Critica Sociale - Anno XVIII - n. 14 - 16 luglio 1908
CRITICA SOCIALE 211 portnno il momento per proclamal'le. Pensiamo, e l'evento ci francheggia, che inopportuno sia stato non averle proclamate da più bocche e più forte: il che auneLbiò la distinzione fra la solidarietà. cosi detta del cuore, cogli scioperanti, ossia fra Popera nostra di Croce Rossa per Je vittime certe, e uu'ap• parente solidarietà con lo scjopero 1 e <là ora buon gioco alla mala fede buffona degli a,·venturieri sin• (lacalisti di imputarci di fellonia. Ma fu necessario che· lo sciopero si protraesse per tre mesi, tra do– lori e sacrifici infiniti, e che la Commisf3ioue rif01:– mista scoprisse, dopo la fuga degli eroici capitani) che lo sciopero, di cui si continua a preconizzare la vittoria immancabile, non solo è interamente fal– lito - come dooumentò il Bissolati nella sua po• derosa intervista colla TJ'ibuna - ma che esso in realtà non esiste) che osso è divenuto un trucco di speculatori, che vendono per prosecuzione di sciopero il reliquato di serrata e di disoccupazione permanente ch'esso ha prodotto; fu necessario che i sindacai isti denudassero interamente il loro gioco con l'orgia e col vomito di menzogne e di vituperì a cui si abbandonano, ogni giorno più, contro quel proletariato medesimo che fornì gli alimenti alla loro follia; fu necessario che le organizzazioni ope– raie si sentissero esangui pel salasso continuo ope– rato su di loro dal succbionismo fanfarone sinda– calista; tutto questo fu necessario perchè quelle verità così sernplici, intuitive e volgari, quell'abbece dell'economia, quei " due e due fanno quattro 11 della tattica, penetrassero largamente, e con effi– cacia d 1 azione, nelle coscienze proletarie; della qual cosa son già segno le deliberazioni dei tessili che si propongono di cessare i soccorsi, e maggior prova ne daranno il Congresso vicino di Modena, della resistenza, e, in quello socialista di Firenze, lo sfa– sciarsi augurabile <lell'ibrido integralismo. Così fu che il sindacalismo parmense - col suo massimo cimento, racchiudente il disastro - operò, per la negazione di se stesso, pel trionfo dei metodi da esso fieTameute oppugnati, più che non avrebbe potuto la divulgazione di cento trattati, l'azione di mille conferenze del più perfetto riformismo. * * • Non sarà diversa la sorte di tutte l'altre verità che il socialismo riformista asserisce e propugna: tutte logicamente inscindibili e di un'indole sola. Sia che sostenga la necessità della resistenza ope– raia (un principio che, se ha ormai causa vinta, veniva, in Italia, ancora pochi anni fa, confutato colla somministrazione di mesi e di anni di carcere) 7 sia eh~ dimostri che la resistenza ha <leilimiti certi, e che alla preparazione dell'avvenire sor,ialista non lo sciopero negativo e meccanico reca alcun con– tributo, ma la progressiva limitazione del privilegio proprietf}rio e la graduale attuazione della gestione proletaria della produzione) con gli arbitrati, la le– gislazione sociale) i concordati di tariffa, la coope· razione integrale e le affittanze collett,ive; o sia che, proseguendo, affermi, pel successo e lo svi- 1 uppo di queste iniziative, contro le opposte con– giurate utopie, la necessità. di un ambiente demo– cratico e di una serie di riforme, economiche, po· litiche, amministrative (ed indichi e tratteggi queste riforme), alla quale il proletariato deve contribuire assiduamente col pensiero e coll'opera propria i il socialismo riformista non accampa dei teoremi, frutto di lucubrazioni scientifiche, materia opina– bile, discutibile e controvertibile con criteri i diversi di dottrina o di metodo; ma parla con la voce delle cose, evidenti, assiomatiche, con l'eloquenza apo– dittica llel senso comune, contro il quale non è ~inmissibile - se non, pragmaticamente 1 per ne• cessaria cortesia di polemica - la cosciente buona fede di contraddittori illuminati. Non perciò tutte queste verità trionferanno ra– pidamente nelle coscienze e nei fatti. Sullo stesso terreno delle riforme, noi facciamo ora, in Italia, ritroso calle, <lacchè Finerziu. e l'ignavia, radicale sembra abbandonare - nè sappiamo se saprà ri• pigliare - quel che fu sino a ieri prog-ramma e fede del partito: la necessaria limitazione della esauriente emorragia delle spese di guerra .. Ben è possibile cJ1e cotesta abdicazioue crei durissime, inopinate prove al socialismo, alla democrazia, alla civiItà del paese. ì\fa coteste ambagi e cotesta lentez.za inevitabile rii effettive conquiste, nonchè essere argomento di sconforto e motivo ad incrociare le braccia, del.,– bono indurci a raddoppiare lo sforzo della propa• ganda e dell'azione, affìuchè) dopo le prove dolo– rose, abbreviate quanto è più possibile, l'esperienza. proletaria trovi formulate e diffuse le idee, pronte le provvidenze, alle quali aggrapparsi, nelle quali mettere subito a frutto i dolori patiti. 'fanto più che di coteste ambagi e di cotesta lentezza - rlelle aber– razion!, delle ignavie, delle speculazioni dei partiti - condizione prima indefettibi~e è quell'arretrata mentalità delle masse, che il riformism:., socialista - il quale pone l'educazione popolare non ()·a, ma in testa, alle proprie rivendicazioni - redime ad ogni suo passo 1 garantendo ben più agili e progres– siva:mente accelerati adempimenti ai conati dell'av• vemre. Il mondo. che anticamente camminò senza testa. affidato agli istinti ciechi e brutali; che la tronfia presunzione dei filosofi pretese poi prem,1,turamenle di far camminare sulla testa; che il po~itivismo opportunamente rivoltò e radrl.rizzò sui suoi piedi, ossia sulle forze e sugli intelòessi reali del maggior numero; tornerà. un giorno a camminare sulla testa - non più su quella, piena di vento, de' filosofi - ma sulla propria. Il progresso sociale procede come i piccoli sal– timbanchi delle sagre: per allegre capriole e per salti mortali ! LA CRITICA SOCIAl,E. IHTORHO AL " PARTITO ECOHOMICO ,, Caro 'Turati, ò da un pezzo che ti sono debitore di un articolo sul " partito economico .,. Il ritardo non ha nociuto. Yoi di Milano avete potuto osservare il par• tito alla prima prova del flloco. E questa pl'Ova, questo ultimo fatto cli cronaca servirà a me per conrermaro la mia diagnosi, per quanto di cronaca, come di per– sone, che non conosco, io non debba occuparmi. L'argomento, vedi, si presta ad una discussione inte– ressante e, se non ti dispiace, anche elegante. Il partito economico - a considerarlo teoricamente - è il frutto, secondo il mio modesto parere, di un duplice errore, di un errore di diagnosi e di un errore di metodo. Esso si ricollega così a tutta una famiglia - fiorente da lungo tempo nel campo degli studi. e delle applicazioni sociali - di toorie o osservazioni unila.te – rali, incomplete, arbitrarie dei fatti e cli deduzioni pra• tielle conseguentemente sbagliate. Come ciò sia e avvenga, lo vedremo con precisione sufficiente, sulla fine dell'articolo. Basti per ora questa premessa a fine sopratutto di solleti◊are il palato del lettore,
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