Critica Sociale - Anno XVIII - n. 8 - 16 aprile 1908
124 CRITICA SOCIALE ogni sera al paese e vi si fermano nei giorni della disoccupazione. J[a gli accentramenti cittadini dònno pure i fo– miti della degenerazione morale, ed alimentano con le pompe chiesastiche il pregiudizio religioso. Noi siamo per il frazionamento della popolazione agri– cola, norl in case sparse, ma in Uorgate vicine 1 dove però si trovi tutto il necessal'io alle piil elementari esig-enzc della vita civil~, e gli scambi con i mag– giori centri da una par:c e con le varie contra.dc campestri .dall'altra sieno facili e rapidi. In una pa– rola, non vogliamo che i contadini si disperdano ad inselvatichire nelle inospit11li campagne siciliane, perchè in questo caso preferiamo gli attuali accen– tramenti citt adini; ma v o;:rlinmo che i mezzi della vita civile si diffonda.no o si avvicinino fino alle 1>iù umili e lonta ne borgate. Alla cattiva distribuzione dei paesi fa riscoutro !a più ingiusta e paziesca distrihuzione territoriale. Si hanno in Sicilia Comuni sonia territorio, Comuni pir.coli con territorio cstesis~irno, e grossi Comuni con territorio ristretto. Si ho,nno Comuni col terri– torio rotto in più p,nti o con filtro territorio nel mezzo. I servizi scolastici, d'igiene, di pubblica si– curezza e di giustizia nelle campagne riescono molto difficili a causa della disgraziata. distribuzione ter– ritoriale. Le vicende storiche e la feudalità in cam– pagne così ineguali, lo scomparire di molte città antiche e il sorgere delle nuovo e recenti, do\•evano generare il disordine suddetto. fl rimedio, che una recente agita1,ione ha richiesto, per il conguagliamento dei territori togliendo forzo• samonte il soverchio ad un Comune per cede!'lo al Comune confinante che non ha sufficiente ténitorio, sarebbe solo attuabile sotto un regime dispotico. Nessun Comune vuol cedere un palmo del proprio territorio, ed è pronto ad ogni resistenza. Qualche do1mtato è sollecitato e minacciato in senso inverso da due Comuni dello stesso Collegio, che si conteu• dono un lembo di territorio. Il Governo, in tali ver• tenzc, deve per forza la\'arsi le mani. Per conguagliare la distribuzione dei servizi pub– blici ci sarebbe minoro contesa: anzi, per alcuni servizl, i Comuni vorrebbero il territorio ristretto. La conteHa sorge pil'1 aspra per la sovrimposta co– munale spettante ad ogni Comune sul proprio terrì• torio, che 1 diminuito, scemerebbe l'entrata comunale. [ bilanci sono tutti insufficienti ai necessari servizi pubblici i e questi si sono sviluppati sulla maggiore o minore sovrimposta fondiaria. fmagiuarsi ee sii\ tollerabile restringere magari il ser\'izio della handa comunale in seguito ad una diminuzione di territorio ceduto a.I Comune confinante! Ma il rimedio c'è, attuando il progetto esposto in altra parte di questo studio, cioè, abolendo i tel'ri– torì comunali per quanto riguardtt. la sovrimposta, e passando tutta l'imposta fondiaria alle Provincie porchò la spartiscano fra i vari Comuni in propor– zione delle rispettive popolazioni e ne trattengano una parte per i bisogni più sviluppati dell'azienda provincia.le . [ territori comunali, non avendo piì.1 ca.• ruttore fin anzia.rio, si conguaglierebbero con mi□ore difficoltà nei riguardi dei servizi 1>ubblici. . .. TI problema territoriale in Sicilia. ilwolge quello della colonizzazione interna . Ahbiamo visto come qucRtn non si estenda, ma.lg- r;ulo le facilitazioni della. viabilità, o riesca i mpediti~ da tutto l'ordinamento latifondista. Le immense irnpedici ora deserte sa.– ranno colonizzate sol che passino dalle mani dei feudatari io quelle delle Associazioni dei lavoratori. 'l'utti i progetti per colonizzare l'interno dell'Isola. sono riusciti lettera morta, perchè o assurdi o sciocchi. Lo s1>ezzamento dei latifondi, sempre pretesj invano dai Gracchi a Crispi, è ineffettuabile ove la 1rntura fisica. e l'interesae si oppone j e contro tale utopia non un argomento spicciolo noi opponiamo, ma tutto questo studio. Il latifondo siciliano non va spezzato, ma nella sua. interezza. socializzato. 