Critica Sociale - Anno XVIII - n. 14 - 16 luglio 1908
214 CRITICA SOCIALE prietari: abili 1 forti, coraggiosi, ecc., è uno degli intenti del programma d~l partito economico. Nè basta. Non sono sufficienti le qualità individuali. Occorre che l'am– biente, nel senso piì1 largo di questa parola (dalla via– bilità o dalle tariffe dei trasporti e d!\i porti ad una politica estera che assicuri gli !sbocchi e il rispetto doli e merci esportate e degli uomini emigranti), assecondi lo qualità stesse. Anche a questo mira, coi suoi molte1>lici e lu_ngiveggenti occhi 1 il partito della produzione. O!'bene - ed è questo il punto conclusivo delle obie– zioni immaginate - perchè tutto questo non può co– stituire programma a sè ed essere la pi~ttaforma gra– nitica. ed eterna di un partito? perchè tutto questo deve considerarsi come subordinato a fini unilaterali di classe, mentre può essere accolto da tutte le clas!'li in quanto utile a tutte e può quindi considerarsi proprio come superiore alle classi, come universale, ecc.? Tributati i dovuti applausi a questo discorsetto, io subito rispoudo: vero e giusto tutto ciò, i fini accennati sono tali che niuno può disconoscerne l'utilità. generale, l'utilità. per tutte le classi e magari per tutte le sotto– classi in cui si distingue la società nostra, s1, essi flui sono comuni. .... E qui mi interrompo un istante, come fanno gli oratori che vogliono sottolineare la frase. Co– muni a chi? ad ogni partito! In queste ultime e modeste parole è contenuta la ri• conferma più assoluta della conclusione a cui sono ve– nuto, più in alto, intorno al valore pratico del partito economico. Non è chiaro? Una serie di proposte-, un programma, diciamo pure così, che sia comune a tutti e singoli i partiti, non può costituire, proprio per questo fatto, il distintivo ,li alcun partito. Se ammettiamo che esistano piì1 partiti, amm~ttiamo anche che ciascuno abbia aspirazioni, metodi propri, percbò altrimenti nou sussisterebbe la ragione della loro esistenza autonoma. Ora le singole caratteristiche dei partiti come mai pos– sono essere annullate da quella parte la quale essi ab– biano in comune? I socialisti hanno il naso e il resto come hanno i clericali. Che per questo i socialisti sono tutta una cosa coi clericali? - Se queste proposizioni sono vere, come credo, il pro• gi'amma del partito economico, non ostante ciò che può essere da tutti accettato, non esclude punto l'esistenza dei partiti o la conseguente lotta economica e politica pér i fini specifici e caratteristici che ogni partito pos– sedeva e possiede. Ma c'ò anche dell'altro. Ogni partito prenderà a cuore la parte, che, più o meno dottrinaria– mente, potrà avere in comune con· gli altri partiti, a se– conda del bisogno cho esso ne avrà, e ue avrà. proprio a causa dei fini specifici e di cla➔ae proseguiti. Come pure ogni partito ai servirà, praticamente, delle condi– zioni personali e obbiettive favorevoli alla produzione a seconda che il tornaconto di classe, nelle vicenrle com– plesse della lotta economica, gli suggerirà di sfruttare quelle condizioni o lasciarle in istato virtuale. Così che, gira e rigira, è sempre la stessa conclu~!ione che ci si presenta: il fine di produrre, di produrre sempre - non ti soVYieno la mirabile cantone ameri– cana Excelsior? ~ non dà vita nè mo-vimento ad un partito, poichè uon è cosa di questo mondo, nel quale si• produce quando a ciò rare le classi, i partiti sono spinti 1>eri ben noti motivi singolari e contingenti. Si vuole una. riprova indiretta di codeste conclusioni? Ce la fornisce convincente e graziosa quella parte del programma del partito economico che disciplina que– stioni, dirò così, di carattere morale e da cui il partito, per essere simmetricamenre completo in ogni parto e per mimetismo Yerso gli altri partiti, ecc. 1 non ha cre– duto di poter prescindere. Prendiamo la quostione del clericalismo. I legislatori del partito come potevano orientarsi di fronte a tale questione, dal momento che non è l'idea astratta della produzione, ma. l'interesse di classo 1 largamente in~so, quello che ci spinge verso l'idea clericale o ce ne rende nemici? Quei legish:a.Lor ;,rorse senza accorgersene, si sono trovati ne!la condizione degli .scolastici medioevali dissertanti sul giusto 1n·ezzo del denaro. g~si hanno do– vuto giudicare in base a principi astratti, come se la politica si facesse - che Dio cl perdoni - con la filo– sofia e non con la valutazione, talora anche incosciente, di ciò che, per la trafila, magari lunga, delle ripercus– sioni morali, psicologiche, ci torna utile. E cos1 i nostri legislatori hanno decretato che il loro partito non do– veva essere nè clericale nè massone, nè anticlericale nè clericale, ma che doveva essere liberale, liberale in un senso molto elevato, liberale come magari possiamo es• sere molti di noi individualmente - scusami, o arguto amico, questa specie di vanteria! -, ma come è ben difficile possa concretamente e compattamente essere un grosso e svariato partito. M'inganno'? Mi soccorre qui un fatterello di cronaca narratoci dai giornali milanesi, Il fatterello a cui ho accennato nelle prime righe di questa epistola. Alla prima prova del fuoco nel quale si è trovato in Milano il partito economico, alcuni dei maggiorenti del mede– simo non avrebbero rifiutato di essere inclusi nella lista dove figuravano, grazie a regolare alleanza, alcune ot– time persone, le quali non potevano propriamente chia. marai liberali puri. Orbene, sarebbe ben superficiale il prendersela calda contro quei maggiorenti. È stato ef– fetto della forza delle cose, è stata la rivincita della realtà. contro le composizioni politiche alquanto artifi– ciose e troppo astratte. La forza di omogeneità degli in– teressi, che suscitii i partiti e ne determina le alleanze, ha decomposto, alla prima prova, nei suoi termini sin– goli quella media aritmetica, non so se ponderata, nella quale si risolvono gli accennati principi di politica, di politica morale, del partito economico. •*• Giunto a questo punto, mi è lecito richiamarmi alle espresRioni con cui, i11 principio, ho qualificato il partito economico: errore di diagnosi e errore di metodo. Errore di diagnosi, - perchè questo partito ai basa sopra una analisi monca e incompleta della costituzione sociale. Col processo di astrazione che si adopera nel campo scientifico, si ò isolato dal bel mezzo dei feno– meni sociali, costituenti una rete continuativa e fitta, un fenomeno, il fenomeno della produzione, e si è ere• duto di poter creare tutto un sistema di politica sopra questo fenomeno così isolato 1 senza riflettere, come era elementare e doveroso, che esso trovasi intrecciato in– dissolubilmente con tutti gli altri fenomeni della vita e subordinato a tutti gli egoismi che della vita sono l'in– tima, perenne e Incoercibile forza motrice e formatrice. Errore di metodo, - perchè, se nella diagnosi scien– tifica si è da prima costretti di isolare i fatti per esa– minarli, si è parimenti costretti, da ultimo, a ricomporre i fatti stessi qua.li sono o ci appaiono nella -realtà, e questo sopratutto - ed è proprio cosl nel caso che ci occupa - allorquando uoi dalla dia.gnosi scientiflca vo– gliamo deriva.re norme di co.mttere pratico o di azione, allorquando cioè, ad es., per dirla accademicamente, dalla Ecouomia politica, che è scienza, vogliamo passare alla Politica economica, che è arte.
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