Critica Sociale - Anno XVIII - n. 4 - 16 febbraio 1908
CRITICA SOCIAI,E 51 liticantismo avulso dalll\ renltà e dall'lntere:-se delle classi lnvorntrici, insomma per quel socialismo .... tra– viato che giustificò l'ogitAzione sindacalisticn, le diede ragion d'essere e sul principio lo offrì ancho le armi. 11 contrasto tra partito e organizzazioni, che si cercò di eliminare al Con,•eguo di Firenze 1 risorge sempre nelle questioni caJ)ilali. Angiolo Cabrini 1 che nella Direzione del partito rap– presenta, con pochi altri, la Couredernzione ciel La,,oro, ha fatto le sue riservo circa la negata JHirtecipazione al potere. E con lui erodiamo che tutta la Confederazione negherebbe il suo voto al deliberato della Direzione. Si pensi infatti alla tendenza, che nessuno può ormai far a mono di notaro nel più grnnde organismo proletario e quindi nella parte più C\'Oluta del proletariato, quella che nel partito socialista de\'e logicamente infondere ranimn e suscitare il moto: la Confederazione dunque si \'a trasformando in un partilo operaio di Cot'erno, come è stato detto pii, rolte 1 ossio. in un radicalismo operaio, come lo ,leflnì Claudio 'J're\'es gctta11do un grido d'allarme. lo non potei comprendere allora i timori del nostro amico, tanto più che il contenuto ,lelfespres!lione sua era identico a quell'altra che ho rirerita o che non lo ave\ 1 a certo spa\'entato. Il partito sociallstn. dovr1ì. real– mente diventare 1 sotto l'Impulso della Conrederazione del Lavoro, un partito radicale operaio, cho noi conti– nueremo a chiamare col nome antico solo per poter chiamare radicale lollt cO/ll'i queil'altrtl frazione della democrazia che cerca le sue reclute nelle cla.<1simedie invece che nel proletariato. 'l'ra questi due partiti radi– cali è naturale elle ci debba eilsere differe1ua di quan– titiL, non di qualità, nel senso che il radico.lismo ope– raio o socialismo, essendo l'emanazione d'una classe cbe ha da rar valere dello rivendicazioni maggiori che la piccola e media borghesia, ba naturalmente un pro– gramma più ,•a9to che il radicalismo borghese e 1 di fronte a certi avvenimenti (per Cl., lo s..:iopero), può as• sumere atteggiamenti di\'Crsl. A\Finfuori di ciò (ebe del resto non ò poco), cbe cosn può differenziare queste due frazioni della democraiia? Xessuuo, io credo, vorrà pensare alla famosa socielù f1ilurc: qualunque debba essere \'organizzazione sociale In un tempo più o meno remoto, è naturale eho essa si venga formando così oltre le nostre previsioni come oltre In nostra volontà, pur essendo in gran parte il risultato del nostri piccoli o grandi sforzi quotidiani volontari; o i11 questo caso certamente Pam,enire non ra parte del nostro programma più che di quello dei radicali. Rimane la questiono delle istituzioni. )la questa 1 come pe' radicali, cosi po' soclalisti 1 è stata risolta col ratto, servendosi delle Istituzioni stesse, facondo de' compro– messi, appoggiando indirizzi di Governo. L'inco111pat1bi• li/ù. non può essere oll'crmata in astratto, ma solo in considerazione dell'ostacolo che le istituzioni pougono alla propria evoluzioue. Prima di tutto, esiste un'irreconciliabiliti, assoluta tra il <:overno monarchico e l'interesse proletario più che tra es:10 e la borghesia·~ Noi passato abbiamo prove del contrario. In Firenze comunale, per esP.mpio, la borghesia era ostinatamente repubblicana, o i poteri indi\•iduali ebbero l'appoggio del proletariato) come ru pel Duca d'Atene. E non per quella famosa i11coscie11za che per uu bel 1,0 1 è stata un canone d 1 interpretazlone storica ... de· socialisti, ma per esatta visiono de' propri interessi gli oscuri Ciompi tennero su il trono di (:ualtieri di Hrienne: infatti, proprio dal tiranno