11 progetto migliore fin qui presentato di coloniz• zazionc interna per tutto lo Stato italiano, a giudizio nostro, è quello di Pantano. ).la anch'esso, perchè monco, sarehbe riuscito inùffìcace per la Sicilia. Ad ogni modo il Parlumento di lor signori non l'avrebbe mni approvato. Esso dà. un colpo decisivo alla men– zogna. della ripartizione censuaria delle terre pub– bliche o deg-li Enri morali i per la quale censuazione, con evidente sohillazione da.ll 'alto 1 ove si crede ar• restare la marcia ciel prole tariat o opponendogli una più numerosa. classe di midcri ma conserva.tori pic– coli possidenti, lottano ancora intere popolazioni, fra cui pii1 notevoli in Sicilia quelle che vogliono dividere lo Stctfo di Pi-dagonia. - Dic<•si Stato un vasto co111- 1>rensorio di terre appartenente ad una fa.miglia, ad I un Ente morale o ad un Comune. Dopo la usurpazione delle terre pubbliche o sog– gette ad usi civici; dopo la ladresca censuaziono delle terre ecclesiastiche passate al Demanio, contro la quale solo il Garibaldi protestò, ma senza dire ciò che si doveva fare, perchè mancava la ,·oce CO· sciente del proletariato rurale, a fa,•ore del quale si clicevu. di ripartire quelle terre; dopo il fallimento della piccola possidenza che si voleva estendere o la ricomparsa del latifondo privato sul latifondo ecclesiastico o demaniale; si reclama ancora la me– dioevale quotizzazione enfiteutica delle terre delle Opere Pie, perchè si perpetui la forma detritica ciel diritto "lla terra. [ farfalloni politicanti sohillano la incoscienza del misero contadino avido di posdederc qualche ettaro di terra, che dopo pochi anni passa nel arrotondare un nuO\'O latifondo assai più difeso dal violento diritto di proprietà pri\'ata; iu,•ece quel latifon1lo, in mano dell'Opera. Pia o del Comune, riesce piì1 facilmente conquistabile dall'organizzazione dei contadini. rn Sicilia, oltre alla vecchia agitazione per ripar– tire lo Stato o territorio di Pa.lagonia che si appRr– tienc ad una fidecommisscria a f!lvore dei poveri di Palel'lno, si va inoculando altra simile agitazione nei contadini di Terra.novu per la ripartizione enfi– teutica delle terre (antichi campi geloi) possedute dall'istituto Pignatelli. Oh, perchè non si va ugual– mente a domandare la ripartizione di un qualsiasi h\tifondo privato, difeso dal brando della legge, dalla. stola del prete e dalla carabina del campiere? - l~,•iclentemente per viltà. [ socialisti devono contrastare con ogni possa tali progettate ripartizioni e so1:1tcncre invece le conces• sioni collettiYe di detto terre a v11ste associazioni di lavoratori, con cui quotizzare non la proprietà, ma Puao delle terre stesse. L'obbligo nei socialisti dell'l"sola è accresciuto dnl fatto che il siciliauo Pantano aveva, nel suo progetto di colonizzazione interna, secondo le giuste \'Cduto moderne, respinto in maniera recisa il falso principio della. ripartizione enfiteutica e avanzate proposte corag-giose a favore delle associazioni di lavoratoti che assum:rno in af– fittanza collettiva. o iu collettiva enfiteusi le terre de!!li rnnti pubblici, delle Opere Pie e dei privati. Quel progetto concedo in uso temporaneo alle HS· sociazioni agricol<' le terre incolte dì proprietà dello Stato, clichiarnte suscettibili di colonizzozionej isti– tuisce un vistoso l!'onrlu urt::ionalc per le sov– ,·enzioni dei colonizzatori; 1-unmette che i fondi ru– stici delle Provincie, dei Comuni, delle Opere Pio e tle:,:-lialtri l~nti morali potmnno essere concessi in enfiteusi o in affittanza collettiva a Cooperati,•e di lavoratori; e concede che sieno ammesso a fruire del credito presso l'Istituto di colonizzazione interna
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