Critica Sociale - Anno XVIII - n. 12 - 16 giugno 1908

180 CRITICA SOCIALE ----------------------------- darci Il \'o,tro contributo di energia o di dialettica. Sarà dol remini9mo plì1 efficace di tuUi gli ordini del giorno dol Congresso di noma. J'ostro der:.mo 0. A. A~DRU:Ll.1. Secondo il 1•rof. Andriulli, siamo dunque perfet– tamente d'tlC<"Ordo. i potrehbe chiudere il duello incruento collo stringerci la mano, e troncare sen– z'nltro la •liRcussione. Scnonchè, come in quasi tutti i dibflttiti, ncll'nppnrcntc accordo ~ia-:cu_n~dei contendenti rimano in fondo della propna op11uone, nttenuntn, so Ri vuoll' 1 ma non molto modificata. J•: ìnfotli fìnd1t' si tl'Httn di ammettere una legge fondamonti;lo dolht vita come la lotta per l'esistenza nrn.tcrinlc iutc>llcttunlc o rnornle, legge che subiscouo tutti gli ~omini o tutte le classi sociali, e alla.quale uon possono sottr111·si lo donne so vogliano rnuo,•oro idla conquistR. dei diritti ohe lo torranno dallo stato di eterne rntnornnni o di interdette per incapacità o doflcir'mm · oppure lìnchò si trntta di riconoscere un ru•~ioma c~1110<1uollo ohe non si possono vincere le battuglio sen:rn comhattoro; non qui possono anni– dar11i vero divergenze di apprezzamento, neppure a !H'Ol>Ositodel movimento femminile, che s'im~one orrnoi in tutta l'Euro1rn. ed occupa di sè l'opinione pubblico, i 1rnrtiti poli1ici e ~li stessi GoYerni. No, professore Andriulli, non è il lato " estetico ., o 11 antiestetico ., delle rivendicazioni femminili, che pOSSll prestare una 1111<mre particolare al punto di ,i~ta maschile e femminile. Anzi, a disegno, non lo rilevai nel vostro 1>rimo articolo, perchè mi pare,·a il lato meno sNio della quesLione. Come volete che si pnrli ~ul serio della bellezza., della femminilità, delle muuino bianche e di tanti altri ornamenti fem• minili, C'he Hi suppongono minacciati dalla 1>artcci- pazione elfl-ttivn nlla vita sociale e politica, quando milioni di donne che hlVorano sfioriscono prima di sbocciiirc, 11011 hanno t.<'mpo, non dico di curare la propri" persona, 111tl neppure di riposare, a trent 1 urrni 8ono sposso esaurito o quusi inabili al lavoro, come colpito dn vocohiilirt J)rccocc? Le u belle manine ,, sono 1111 dono dello poche privilegiate che abita.no i pi1111i piì1 clovrtti della pirnmido sochde; la maggio– rnnzn delle douno lo ha incallite ben presto, se sono opomio o co11tadino, e molto sciupate se appartcn• gono nlla piccolft o media horghesia, doye la donna laYora corno un vero animalo domestico da mattina a. sern, e lo tocca luvarr, stirare cucire, badare alla cucina o scn•i1·c tutta la famiglia. Con questo non intendo che la bruttezza sia il re– ta~gio dello donne che lavorano, tutt'altro j ma certo esse difficilmento 1>ossicdono quei requisiti estetici della bellezza fìsicu e morale, che piacciono agli esteti cd ai letterati. Btl (, 1>rccisamente rispondendo ad uno di corlesti esteti, che la F'ebea, con fine ironia, ossen•a,·a ngli antifoministi vecchio stile, che ch1 desidera la donna " fiore, 1>rofumo, astro e poesia Yivcnte II dovrebhe prooun1rle anche tutti gli agi della l'ita; o quale donna, domanda essa, 0011 pre• ferirebbe un posto così pil\ce,•ole a quello di tele– fonista o d1 dattillografa? E qual uomo, rincalzo io, non prefedrebbe vivere di rendita, an:tichè salariato; o impicgatuccio privato 0 1 mettiamo pure, civile~ Lu tc11denza nl parassitismo non è una privath•n della do1111a,ma n.llorn questa non ò più questione di sesso, sibbeno cli clnsso, cd cntriomo in tutt'altro campo. . .. Snrei stata ben lieta cli riconoscermi in fallo per aver l\ttribuilo g'rntuitnmente al prof. Andriulli il l)l'CJZiudizlo C'Ontro il pareggiamento delle retribu– zioni del lavoro femminile nelle industrie, negli im· pieghi privati e dello Stato, e nell'insegnamento. Ma neppure le sue ulteriori clelucida~io":i _riescono a dimostrnrlo tmmune da codesto pregmd1z10. Quanto al