Critica Sociale - Anno XVIII - n. 12 - 16 giugno 1908
184 CRITICA SOCIALE Iogicnmente reclamarla per sè quando vien violata in suo danno; non sul labbro di chi parla come se vivesse in un mondo irreale, e deride o demolisce, in un pe'lsi· mismo negativo, tutta le coso che lo circondano 1 e sul terreno delle quali devo pur vivere, manovrare, attac– care, difenderui. Y'è una logica nella vita, ch'è l'unica vern giustizia e l'unica non evitabile nè placabile Nemesi. Forse queste constatazioni sembreranno giovare agli avversari borghesi del sotiali~mo mantovano, ma in realtà esso non porteranno ad essi alcun elemento effet– tivo di forza, all'infuori di quella ch'essi trovano nella debolezza dei socia listi. ]I reazionario cho viola la legge ò un porco - ciò ò paciHco e sottinteso - ma quasi sempre, quand'egli lo ra, e può farlo, è percbò v'è qualcun altro ch'è asino. 'l'ale è la vicenda nlterna delle umano cose ci delle forze sociali. E rlirlo apertamente può secca-re o scottare a qualcuno, ma è, non foss'altrq, una non inutile affer– mazione di puro marxismo. Dire ben forte che, quando e dove il partito socialista vien sopralfatto, la colpa è sua quasi sempre, e non d'altri, ò, per dio ! 1 la i11trm1sigenw più positiva) piì1 vera, e più utile. · O. Zrno1rn1. :PS. Jn un articolo di questo studio - 16 marzo u. s. - dissì che nel luglio 1893 la Federazione l\lantov ;1.ua aderì al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, " con– tro it parere (li E,wico Ji'el'ri w Ora il compagno Ferri mi scrive rettificando questa circostanza di fatto nel morto seguente: - Turati e Bis– solati, che erano intervenuti per perorar l'adesione, cbic• sero a Ferri che, risposta avrebbe dato, intanto, egli, personalmente. J~erri rispose che l'adesione gli sembrava 1Jre11rnl1tr(1 1 ma che, una volta posto il dilemma 1 egli non poteva che rìspondern sì, e consigliare la Federazione nello stesso senso. " F, fu cosl (continua il Ferri) che nell'assemblea. ge– nerale la mia adesione vinse le ultime resistenze 1 e fu votata l'adesione. u B fu così che, due mesi dopo, nel settembre '93 1 per essere coerente, andai al Congresso cli Reggio a fttro pubblica adesione a.I partito socialista. , 1 Jo a quel Congresso non assistei 1>orchòmilitare. Dai compagni che vi furono, sentii dir sempre che il Ferri comtJattesse l'adesione - il che (si noti bene) io rile\'ai senz'alcuna intenzione dl biasimo, ma solo por la storia. li compagno Ferri ammette che la crede\'11. vrematura, ma espone poi le circostanze del dibattito, e della. parte ch'egli vi ebbe, con lo parole che ho più sopra rirerito. o. z. HUOVE FORME ili AZIONE MUHICIPALE PREMESSA. Non occorre un occhio clinico particolarmente esperto per far la diagnosi del male che affligge la vita politica del nostro paese, in quest'ora.. Da un lato, il Governo - per amor di pace e pcr istinto di sua conservazione - si aggrappa ad ogni me1.1mccio pur di allontanare l'occasione di dibattiti fecondi, e si rifiuta di impostare i grandi problemi che, per la pienezza dei tempi, sarebbero maturi, pago solo di vivere anche rinunciando ad ogni dignità di vitn. Dall'altro lato, il Parlamento, cullato dal ninna-nanna governativo, soddisfatto nelle sue vanità piccino e nei suoi interessi particolari, si sprofonda volontiol'i nel sonno dei giusti, non turbato da alcuna dello grandi co1'renti di pensiero e di mdoni, non agitato a quelle rinnovatrici passioni che mettono fervore da battaglia nelle rappresenta.1rne politiche di altre nazioni. Il paese potrebbe reagire ed indicare, imperiosa– mente, le vie nuove da battern con passo svelto e riso• luto; ma 1 reso scettico, quasi pauroso di un intervento legislativo, troppe volte