Critica Sociale - Anno XVIII - n. 4 - 16 febbraio 1908

CRLTICA SOCLA I,~: di elesse con de 1 raggi vh·idi di dolcezza di sentimento, di larghezza di pensiero; nel mercante c'è il plebeo 1 nel llanzoni c'è .... lo vedremo pili tnrdi. li Manzoni non vorrebbe sfide, non sfidati, non basto– nati, non ba~tonatori ; commo\'entomcnte osserva che 1 • a chi sento un rumore cli nollo non ,•iene in testa altro cho ladri, malviventi, trappolo 11• non pensandosi " mai che un ~ahmtuomo pos'il\ tro,•arsi In istrada dì notte se non è un cavallero in carrozza., ( 1 ; si compiace della democrazia del Cardinale Fcderigo che t"a rra il popolo rischiando, magari, di essere schiacciato dalla grande calca, o fa che Renzo perdoni a don Rodrigo, giacente moribondo al lazzaretto, i soprusi e i torti ri– cevuti. o questa gentilezza, qucsln pietà, questo perdono - gentilezza, pietà o perdono che il mercante, il plebeo, non avrebbe neppure concepito Ri rafl'orznno con di• chinl'azloni isplrnte n equità e a giu8tl:da 1 nscondenti e cancellanti In. monotonin e la unllatcri\lità. che, fln qui, potevano ('~~er giudicate al ~rn.m~onlindissolubilmente avvinte. La casa di don Rodrigo, dove '4i commcltono arbitri e sovercherie, donde partono macchinazioni e ordini scel– lerati. ò una u casaccia ,, r> non una ca!la soltanto; il padre di Geltrude che, in omnggio a' suoi disumani di– segni, obbliga la figliola a rarsl monaca, è colorito con tinte atto a renderlo niente affatto simpatico e piacente; le monache, accettanti Geltrude phi per soddisfare le loro ambizioni che per far sposa del Signore una crea– tura che ne fos!le degna. non trovano, come sono np– J>resentate, o(, scuse, nl• attenuanti al loro mal operare. Il llanioni, in breve, non si 1>hlta clibiasimare quanti di biasimo gli appaiono meritevoli: don Abbondio avea fallato sacerdotalmcnt.e e umanamente, a11cora, coll'es– sersi luclato intimidire da' bravi di don Ho•lrigo e con 11aver rifiutato di celebrare il matrimonio di Renzo e 1~ucia, o il Manzoni, no' rhnpro,•eri che gli fa rivol– gere dal Cardinale Borromeo, lascia erompere lo sdegno del suo galantomismo offeso, Il dolore <lei suo animo arti1·ato contro il ministro che non avon. voluto - o sa– puto adempiere al suo dovere i l 1 'etlerigo avea ratto del bene, molto bene: si era intore11sato in vantaggio de' suol concittadini come altri non mai, ma, e nel bene e nell'interessamento durante la. pestilenza, aveva, tut– tavia, mostrato una pècca 1 una monda leggiera, lie,·e, ma 1>ecca e menda pur sempre: quella d'aver prestato fede egli, l'uomo :superiore, egli, mente, su 1 1 serio, eletta alla credenza negli untori e nelle unzioni, e il :Manzoni riferisce la menda, inrormn dell'errore, im– par✓.lalmonle, oggettivamente sereno. Por di plti: c'è Lucia che dà a rm' Galdino un bel numero di noci, non per sola offerta religiosa, ma, specie, per propiziarselo, por Indurlo senza troJ)pe parole a una imbasciata; ci sono quo' rrati del convento, dove Lodo– vico non ancora divenuto padro Cristororo si ri– ru11ia dopo aver ucciso quel tal signore suo riule, che accettano In decisione del rirugiato di ,·estir l'abito perchl' si lolgon da un grande impiccio snlnndo un uomo ma. sal\'Rndo anche i lor privilegi senza farsi ne– mico alcuno; o'b Lucia e c'ò Agnese che, fuggiasche con Renzo, hanno bisogno, nella notte famosa del ten– tato ratto