pareggiamento degli stipendi delle in– segnanti, 1n1rriconoscendol_o g:iusto 1 egli non lo tr~,·.a possibile per il Comune d1 Firenze I_>~r le nece_ss1tà fìnanziarie cli quel bilancio, e su c10 nulla \'I sa– rebbe da obhicttare. Ma egli si sforza poi di giusti• fìcare l'opposizione dei maestri contro il pareggia• mento degli stipendi, per due altri motivi: 1°. per· chè lo sti1wnclio llclla donn,t è stipendio c~mplemcn - taro noi bilancio d'una, famiglia; 2° perche la donna ha sempre meno bisogni dell'u~mo. E sono precis~– mentc lo vecchissime obbìeziom dell'econonna poli– tica borghese, ,che cerc~va un~_ ~ecente 1fiustifi~;L· zione ai l)llSiliHsimi salai'! femm1011! nelle 111dustr1e. r 2!.I insegnanti runmogliati, cli c~1i 16 co,~ donn_e seuza alcuna professione, e le 22 mscgnant1, mart· tute tuUo co11uomini oho guadagnano 1 mi r>are siano cif'ro troppo esiguo per trarne un cr~ter_io ge~1e!·nle circa il 01tl'IIUoro oomplcmcnta,·e <legli st1pomh lem· minili. Quanto sono, converrebbe sapere, tutte _le in• segnanti a l1'ironze '! F: non basta.. l\la quan~e d1 ess~ sono il sostegno d'una n111d1·0vedova 1 eh fratoll_, minori orfani di padri, quanto le vedove con figh, quanto separuto dai mariti, e quaute vh•ono sole senza alcun soste~no cli famiglia.~ Mn il pror. Andriulli ripiega subito sull'altro corno del suo duplice arg-omcnto : i minori bisogni della doom\. g. chi li determina, di grazia? Certo, anche le maestre sentirehbero il bisogno, dopo rincasate, di riposare, di istruirei meglio, di passare qualche ora più lieta al teatro o ad un concerto, ~nz_ichè oc– cupardi della pulizia della casa, del vest1ar10 e del desim1re. I hil'iogni sono molto relatiYi, mutano qua– litativarne11te colltl evoluzione psichica e morale, o non dipendono come si vorrebbe supporre, dalle leggi orgauiche che' differenziano i due sessi. L'agitazione dei nmestl'i contro il pareggiamento non trova duu• que altrn vera spiogaziouo che il timore della con– correnza o liL 111in11cci1\ di esserne forse eliminati del tutto nollc scuoio primarie. Sopratutto si deve insi– storo sul p1u·og-ginmcnto degli stipendi per le _donne impieguto dello StiLto e del Comune, perchè lll un 1·egimo do111oon1tioo non può clurarn a lungo un'iui• quità così p11,\eso qunl è) lo sfruttamento del lnvoro fomrninilo ud opcm dogli l~nti pubblici, che sono o dovrebhel'D 08!-.ICro 1•:nti morali. Do,·e invece si tratta elci salari dell1indu::;tria libera, la questione è molto pili cornplcssn, dipendendo da troppi coefficienti cli iudole economica, <falla forza cli organizzazione del proletariato maschile e femminile, dalla resistenza oculata o tenace delle forze organizzate, dalla pro– duttività ma,::gioro o minore delle induetric, dall'es– sere 1'11ulustria sul nascere, oppure dall'a,·er essa r,1ggiunto un considerevole s,·iluppo, ecc. ecc. Questo 1►areggittmento, cho ò molto più difficile a raggiu~– gerc, il pror. Andriulli lo concede con grande fam– litù notnnclo però che in perjodi di crisi e di licen– zia~1enti lo donne sarebbero le prime ad essere get– tate sul lttstrico, 1>erchè, ,t condizioni eguali, hanno una forza produttiva minore. Oru anche questll ò un'altra delle obbiezioni, di cui si 'ra rorto la horghesia per giustificare lo sfrut– tnmento maggioro della mano d'opera femminile. Ma è notorio ohe 11maggior numero delle donne salo.– dato nollo g"rnndi inclusti·ie sono impiegate nelle in· dustrio tessili o vi superano gli uomini in tali pro– pon~ioni, cho, se in periodi cli crisi si volessero li– ccnziuro le donne, ciò significherebbe la chiusura. complotn dogli atabilimenti. Non ho sotto mauo sta• stisticho 1·cccnti cieli' industria tessile italiana, llll\ soltanto pochi nnni fa. Yi erano adibite supergiù 180 000 doune di fronte a 30.000 uomini o poco più; data tale propol'zione, rìe$Ce un'ironia la minaccia ciel licenziamento delle Ol)eraie.

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