Critica Sociale - Anno XVIII - n. 12 - 16 giugno 1908

CRITICA SOCIALE 19l tatte lo tradizioni e i primitivi rnttori d'incivilimento delle genti italiche: non è qui il 1>ostodi mostrare quanto cose, che si credettero importate, sono an– tichissimo 1>atrimonio locale. Un nito sentimento di sicilianib.\ è por conseguenza fattore di un completo sentimento d 1 italianitll 1 come quest'ultimo conduce al sentimento di frntollanza univer1:1ale, essendo l'I– tRlia, come affermava Vietar Hugo, l'antica madre dei geni e delle 1rnzioni. (Continua). s. CAMM.\HERI-SCURTI. h1ria11doci questo articolo i11 co11li111wzio11e CUi suoi studi sul lati(ondismo in S1cilia 1 l'autore ci p,-tgara di ringra– ziare pubblfcammte l'amico e collaboratore avv.. Veuccio R11iui 1 1m· ,,ven, 11d N. 10 llella Critica, trattando delle affUta11ze collettive, t·ilecato t'lml)ortanza politica e sociale del movimento conladin() del 1'ra,pa11ese; ma al tempo stesso desirlcniva, venisse notato come il mel'ilo principale di quel movimento, anche pih vhe a foi Camma,.eri 1 debba essei·e a.scritto a Giacomo J.1fo11lalto, orga,1/zzato,·e infaticabile, e alla II coscienza meravigli()sammte 81U11ppata e lucida di q1'egli operai e contachni autentici che, nelle campagne di Mo11te S. Giulia,10, di Paceco, di Trapa11i 1 di Calatafimi, fo,·ma,io la spi,ia dorsale della promettttil_e organizzazione n• " Viene dai campi - soggiungeca il Cammareri - il se– gretario della Federa::ioue 11rovinciale delle Cooperative, Nicolò Raiti 1 il f1wilato di Castellt1lZO. l'ime dall'umile offlci11a di fabbro di carl'i fl Leonardo Ferrante, segre– tario della Coope,·ativa agricola di M,mte S. Giulia110 1 la maggiore J}e,· estensione di terre e per 11w,w·o di soci. n Diamo atto all'amfe-0 Camma,·e,·i di q11este sue dichia– rnzionl, elle 011ora110altamente il suo spirito di giustizia e di Bolidarielà ,itl com,me lacoro. LA CRITICA. Critica Soci:,lo e A,•anti!: pet· l'ltal-ia, anno L. 22, semestre L. 11. SOCIALISMO IDE.ALIST .A ? (1as1,o:;la, <i Giu,seppe Jtenst) {1) Socialismo idealista! Una nuova tendenza?! Pa– reva che no avessimo già di troppe! Al piìt presto dunque un nuovo integralismo che, da esperto con– tabile e da pili abile ciarlatano, tiri lo somme e sta– bilisca la media fra il soch1lisrno nrntcriulista e il socialismo 1llcalistn. " Venga il Regno (H. maiuscola) tuo; si avveri nel mondo J'ordinc 1 lo. logica, Ja ra– gione ": ecco la preghiera, la quale raccoglierà que– sti nuovi salmodianti, che u potrnnno compiere per " virU1 dello loro credenze filosofiche (I) un 1:Lttodi " fede socialista 1>iùsicuro, inconcusso e fermo, di - quel che possa mai compiere un socialista mate– " rinlista ,,. I•~ non sarebbe stato il caso di turbare i sogni al– trui di una conciliazione fraterna fra. ti socialismo o Dio, se non fosse appena. necessario osservare che la concezione storica di Marx non è precisamente quella che il sig. Rcnsi I un pochino audace vera– mente, credo: qualche cosa di non molto diverso <lalln dottrina dellu. provvicLenz(i divina, di una sto– ria emanaziono cli un cjiscgno prestabilito che deve compiersi con l'a.,,vcnto del Uegno di Dio. ( 1) (l, ltt:N'II: Il 80('1(1/110110 e Dlo. lii ('l' l.tl( '(I .'i/()("jUlt, 1° m11gglo li08, - La 11ubb1tra,10110 d1quuta rl11ioata. ru ritardata dalla Uraonla dello lpaz\o. (.Vota della CRITICA)- . .. Chi scrive vede nel movimento neo-idealista una reazione in parte giusta al fucilo e comodo positi– vismo, in quanto questo avr('hho voluto sostituirsi ciel tutto al JH'tsto della filosofia; tien fede cioè a quella distinzione, fra le diverse