Critica Sociale - Anno XVIII - n. 14 - 16 luglio 1908
CRITICA SOCIALE 213 dirottamento o semplicemente all 1 imperath'0 stesso? che, in altre parole, le azioni degli uomini siano determinate da altri propositi che non quelli cosl universali, lm– personali1 obbietti vi,compresi nel l'Imperativo 1 1 aumentate la produzione n? Se cosl rosse 1 la formula sarebbe spac– ciata, correrebbe pericolo di essere relegata in un posto peggiore dell'Jnrerno, net limbo. Noi contrasto, ìn vero, fra lo parole e i fatti, vincono questi. Le parole sono femmine e l fatti maschi (la frase ò stata trovata, è chiaro, prima del femminismo, ma le femministe pos– sono sempre correggere quest'ingiuria filologica Inver– tendo i termini qualiflcativi). Come vedi 1 la questione 1. 1 ingrossa. Reagisco adope– rando, nel rispondere, una forma al1]l1anto schematica e ·catechistica e quindi più rapida. Ognuno di noi - in p,·imis - appartiene nel una classe sociale. V'è qualche economista - lo sappiamo - Il quale, consideraudo la libertà di passaggio da una classe all'altro, nega esistano, nella società presente, classi \"ere e proprie come in altre epoche storiche. È secondo me, un equivoco. Una massi\ d'acqua, da nn lago, ad e~., passa in un fiume e dal fiume sbocca nel mare. Cbe forse, per questo, non esistono Il lago, il fiume, il mare? Non c'è dubbio: a un momento dato, esistono cinesi sociali e individui distinti per la claern a cui appartengono. Da che cosa le classi sociali sono caratterizzato? Dal mezzo e dalla forma con cui contribuiscono alla produ– zione e quin.ti dal genere di reddito cho esse percepi– scono (sala.rio, Interesse, profitto, rendita). Poichè il reddito da divlderJi deriva, per dirla grosso modo, dalla so:nma dei prodotti ottenuti nei complessi produttivi, che deriva. da ciò? L'antagoni11mo di classe e la concorrenza o lotta fra le classi, tendendo natural• mente ogni classe ad elevare la propria quota. cli rod– dito e a ridurre il rapporto fra la quota e lo srorzo o costo per conseguirla. E da tale antagonismo che consegue? Che, accanto alle forme di lotta diretta o spicciola. di classe, si svi– luppa e si determina la forma politica e sintetica di lotta. La clas:te sociale si trasforma o, meglio, tende a trasformarsi In partito politico. Lo Stato apparo come un Istrumento pei fini di classe. Per questo - o ormai non c'è quasi alcuno che Io neghi - sotto ogni partito politico, per quanto appa– rentemente formulato in base a principi astratti, ad idealità, J.iiscorge l'esistenza di una bo.se omogenea di interessi economici di classe. D'oude, caro Turati, diretto e preciso il problema che più da vicino cl Interessa: quid del programma e del partito della produzione - diciamo così per intenderci subito - in relazione con le cause prime le quali rlànno vita e vigore al grandi partiti politici esistenti? li par– tito economico, per il principio universale a cui s'ispira. può - almeno In parte notevole - sgretolare la base unilaterale di classe di codesti partiti e sostituirsi ad essi come nuova creazione, come rappresentante di un interesse anteriore e pili generale di quanto non siano gli interessi dei singoli fattori de-Ila produzione? i~ pro– prio questa la pregiudiziale - dove non esistono pre– giudiziali? - da cui può e deve uscire la. sentenza di vita o di morte del nuovo partito e della teoria ohe ne costituirebbe la base. Non tutte le classi sociali, anzi tutto, possono, per capacità. e volontà. diretta, proporal l'aumento della produzione. La facoltà, la potenza di far ciò risiede nelle classi che posseggono i mezzi matorlali e morali di orgn.nizzaro la produzione, risiede cioò nello c\agsi de– tentrici del capitale e dolln terra. Lo classi lavoratrici dagli ope,rai ai tecnici superiori non sono che uno clcgll elementi o fattori della produzione o quindi delle organizzazioni produttive (sal\•o I casi tanto eccezionali di Cooperative operaie di produzione, di affittanze col– letli\•e, in cui i lavoratori assumono anche funzione ca– pltalistiea). In quali casi, quindi, coerentemonto a questa premessa, ci domandoremo 1 le classi che ne hnnno la possibilità intenderanno allo sviluppo della produzione e della ric– chezza, seconderanoo cioò praticamente il programma del partito economico? La rlspostH. è semplice, so ò \'ero quello che siamo andatl dicendo qui sopra: quando tali clttitsl avrauno il tornaconto di fa.rio. Xc consegue qu1:istailhudone, la quale ci dice che cosa avvenga del partito ocouomico 4J del programma rela– tivo allorquando l'uno o l'altro siano mesii in relazione diretta, nel campo dei filtti e non nell'empireo delle astrazioni, coi partiti attualmente esistenti, cioò colle cause che Il originano e con i moventi che li spingono ad agire: l'Ideale dell'aumento della produzione - è questa, appunto, l'Illazione - in sò e per sò conside– rato, non solo non assorbe e neutralizza le unilaterali aspirazioni del singoli partiti, ma. esso stesso resta su– bordinato forreamente al tornaconto o alle singolari vedute di quesU partiti. Jl programrna, dunque, dello svlluppo produttivo, che il partito economico intenderebbe proseguire al di• sopra del partiti attuali, nou si applica o non si S\'Olge, in effetto, che per l'impulso egoistico dei medesimi ed entro la netta delimitazione da essi determinata. D'onde, caro Turati, anche la conclusione, melanconica come un tra.monto (o dico " tramonto 11 allurlendo ad una giornata), che il partito economico, per il suo pro– gramma basato sul fenomeno della produzione, non trova egoismi che lo smta110 o lo pongano in nttunziono nella società presente. ... Ma, ma ..... eccomi contro una folata di obiezioni che io presuppongo contro me steJSO o che, vicei·ersa, fini– ranno presto col conformare bellamente, direbbe un pu– rista, la conclusione ora rormulata. SI è atformato qui sopra - mi si dirà - che il la– voratore ò un agente della produzione e che le classi, a cui sono riserbate le iniziath•e e le organizzazioni produttive, si regolano, nello sviluppare più o meno la produr.ione, tl seconda del tornaconto di classe. Anche fermandoci su queste due proposizioul - si sog'!iungerà - si vede la ragionevolezza e la forza del programma del partito economico. Un lavoratore rozzo Yalc, cioè produce, meno di uno abile e addestrato, ccc. Ora, il partito economico pro– pugna l'alfabetismo, l'istruzione tecnica, ecc., e cosl propugna., col rinvigoriro il primo fdttore, lo sviluppo della produzione. Lo stesso è da ripetersi por rispetto al campioni cJolle clllSil dirigenti (non occorre aggiun– gere che si può benis,imo ~ottintendore dinanzi a II diri– genti II il rituale u cosl detto 111 Il quale può fare oppor• tunameute l'effetto dol garofano rosso all'occhiollo). Queste classi, osservate nei vart paesi, ecc., non sono uguali fra di loro per rorza di Iniziativa, per energia e larghezza di organizzazione, per colpo d 1 occhlo indu– striale e commercialo, 1>orpersonale e acquisita capacità tecnica. Si pensi a un proprieta1·io calabrese e a uno lombardo, ad un industriale sp.lgnuolo e a uno degli Stati Uniti Norrl America. 1l cronro lnr1ustriall e pro-
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