Critica Sociale - Anno XVIII - n. 4 - 16 febbraio 1908
CRITICA SOCIALE 53 e nel campo economico erano state ottenute nel moto concorde del 1900 e del 1901,andaronoin parte disperse per la infatuazione di nuovi miraggi e di nuove vie, che era in fatto una ostinazione nelle vie vecchie e suj)erate dai tempi. )lentre occorreva, in previsione dell'immancabilo con– tr'attaeco borghese, preparare tutto ciò che valesse a consolidare i nostri progres:'.li e a conservare i frutti delle vittorie; mentre occorreva fissare certe conquiste nelle leggi rnercè l'opera parlamentare, premunirsi contro la disoccupazione e contro il rincaro (le due forme pre– cipue della rivincita capitalista) mediante la. Coopera– zione di lavoro e di conèumo; mentre insomma occor– reva prevedere e sbarrare le vie per le quali la borghesia meditava rifarsi del terreno perduto, e fronteggiarla con una tattica nuova, agile, libera da pregiudiziali j il pro– letariato i,ocialista si è fermato a deridere come inutili 1•iformette (altra mal inventata parola!) tutto ciò che poteva giO\'argli, e s'è incappo.nito nell'arme dello scio– pero senza 1-1ensareche, appunto perchè 038'1gli aveva Rervito bene per l'addietro, avrebbe perduto molta della sua efficacia dappoichè la. borghesia avea appreso a di· fendersene in ragione diretta delle sconfitte che ne aveva ricevuto. 'E così, gettando un tempo prezioso, si arrestò a far pompa di forza proprio quando e quanto più l'andava perdenrlo, e si divertì ad ostentare minaccia che poi non sapeva mantenere, e a screditare i suoi rappresen– tanti in Parlamento, e le sue stesse organizzazioni e i 1rnoi uomini, in una vera megalomanìa da suicida. •*• Sarebbe curioso da studiare con quali sottili legami, e per quali nnalogie apparentemente paradossali, la tendenza rivoluzionaria ferriana - stadio primitivo di socialismo, concezione elementare, rettilinea, e sempli– cista del fenomeno - abbia dato vita, o per Io meno abbia offerto le condizioni favorevoli di sviluppo, alle deviazioni più audaci, che poi si rivolsero, ingrate!, contro chi le aveva, certo inconsapevolmente, riscaldate nel suo sono. Sarebbe interessante seguire, secondo la teoria degli estremi cbe si toccano, come la psicologia rivoluzionaria ferriana (così profondamente catt.olica e democratica, nel senso particolare del vocabolo, riferen– tesi alla concezione e al costume dei vecchi partiti di <lemocrazia) abbia covato i germi di quelle pazze aber– razioni, di quelle ultime conseguenze sindacaliste ed anarchiche, che non soltanto si credono e si presentano esse éome il 110,i pltlB ultra del socialismo, ma i;ono anche ritenute tali da molli, cui esse appaiono quali uno stadio più progredito e oggidì prematuro, anzichè, come sono in effetto, un'involuzione e un ritorno a forme già superate. Per intendere questo fatto, cbe riuscl senza dubbio doloroso e inatteso al teorizzatore della tendenza e del metodo rivoluzionario, bisogna badare non al con– tenuto dottrinale della concezione ferriana, il quale di per se stesso non è che una variazioue verbale di cui i Jabriolisti, sconoscenti, si dlvertirono a dimostrare la inconsistenzaj ma all'effetto psicologico dl quell'atteg– .giamento ferri ano, che fu in parte demagogìa inconsa– puta, e che preparò il terreno e l'atmosrera alla mala pianta del demagogismo più sfacciato, rivoluzionario, labriolista, sindacalista, o dinalista che fosse. Per due o tre anni, dnl l904 in poi, le città e i paesi d'ltalia videro un'invasione di nuovi arrivati, luogocri - niti o magri quasi sempre, bocciati rlelle scuole o degli impieghi, forniti di parlantina, e