al privati, mentre, per l'Intendimento di contemplare tutti i casi e di fissare critert, sia pure generali 1 ma completi, è riuscita ambigua e confusa. Passiamo percib a dimostrare che teoricamente nessun servizio può essere municipalizzato, quando è oggetto di privata concessione, perchò l'Industria diviene passiva non appena 11 Comune se ne impossessa riscattandola con l'osservanza delle disposizioni nuove, troppo vantag– giose ai privati lntraprendltori. Consideriamo, per ora, 11 comma e) del1 1 art. 25 della legge, e prendiamo questo solo in quanto gli altri due non fanno che rendere più gravosa la condizione del Co– l mune. Esso ci fa obbligo di rifondere gli utili che Il ==....,===----========= concessionario ricavava dall'esercizio dell'industria, de- l sumendoll dalle dichiarazioni fatto agli effetti dell'im• posta di R. hf. nell'ultimo quinquennio e calcolati nel loro valore attualo, all'intorosso legale e per gli anni I di riscatto. A parto che non si sa se il legislatore abbia In difesn dei pubblici servizi (Pe1·una i·ifonna della legge sulla municipalizzazione) L'onorevole Presidente del Consiglio dei ministri à promesso delle modlflcazionl alla legge sulla municipa• lizzazlone dei pubblici senizt (seduta di approvazione del Bilancio degli Interni), perchè ò risultato che certe disposizioni sono di Intralcio alla assunzione di imprese da parte dei Comuni. j Dei difetti, dolio nebulosità di quella legge, che la pratica ili ustrò maggiormente, sarà bene diacorrere prima cho i provvedimenti promessi siano stabiliti. . .. La municipalizzazione di un servizio pubblico può riguardare un servizio che non forma oggetto di nessuna speciale concessione, da parto tlel Comune, a qualche privato intraprenclitoro, o pub invece riferirsi a un'im– presa il cui sfruttamento aia stato concesso, por un pe– riodo di anni più o meno lungo, a terzi o conces– sionart. Nel primo caso, l'assunzione del servizio sarà cosa relativamente semplice, parchò non si tratterà che di rispettare lo prescrizioni della legge per la costitu– zione del nuovo ente autonomo, senza che per questo vi siano interessi col terzi da liquidare, preesistenti al– l'atto dell'assunzione del servizio. Quando, invece, si tratti di impreAe già concesse allo sfruttamento dei privati, dietro compensi immediati o I voluto indicare l'Interesso legale civile o commerciale - adotterei quest'ultimo, In quanto la materia è pretta– j mente commerciate - si può subito riconoscere che, se I il concessionario fu fedele verso il fisco, il Com.une non potrà municipalizzare quel servizio, il quale, anche con– dotto con i criteri industrialmente sfruttatori del pri– vato, non può rendere se non quell'utile che fu anti- cipatamente pagato al concessionario. Poi, qualunque Comune, sia pure amministrato da forventiilsimi muni– cipallzzatori, deve ammettere a priori che i prodotti, con l'esercizio comunale, avranno un prezzo di costo maggiore. Può adunque un Municipio andare incontro ad una perdita sicura. per Il solo vantaggio di miglio– rare la qualità ciel prodotto stesso, ma già con la. cer– tezza di far poi pagare ai cittadini quel miglioramento o con l'aumento dei prezzi o con nuove tasse P Io non 0liiterel a rlspouclero negativamente, consigliando invece di attendere la fine naturale del contratto. Perchò, se il Comune dovo svolgere un'attività nuova, se deve in– contrare impegni gravi e assumersi tutti i rischi di una industria, solo perchò il concessionario si veda consoli– data la cifra dei suoi utili, prima esposta alle vicende del mercato, meglio ò lasciare ogni idea municipalizza. trico . .FJ, tanto so lo scopo delle municipalizzazioni sia il lucro del Comune, quanto se sia la soppressione del naturale sfruttamento del privato, che si trasformerà in
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy