Critica Sociale - Anno XVIII - n. 15 - 1 agosto 1908

CRITICA SOCIALE principale 1 che contiene la nuova legge, di essere teori· camente assurda - poichè qualunque impresa riscat– tata di.viene passiva - e per le lacune e incertezze che si riscontrano nelle sue disposizioni. Riferendoci alle legislazioni di paesi munlcipalizzatori per eccellenza, come lo Stato del Massachusetts, gli Stati Uniti e l'Inghilterra, e facendo presente che, per i di– sposti combinati dell'art. 25 della legge e art. 204 del Regolamentoi scade fra poco il quinquennio nel quale i Municipi potranno valersi di quelle disposizioni, è il caso di affrettare te promes~e modiflcazioni fatte dall'O· uorevole Giolitti, formulando nello stesso tempo un voto: che l'art. 25 venga sostituito con altro, nel quale siano contenuti concetti più favorevoli ai Comunii mentre le disposizioni non dovranno cercare di disciplinare ogni caso, ma rispecchiare lu spirito informatore - gene– rale - della legge E, cioè, stabilire la rifusione del valore dell'impianto, quando la proprietà sia assoluta e pacifica nel conces– sionario, sulla. base del prezzo di costo e della capacità di guadagno (col metodo analitico e con la stima, così entrerà anche il prezzo di mercato), tenuto conto dello stato di conservazione in cui si trova l'impianto tutto. Quando, invece, sia stabilito nella concessione che la proprietà passi al concedente in qualunque morlo e in qualunque momento, di guisa che, al termino del con– tratto, il concessionario abbia ceduto l'impianto senza compenso, allora non si farà nessuna detrazione, dal– l'ammontare degii utili, della quota d'ammortamento. E, per la rifusione degli utili, essi saranno dati nel loro valore attuale, all'interesse legale commerciale e por g!i anni del riscatto - quando non superino i 20 - facendoli stabilire sempre da una Commissione arbitrale diretta dal Presidente del Tribunale, nella eui giurisdi• zione à. i,ede il Comune. Questa Commissione si varrà delle dichiarazioni fatte agli effetti della tassa di R. M., delle annotazioni contabili ehe i concessionari sono ob– bligati a tenere, cli tutte le notbde o perizio che cre– desse opportuno raccogliere e fare eseguire, per stabi– lire la cifra vera che il concessionario à, guadagnato come media nell'ultimo quinquennio. La cifra, cosl otte– nuta, subirà la riduzione del 20 per cento, prima di e':1- sere presa a base del computo per trovarne il valore attuale, all'interesso legale, commerciale, ecc. Quest'ultima disposizione serva a compensare i Muni– cipi per tutti i riscb1 cui si sobbarco.no togliendoli al concessionario e per La nµova ,'JOmmadi atti\•ità che saranno obbligati a spendere. 11 concessionario, libero <1 1 un tratto cli dedicarsi ad altre imprese con 1'80 per cento degli utili ch'egli po– teva verificare già intascati, non sarà il poggio trattato. VITTOIH; Omm1x1. À.bbiamo Jnt,bblicalo in volA.une: SYLVA VIVIANI LE RIFORME MILITARI TECNICHE I. liH lVIH~IfiH · Centesimi 50 HUOVE FORME DIDZIDHE MUHICIPD li. Scuola e lolla di classe. rrocedìa.mo nell'analisi delle condizioni della pub– blica istruzione in Torino, per quanto ha rapporto col bilancio del Comune e coll'opera delle civiche amministrazioni. Istituti p1·e-elementari. - Non occorre illustrare tutta l'importanza sociale, tutto il valore pedagogico che hanno gli istituti di custodia e di educazione infantile, chiaminsi asili o giardini d'infanzia. Dal punto di vista degli interessi popolari, essi hanno la virtù di togliere i fanciulli, per l'intera giornata, all'ambiente domestico sovente malsano, sostituen– dogli un giardino o, nelle peggiori ipotesi, uu locale ampio, ben soleggiato ed aerato; di sottrarre i bimbi al pericolo fisico e morale della strada, permettendo alla madre di attende,i:e serenamente alla funzione economica che è oramai una sua necessità, di fronte al bilancio fa.milial'Cj di preparare la mente, se~za fatica ed insensibilmente, alla ginnastica intellet– tuale e di educare, nel frattempo, l'istinto sociale delle giovani creature. E' facile intendere che, in tal modo 1 l'asilo diviene una. anticamera necessaria alla scuola elementare. Chi non vi è passato sarà meno valido dei condiscepoli che ne hanno approfittato e dei fanciulli che, nel seno stesso della. famiglia, eb– bero una preparazione sufficiente al futuro pabulmn intellettuale. A 'l'orino, a questo bisogno insieme sociale e di– dattico che va crescendo coll'allargarsi del tipo in– dustriale della nostra città, ha provvisto finora l'iniziativa privata, sia per le antiche tradizioni lo• cali, sia per la preminenza che la nostra borghesia diede, in questo campo) al concetto filantropico, sul concetto pedagogico e sociale. L'onore dell'iniziativa spettò - un tempo - al– l'elemento libera.le, primo tra tutti a Camillo di Cavour, ma i clericali non tardarono a impadronir– sene, ed oramai può dirsi che quasi tutta l'azione degli asili infantili si svolga sotto l'azione diretta o l'influenza loro. TI personale è, di preferenza, reli– gioso, l'indirizzo è, quasi dappertutto, confessionale, passa innanzi il concetto dell'assistenza caritativa sul concetto della preparazione scolastica. Con ciò gli asili infantili, che furono, in Torino, primi per ordine di tempo, servendo di stimolo e di esempio alle altre città italiane, sono ora rimaati indietro di numero i; di qualità, insufficienti a provvedere ai sentiti bisogni delle masse, e a compiere la spe• cifica funzione che la pedagogia loro assegna nel congegno multiforme scolastico. Questa deficem~a è ammessa da una pubblicazione ufficia.le, scritta con eYiclenti intenzioni apologetiche. Essa afferma che " questi asili sono impari ai bi– sogni della sempre crescente popolazione, nè i locali dove sono allogati corrispondono sempre alle buone regole dell'igiene e della pedagogia ,,, dichiara che randa.mento didattico " se è buono, anzi ottimo, in alcuni, in altri lascia alquanto a desiderare " e giunge persino a dire che - date certe condizioni - sarebbe desiderabile che " i fanciulli passassero, anzichè dagli asili d'infanzia, alle scuole elementari direttamente dalle loro case, il che per molti fan– ciulli vuol dire dalle soffitte, dai cortili e dalle strade " (t). Parole ben gravi queste, in bocca a uu funzionario non sospetto 1 A conclusioni non dissimili giunsero il prof. Ca- (I) Jslruz/.011~pubblica. - Rchtzlono del direttore generale delle scuole elementari. Anno 1006, pag. 20s.

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