Critica Sociale - Anno XVIII - n. 11 - 1 giugno 1908

166 CRITICASOCIALE minante degli impiegati (consumatori tipo) diede il colorito fondamentale al blocco ed attrasse in esso i socialisti; a )filano i radicali e liberali sono - si dice - principalmente esercent-i, e cioè contro la din:ittiva dei consumatori. ]~ sta bene: non discuto gli elementi di fatto 1 tanto più che non ne ho piena conosce11za, nè ho veste µer entrare in un dibattito che deve svolgersi tutto all'ombra del Duomo. Non vorrei però che ora, per una facile epidemia. imitativa, sbucasse fuori, dappertutto, l'idea che la politica dei consumatori è di marca socialist.1., e che adottarla vuol dire intran– sigenza. Ciò è molto lontano dalle menti quadre degli amici milanesi, educati allo sperimentalismo sereno di Ji'i\ippo Turati; essi non generalizzano il " caso " speciale; ma i contagi sono così rapidi e ciechi! Stabiliamo dunque, anzitutto, che in queste ma• terie non ci sono brevetti e eh~, in ogni modo, COl\10 prima origine, la politica, dei cousumatori è stata formulata e sostenuta a base di lotte amministrative in un campo di impiegati e radicali, affine al socia• Jismo, se volete, ma non socialista. E 1 se dalla po– sizione teorica emerge qualche pill frequente conse– guenza, questa - a parte speciali contingenze di ambiente ~ è la formazione di agglomerati eletto– rali più ampi del solo partito socialista. * * * La politica (non l'ho mai voluta chiamare partito) dei consumatori eccede le basi della classe, di cui il partito socialista è esponente per definizione. l lavo• ratori sono anche consumatori; ma le due figure economiche, " lavorntore ,, e " consumatore "' si acutizzano in elementi ed interessi) che sono di,•ersi e possono essere antitetici. È evidente che i mura– tori, come lavoratori, hanno interesse a guadagnare salari sempre più alti, ma non so se ciò coincida sempre con il loro interesse di consumatori di case. T consumatori non fornrnno una vera classe, a contorni ben chiari, .come gli operai o sitlnriati di fronte ai salarianti. Questo è un puuto che non volle vedere l'amico Petrocchi, il qunle mi canzonò con tanto garho sulle colonne della Critica. [ con– sumatori, pill che una classe nell'accezione comune, costituiscono una categoria mobile; e non si arriva ad ntt'errare orli ben netti anche r;e, approfittando di u11a recente teoria del Landrr, si considerano a parte i consumi popolari nella dualità essenziale: " mangiare e dormire ". Bisogna - rinunciando a foggiare un altro rapporto di classe marxisticamente inteso - entrare in un antagonismo i;nodahile di interessi, che forma un ben pill complicato tessuto sociale. 'l'ra revisionisti ciò conterebbe poco. In ogni modo: se dei consumatori, come categoria economica, vogliamo trovare il correlativo sociale e politico, cioè un quid più tangibile ed immediato, non lo troviamo nel .: proletariato " o nel ceto operaio, ma in• un insieme di contenuto più largo. Io, per es., per designarlo, ho rievocata la vecchia figura del " popolo minuto ,n che, non ostante il suo sapore medioevale, è ahbastanza chiara, cd ha una tradi– zione comunale per gli italiani; altri ha usate altre designazioni. Comunque: i consumato,·i sono qualche cosa di pit't -dei lavoratori, anche se, cou l'abilità dello Schiavi, si fa rientrare senz'altro, in questi, " gli operai della penna e del pensiero ,, e tutti i professionisti, parecchi dei quali possono avere va• Jore e carattere sociale e })O!itico ben diverso dai lavoratori manuali. Nel conglomerato sociale dei consurn.atori, oltre agli impiegati (che sono il tipo 1 per la fissità di re· tribuzione e la mancanza di rivalsa), entrano gli operai, i piccoli professionisti, la gente (li scarso reddito; non tirerò dentro anche una fetta di eser– centi, per quanto, atteso il primato della questione edilizia, siano pure essi orientati dalla pressura dei fitti. È tutta una folla democratica ed un esercito elettorale più vasto di quello in cui si reclutano di solito i socialisti di partito e delle elezioni politiche. Vintransig-enza (a prescindere sempre dal caso di .Milano, che non g-iudico) rischia di dh•entnrc una transigenza sostanziale di idee, o tutt'al più una intransigenza a scartamento ridotto sovra un pro– gramma transigente. . * * l\la lasciamo stare le disquisizioni - che vogliono dir relativamente poco - sulla composizione sociale dei partiti; e vediamo a che cosa tenda la politica dei consumat.ori. Risposta obbligata: a sopprimere gli intermediari. Della antitesi - di così enorme importanza - fra produttori e consumatori non si parla in questo campo comunale, neppure di soppiatto, µer la cam– pagna contro i trusts, che vorrebbe il signor Pietro Freschi ('l'empo, 21 maggio 1908). La politica del consumo consiste nel 1~onvergente vantaggio sl dei produttori che dei consmmatori, accostati a diretto contatto, risparmiando il costo della mediazione. La lotta quindi è contro gli intermedia,ri. Ma bi· sogna intendersi, e non basta seri vere 1 ' dalli all'e– sercente! " sulla bandiera per avere un programma. Un mio 1 pur valente, collega di Roma vuole abo– lire i mercati e far la. spesa delle ciliegie e dei broc– coli sull'albero e nei verzieri. Non è. un po' troppo, e non si rischia di idealizzare forme economiche addirittura della preistoria? Gli intermediari vanno distinti nelle principali categorie, di grnssisti e dettaglianti. Pei primi - hagarini, accaparratori, aggiotatori - abbiamo ua discreto numero di fulmini nei nostri discorsi; ma càpita spesso che l'immediato sforzo si rivolge ad– dosso ai piccoli, ai bottegai, agli esercenti; perchè è relativamente più facile lottar contro essi con lo sviluppo cooperativo e con l'azione municipale, che li prende di mira a mezzo del1 1 arcaico calmiere, di misure di polizia, delle patenti di concessione, ecc. I frutti però sono molto incompleti per questa via: ce ne siamo accorti, ad es., a Reggio Emilia. dove il cooperativismo, sorretto dal Comune socialista, danneggiò e spaventò i bottegai piccoli, stimolando la " grande al'!nata 11 ; e ci si accorse solo dopo della necessità di combattere i grossisti, che in fondo avvantaggiavano della sostituzione delle Cooperative agli eset·centi mi,mtfi e della riduzione (li questi. Sembra dunque che un metodo democratico di azione sul caro-vivere non debba aver ombra di riguardo ai signori esercenti; ma, per prima fase, gli convenga compiere lo spodestamento dei grossisti– bagherini, mozzando le unghie ai re ùel mercato. In questa prima fase, senza cercare (tutt'altro!) l'appoggio dei piccoli intermediari e senza fare la loro politica, si delinea per forza la divergenza in– terna degli interessi tra i piccoli ed i grossi e 111. lotta contro il bagarinaggio può compiersi in pii.1 favorevoli condizioni. Qufu1do avremo liberato i piccoli dal giogo gros– sista, che essi tollerano a stento, cominceremo una nuova fase di azione che vulnererà più dirnttamentc il ceto minuto degli e~ercenti; ma allora saranno più forti e più padroni del mercato, senza contare che, cercando di ridurre il numero degli intermc– diarì) dovremo pUl' agevolare a molti di essi, che sono povera gente, una pili adatta e proficua utiliz– zazione sociale. Non si dica che la distinzione delle due fasi o momenti è teoretica. Stiamo attuandola a Roma, ove abbiamo le simpatie e gli aiuti dei dettaglianti nel•

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