sperimentato inefficace o f;.ttale, si accontenta della politica dell'equilibrio e dell'ovatta, pur di essere lasciato in ~ace a volgere la sua attività nei negozi quotidiani. Iia c]asse Javo– trice, dilaniata nella sua magnifica. unità, o segue spensieratamente la rinnovata fronda della. declama– zione antiparlamentare, o si accanisce in un'opera. lenta di minuta costrnzione, di tratto in tratto scon– volta dalle incursioni dei " fitaurari " del sinda– cnlismo. Così quell'azione Jarga e profonda di 1·innova– mento politico che fu nostra gloria aver caldeg– giata e dlfesa e che anco1· oggi costituisce il sogno - un po' malinconicamente velato ~ delle nostre masse, langue, dopo essere stato prossimo a balzare, solidamente corazzata, noi cimento quotidiano delle cose reali. La legislazione sociale tenta, di tratto in tratto, qualche affermazione, ma, avversata dagli uni, dileggiata dagli altri, destinata, nella migliore ipotesi, pill a decora.re che a rigorosrunent.e correggere l'edi– ficio dell'organh~zazione capitalistica, porta nel na– scere i germi che la debbono infiacchire, per la gioia del capitalismo che la teme e dell'individualismo aerni.er cri., che può facilmente proclamare la ban– carottn. di 1111 sistema, dopo che gli furono spez– zate le reni e gli fu toltn. ogni salda virtù. :i\fa, mentre la nostra vita politica si impaluda sempre più nel gioco sterile df311e schermaglie for– mali e dei piccoli interessi, ò impossibile non scor– gere il minuto hworìo che, io dieci provincie diverse, tra ostacoli asprissimi, vanno compienùo alcuni gruppi di avanguardia della classe lavoratrice. Un'azione diretta, pertinace e testarda - l'unica veramente degna del nome - crea, giorno per giorno, con mi– rncoli di sacrificio e con tesori di intelligenza, orga– nismi nuovi, in cui il proletariato, oltre elevare il suo tono economico, tempra la sua volontà 1 si ci– menta nello difficoltà e nelle asprezze della vita reale e foggia le sue ca.pacifa tecniche e direttive. rn questit formidabile impalcatura di opero, più che sovra un evanescente sogno di palingenesi umana, i lavorn.tol'i, in un giorno non lontano, potranno ergere la loro rinnO\'ata azione politica. Questa minuta, oscura, multiforme opera di prepa– razione delle masse mei-ita ùi essere, coa ogni possa, assecondata, non solo pei beni economici che crea, non solo per le energie morali che sprigiona, ma perchò è l'implicita condanna della sterile e sempre rinascente speranza delle piccole minoranze, vittoriose colla violenza e coll'audacia. Jl[a occorro che la prepara.– zione non sia solo economica. Addestrando i lavora– tori a muoversi tra l'intreccio dei fatti economici, occorre non dimenticare che è indispensa.bile rial– :-:arne il tono intellettuale e morale, avvivando Pabi• tudine del raziocinio ed allargando gli orizzonti del pensiero. Non va scordato che, se il regime assoluto può vivere, anzi, prosperare tra una plebe di fiacchi e di incolti, il regime democratico ha bisogno, per non corrompersi o rovinare, di corpi baldi e di anime alte. Per queìt'opern di larga e profonda rigenerazione abbiamo aperta dinanzi a noi una via, che il potere centrale non ci contende, nò ci può contendere: il Comune. Servendoci di esso, possiamo agitare idee feconde, mostrandone il Yalore e la. forza. nelln loro applicazione p.atica, e creare istituti che diventino il punto di partenza, la premessa infallibile di ogni sviluppo futuro. Il mùmento mi pare propizio, sia por la presente sterilità. di buona parte dell'azione parlamentare, sia per la hnga simpntia da cui - anche per ragioni storiche - la vita comunale è circondata, sia ancora
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