es:;i ottennero la prima volta un rudimentale diritto d'organizzazione. Ben altro 1 del resto, è la condizione della monarchia ne' paesi moderni. Vepistolario, testò conosciuto, della re,:lnn Vittoria ci lui rivelato come tutta, o quosi, quella, che noi eravamo avvezzi a chiamare la smi politica gloriosa non fu che la politica a lei imposta da' suoi ministri. E, per parlare di cose più vicine, non è noto ormai che la politica del Piemonte ru la politica di Cavour, che Vittorio Emanuele Il combattè a \'Olte, subì quasi sempre? J\'el nuovo regno poi ò innegabile che un grande mutamento si 11iavenuto operando: la monarchia italiana con Yittorio l•:ma.nuele llJ si ò ,·enuta sempre più avvicinando al tipo Inglese di istituzione neutrale tra' partiti, che laticia pMsare In \'Olontà, se non del paosc 1 del Governo. Nell1àmbito di questa neutralità ò naturale che i partiti cerchino ognuno di tirar l'acqua al proprio molino e, come i reazionu.ri procurano di rendere sempre pili conservatrici le " istituzioni 711 noi cerchiamo di democratizzarle a poco a poco i come gli stessi conservatori non esitano a mettersi contro la. monarchia quando la. vedono in as~oluto contrasto co 1 J)ropri principi o co· propri interessi ricordiamo la re– cente interpellanza. Santini per un telegramma. reale), cosl la combatteremo noi quel giorno che essa apparisse dl ostacolo all'azione nostra; ma solo allora. La questione ò tutta qui, crediamo, anche por gli in. tegra.llsti: la ,: forma ., si distrugge quasl automatica– mente quando essa apparo un troppo Rtrotto involucro per la II sostanza n- Ma, ora come ora, la monarchia itnliana. (salvo errori da parte di chi ò piì1 interessato od evitarli) presenta un'elasticità tale che lascia dentro di sè un grande spazio per tutte lo riforme che noi noi momento attuale posiiiamo volere. E 1 come nessun giu– ramento pronunciato da Sindaci o da Deputati socialisti pregiudica la loro azione futura, così nessun altro atto di ossequio da parte di socialisti al capo dello Stato può legarli per sempre al carro della monarchia. Se un amico ci giocasse un tiro birbone, che cosa potrebbe e1:1serci Impedito dalrantica amicizia? 11 Dunque - mi sento chiedere - dobbiamo inchi– narci davanti al privilegio? 11 E non rispettiamo forse un privilegio che ba const>guenze molto, ma molto più gravi nella società presente, e che anch'esso deri\'a dalla na8clta, il diritto cli successione? No, no; argomenti va· lidi ne hanno solo quelli che, conseguenti a sè stessi, negA.no qualunque collaborazione o cooperazione allo istituzioni politiche o sociali presenti. l\la ammesso Il principio erl ammcss~ poi anche la partecipazione al potere in repubblica. bisogna anche ammetterla in piena. monarchia costituzionale. La. posizione nostro 1 del resto, non può essere che di rispetto a 1 ratti compiuti, non mai di esalta1.lone del di• ritto divino o del principio, non mai quindi dì corti– ginnerio. Invece l'integralismo, ch'è ancora l'erede pili diretto del vecchio socialismo, ne cousorva aucora i pregiudizi, come conserva la storia del la vecchia democrazia, fa• cencio il perfetto pemla11l di quei mouarchici che sanno essere soltanto cortigiani provocando nelle masse un eccesso di reazione (Il caso Xathan e la mania. telegra– fica del sindaco di ltoma insegnino). Il ca.po dello Stato, se i monarchici di convenzione \'Ogliono seriamente difendere il loro principio, de\·e ri– manere sempre al di ruori di qualunque discussione, come del resto i11 l<'rancla il presidente. Solo così le masso operaie più e\'olute, e cioò quello pili vicine al potere, potranno essere legalitarie nel scuso più com– pleto della parola.
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