attività. dello spi– rito, sostenuta dal Croco, por cui il pensare filoso– fico rimane sempre una forma n sò della nostra vita spirituale, che non 1mò confondersi con il risultato ultimo, con la elaborazione sintetica dei dati delle di\'erse scienze fondato nella osservazione dei fatti. Ma non sa1>rebbeaffatto trovare noi positivismo quella insufficienza. o quella manchevolezza essenziale che, secondo il Renai, sta. in fondo ad esso o che consi– sto noi volersi fondare esclusivamente sui fatti senza tener conto dolFatti\'ità elci pensiero. Presupposto questo, che si risolve in una contrnddizioue, in quanto lo stesso positivismo, noi risalire dai fatti alla legge, è costretto a rico11osccro, cioò a ricorrervi noi fatto, quella attività elaboratrice o coordiuatrice del pen– siero, senza. di cui la riduzione doi fatti in leggi sempre più generali non sarebbe 1)0ssibile. lo non so, veramente, che il positivismo abbia voluto dare tale importanza ai fatti, da non ,•eder nulla accanto ad essi e da negare la realtà della. ragione, dello spi– rito, dell'intelligenza, fino a non comprendere nep– pure, che u: nessun fatto ci ha mai mormorato " ali' orecchio una le gge "; - che "' la legge: i " corpi sono attira.ti dalla terra, non è un fatto " del mondo oggettivo, non ò una cosa che cada. " sotto i nostri sensi ; è unn creazione del pensiero, u: che questo stesso immette nel mondo esteriore ,, o simili storie. Un tentativo di qt.1esto genero, di riduzione di tutta. la realtà ai fatti esteriori, sarebbe tanto as– surdo, quanto a me paro l'altro opposto (per quanto questo abbia costituito l'assunto di quasi tutte le filosofie), di identificare tutta. la sostanza del mondo con In sostanza del pensiero, nel senso che tutto il mondo esteriore non sarebbe " nella sua essenza in– " tima che pensiero vivente ,.. Ha troppa fretta il Renai quando conchiude che, " so il mondo esteriore si presta ad accogliere le u: leggi logiche che immetto iu esso il pensiero, se " ad esso si piega e risponde, so con osso i suoi feno• " meni coml•aciano, allora vuol dire poichè non " combaciano cho lo coso identiche - che la so– " stanza del mondo è identica a quella che è la " sostanza del pensiero: solo così, infatti, si può " spiegare che quello si lasci irn1>rontare e perva– " dere da questo, solo cosl si può spiegare la cono– t,; scenza. n• 8 che significa che il mondo esteriore si presta ad accogliere le leggi del pensiero ? Non potrebbe, per caso, essere il pensiero ad accogliere i fatti esterni cd a farne oggetto rtella. propria. attività. coordina– trice? 11 Uensi tutto questo, nella fregola di arri– vare alla aua conchiusione, non lo dimostra alfatto. l'aro che egli veda nel pensiero qualche cosa a sè, che costituisce delle leggi indi1>011dentemente dai fatti del mondo esteriore, il quale, a sua volta, ac– coglie lo leggi foggiato dalla intelligenza. I feno– meni esteriori combaciano con lo leggi, proprio come se ogni legge, nella sua fornrnzionc, non sia. partita da un clitto fenomeno e non lo segua nelle diverse fasi, come so la leggo non sin il riflesso ciel fatto, cioè h.1. olaboruzione intellcttuf\lO clol f!l,tto. Niente cli tutto ciò. Por il H.onsi pal'rebbo che ci fosse da un lato il pensiero che fahbrica leggi, dall'altro il mondo esteriore che le accoglio. E, so questo si presta ad accogliere lo leggi che il pensiero ,·'immette, bisogna conchiudoro che lo c.luo sostanze sono identirhe e che tutto il mondo è pensiero vivente. li fatto, poi– cbè si lascia ridurre a. forma di pensiero cioè a legge,

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