Critica Sociale - Anno XVIII - n. 14 - 16 luglio 1908
218 CRITICA SOCIALE nizzazione, oltrechè nel lento progresso e nella lenta concentrazione delle imprese industriali, ha radice nella ignoranza delle masse, che le rende incapaci di una attività sindacale ponderata e lungimirante; aell"alcoolismoj nel dominio del prete, ecc. J,a ùif– fusione dell'istruzione, la creazione di istituti che comhattano la potenza e l'invadenza dei preti, ecc., sono, quindi, condizioni dello sviluppo dei Sindacati, di cui questi non possono cli1:1interessarsi. I libri classici dei \Vebb e di De Rousiers dimo– strano la enorme importanza che ha l'elemento umano nell'organizzazione e come questa presupponga un proletariato in condizioni economiche non dispe· rate, a cultura sviluppata, capace di sacrifici. Il pro– letariato che si organizza è il proletariato che la– vora: non è la santa canaglia delle rivoluzioni. Questa carne da cannone serve ai partiti e ai de– magoghi politici. L'operaio sindacato mira sempre più a fare la propria politica ed a proprio vantaggio. Il sindacalismo vero non ha 1 quindi, pregiudiziali .antiparlamentari) anticlericali, antilegalital'ie. Si serve di tutto, piega e volge tutto in sno pro! Ricostruisce la società su basi tecniche; sostituisce alla demo· crazia politica, la democrazia professionale. Ma non è utopistico, non attende, in sogno mistico, la con– quista gratuita del paese di Cuccagna del buon Ca landrino; non solletica gli istinti d'ozio. Pensa che il proletariato ha interesse allo sviluppo più com– pleto delle energie produttive sane, all'elevazione morale e intellettuale, al benessere fisico ed econo· mico, e senza attendere la grande ora del trapasso della irilpresa privata alla impresa sociale, esso la prepara conquistando e creando nel presente e co– struendo giorno per giorno la città proletaria. Rivoluzionarismo, intransigentismo, anarchismo sono antitetici col sindacalismo, che è una cosa sola col riformismo. Il sindacalismo riformista e il socialismo. E' certo, però, che il socialismo si fortifica e si barrica sémpre più nei Sindacati, e che il partito socialista, come raggruppamento di ideologi 1 fa posto sempre più alla. politica proletaria dei Silidacati; Ja crisi socialista sta qui. Il Partito, come direttore spirituale della classe operaia, va a poco a poco scomparendo. Si pensi alle alte competenze, che dirigono - formalmente almeno - il partito socia– lista italiano!! In tutti i paesi, il Partito Socialista tradizionale fa sempre più posto alle rappresentanze dirntte delle organizzazioni operaie. Conquistato il diritto alla vita, i missionari devono far posto agli artieri. All'azione socialista bagolona e incompetente, il riformismo sostituisce una somma coordinata di sforzi, dettati da bisogni concreti e inspirati alla tecnica. All'azione astratta, indefinita, estrinseca, incompe• tente del Partito, esso sostituisce l'azione positiva, cioè, l'azione sindacale che vuole gli sforzi e Pazione cosciente delle stesse masse organizzate - operai e funzionari: - che non si limitano ad una pura lotta corporativa, ma affrontano la vasta azione sindacale, che abbraccia, come c'insegna l'Inghilterra, l'azione corporativa e l'azione politica in largo senso e at– tacca, ad un tempo, l'impresa privata e Pimpresa pubblica. Il proletariato sente tanto hene ciò, che è attual– mente sopratutto occupato a tracciare le mura della sua rocca proletaria. È per questo che, nell'attuale infanzia sindacale e riformista, l'interesse precipuo delle organizzazioni operaie è quello di costituirsi ed affermarsi) e passa, perciò, in seconda linea l'in– teresse per ogni altra azione non corporativa e per la stessa azione parlamentare . .Perciò i benintenzio– zionati tentativi dei socialisti, diretti ad attenuare l'asprezza della lotta economica, incontrano ancora la ostilità aperta o la opposizione passiva delle masse operaie, che stanno misurando le loro forze e devono imparare sperimentalmente l'estensione e Ja profon• dità delle resistenze. Jl movimento operaio nostro, con lo impazienze, gli ardori, le impulsività, le illu• sioni dei fanciulli, crede di poter abbattere gli osta– coli di un colpo e colpisce a diritta e a manca.. JI rimedio sta nell'esperimento, non nei tentativi estrin– seci di persuasione. La coscienza dei limiti e della misura nasce col consolidarsi della forza reale dei Sindacati. Perchè la forza, dice Bernstein, quando si tratta di paL·titi dell'avvenire, è educatrice, sviluppa il senso della responsabilità e insegna il miglior uso di se stessa. E 1 se noi vogliamo rappresentarci che cosa sia ri– formismo, non abbiamo che da guardare all'esperi– mento di Reggio JiJmilia, come alla più completa ap– plicazione dei principi e del metodo. Base dell'azione socialista è l'organizzazione di classe che assume tutte le forme pragmaticamente, senza apriorismi di formule e senza pregiudiziali teoriche. Ma quell'azione sindacale non si isola iu una solitudine eroica e mistica; cerca di valersi di tutti i mezzi e di tutti gli istituti per volgerli a proprio profitto. L'azione politica nasce e si fonda sulla base solida delle ne– cessità e dell'azione economica. Sindacati operai e Sindacati di funzionarì sono tutto il socialismo e tutto il riformismo; ed è vanto del riformismo italiano di aver prima sentito la forza socialista e l'alto significato del sindacalismo dei funzionari. FAUSTO PAOLIARI. LACRISI DEL SOCIALISMO MANTOV Una vittoria troppo belln - TJa " serrata ,, dei la– vorntori socia.listi - L'esperimento 1,oliticnntistn nell'organizzazione economica - lia. paura della llOoperazione, cioè la. im.uNt del socialismo. L'augurio, da mo formulato in queste colonne nell'ul- timo articolo,.cirea l'agitaziono dei contadini .Mantovani, si è avverato. Lo sciopero fu vinto rapidamente e senza sforzo, coeicchè la meraviglia dei vincitori è fone ancor più grande della loro letizia, e dello scorno e del furore della massa degli avversari. Però (e queste non allegre verità che io dico non hanno alcuna mira di critica verso i duci socialiAtl dello sciopero) però, come appare dalle cronache dei giornali 1 quell'agitazione, riuscita così celeremente e trionfalmente vittoriosa pei lavoratori, cova sotto la cenere e sarà ri– presa indubbiamente a breve scadenza. Le cause? Prima di tutto 1 lo sciopero scoppiò alla vi– gilia della mietitura, in plaghe in cui il raccolto del grano ha importanza ma9sima e quasi unica. I proprie– tari, presi con la corda al collo del bisogno, cedettero, salvo a meditar le rivalse, Morale: se un tempo, per scioperi piccoli e di breve portata immediata, il cogliere il momento del maggior bisogno del capitalista, per im– porgli i patti, era tattica di evidente e naturale bontà, oggi, per grandi scioperi cbe devon portare ad accordi generali e duraturi per un periodo d'anni, l'approfittare di quel momento critico dell'avversario ha uu valore assai relativo, e può recare questo unico effetto: di strappare concessioni che non saranno mantenute, e vittorie che saranno effimere. Altra causa, e principale: la ragione politica.
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