svelti talvolta non meno di mano cbo di liugua, i quali rovinarono le organizza– zioni quando non le saccheggiarono, e si liquidarono man mano da sè (non tutti, purtroppo!) quando non finirono in galera per reati tutt'altro che politici. Or questo fenomeno, il cui episodio forse più tipico fu il Dinalismo, ma che in misura più o men grave infestò tante terre d'Italia, da Mantova a Parma, a Ferrara, per non parlare del :Meridionale, fu possibile per una pre– parazione psichica che il ferrismo rivoluzionl\rio e sem– plicista aveva formato. Non già. solo nel senso che molti di quei giovanotti, pieni d'ogni appetito e scarsi di nozioni socialiste e di coscieuza morale, furono tenuti n batteflimo e " lanciati ,, dal Ferri, che in parte si sei-viva di loro per abbattere i riformisti, e in parte ne restava. sorpreso nella sua buona fede e sfruttato; ma nel senso che era stato il Ferrismo rivoluzionario a creare quello stato d'animo collettivo in cui quegli a.rfasa.tti della sesta giornata dovevano trovare il loro momento e la loro fortuna. C"nmisto di fiducia, di orgoglio e di insofferenza, una spensierata gaiezza portoghese e una baldanza guascona, la voglia di lib9rarsi dai riformisti, lenti e brontoloni, l'uupazienza di " vedere qualche cosa n e una speranza di mèta vicina, tale era l'atmosrera che, dopo il 1901 1 s'era andata formando e che a Bologna 1 nell'aprile 1904, diede la procella in cui la tendenu rirormista fu vinta, ? l'arcobaleno che ne seguì. ... Q11estoottimismo giovanile che percorreva il proleta– riato della penisola, che aveva av11to un episodio così tipico fin dal Congresso dei contadini, novembre 1901, con l'adesione in massa al u sociaUsmo che era nell'aria,,, ò però una parte sincerissima e vera della. personalità e della tendenza ferriana. , È dovere di giustizia il dirlo: quando Enrico Ferri ci siJalordisce con le illusioni ottimiste del suo modo di considerare la questione sociale e l'avvento del Socia- 1 lismo, egli non rispecchia soltanto la sua indole nativa 1 e le doti ricchissime che son sua forza e sua debolezza, ma egli si inspira alla visione ch'egli ha delta classe lavoratrice, ai rapporti ch'egli ha con essa, e alla co• noscenza che ne possiede. Ed in ciò, se è dinanzi a tutti, non è certo solo. Può dirsi anzi che, come elemento principalissimo rlel dissidio delle due tendenze fil la di– versa valutazi<Jne dello stato vero del popolo, così nelle due opposte schiere si potevan vedere divisi, dalla parte riformista, prevalentemente gli organizzatori, che vivono in mezzo al popolo t11tto il giorno e a tutte le ore e lo ndono in maniche di camicia; e dalla parte rivoluzio, naria gli oratOì'i, che lo vedono a volo d 1 uccello, vestito dei panni delle fest~, nei fremiti passeggeri dell'entu– siasmo. Nel compagno Ferri, ottimista mentale per indole, per bisogno d'esser semplice onde accostarsi al popolo, per un istintivo rifuggire dalla fatica degli interni dibattiti e dalle auto-critiche tormentose - fatica che non sa• rebbe concepibile con la sua vita di febbrile soprala– voro -, Pottimil!mo oratorio doveva toccare i più nlti fastigi, in ragione del valore e della fortuna della sua eloquenza. J~gli vedo veramente il popolo come lo vedono J re, egli, sovrano dell'oratoria che scuote e innamora; e la s11arepugnanza, o la sua incapacità, a comprendere il lento noioso minuto lavorìo riformista, diretto a elevare i lavoratori mercè I1esercizio della dura milizia socia– lista, è in lui legittima e umana. Con due ore di discorso egli suscita vampate di socia-
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