da parto di don Uodrig-o e del tentato ma– trimonio in onsn. dl clon Abbondio, di un asilo prov– viMOrioprima cli imbarcanti ))Or lasciaro il paese Ioro 1 e il Mnnzoni non attenu11 il piccolo egoismo ohe rende prodiga J~ucia, non nega la scaltra sodisfazione dei frati (I ç1111, :\\"li, 11a1C. '.!IO, r) Ca11. \'I, pag. ;2 e non indu~ln. a approvare o lodare li padre Cristoforo 1 ,·iolator clolla regola e accoglitoro di donne, in chiesa, di notle. Il :Manzoni ò il celebratore della l,ombardia e della borghesia della prima motii del secolo xix i egli ò il borghese che crede in dio, ne' santi e nella giustizia divina 1i la c'è la Provvidenza!" ( 1 ) - che stima ob- bligo sfilar ogni sera le sue orazioni - o si pentì Renzo a .\lilano d'esser andato a letto In sera innanzi senza aver pregato! { 1 ) che dichiara a' signori non do,·ersi mai dire di no ( 1 ) 1 che ammette la carità. non l'egua– glianza completa fra le classi 1 ; è Il borghese che di• stinguo il riso comune e il riso brillato C 1 che si oc– cupa di affari, che è pratico, Insomma, in mozzo a tutta la sua arto e che vive su quèsta lerrt\ anzi che su' tetti o fra lo nuvole. . * "'' Il J\lunzoul ò Il borghese lombardo('), il borghese che, nella sua Intelligenza, non si discosta occezionalmento dall'uomo comune, dall'uomo normale. Eft'li è l'uomo semplice, grande ma non grandis-1imo, superiore ma non lstrauo, non bizzarro. non sorpassante di trOJ>PO I limiti della contempornncità. La sua morale è la morale della borghesia ma della parte pili evoluta della borghesia, la. morale di una bor– j!hesia all'lnglcse, di una borghesia Illuminata. di un conserntorismo che ha trovato fra noi terreno non molto fa,•orevole al suo s,•ilu))pO i I suoi odi e le sue simpatie non escono dal campo degli odi e delle simpatie piti comuul, o le suo asJ)irazionl 1 I suol desideri, i suoi u credo II sono quelli di un borghese cho non sia scioc– camente rotri\'O come Il mercante di Gorgonzola, ma che, pure, ammetta che il re sarà. sempre il re C). li mercante di Gorgonzola ò il fratello legittimo di fra' Jt'azio, del frate che si scandalizza senza ragione, dell'uomo cho \'UOlo la obbedienza cicca, pnssi"a, irra– gionevole, forse, alle leggi o ni regolamenti; il .Manzoni, al contrarlo, ò qualcosa di meglio o di J)itl simpatico nel tempo stesso:" 0111,nia 111111111,i mundis,, ('j 1 dice padre ('ristoforo, o la frase rinssume, a nostro aniso, il pen– siero dell'autore milanese("). Il quale 1 sìa o non sia dav– vero quell'uomo normale, quell'uomo geniale - non di genio, che è cosa ben diversa apparso a alcuno, onora largamente la borghesia lombarda di qualche decennio ra. I) ('1q1. ,,11, JlllM'• :u;. ') l°a)I, \.\'Il, IIMt('. ~I:! )('1,p. x,,. Jl•M'· ll.lf 1• ('Mp '''\'lii, Jllll{, .J8j, Ilo••• 1<'~;1rnl'ICIO BOFl'I. l6) t'11p. ,.,_\'lii, paj.::, a$$. Cfr A 0,\1,,\:,lt \, 11,Cl{ll'Q/IUllhJ, 111 l'tt'lftl'f''(U/,!(I. 11, ,~1. AOI\O l:,7J. /1., !IH\/1\:-1: ,~ ldti: tco11omkllt <ltl Il. t tltl Ho,rnl"'· MIiano, 11; ..1, t'.str. d/\1 UrmUr. lit/ I°. lst.t11to to111b. serio :i•. aunu , ,, f11.3c. ,111 1•) A <'hl ami. In t>JC"~Imodo, 11o,t•r 111trl dMtl ca1,ad di lumeg-'!lart'. meglio di 1111an1u non Mbblnmu 1n1111tu, Il lii. lmlrt'hhtmo I tuughl !legucnll: t·a11. I\ f' ,. : rap11reltlenh1zlone d1•\l'ar1,.1ocrazta e di am· blcnll 11rlsto1•ratlrt; \'1111, \'lii: C\'ldt'Ul(' lllt'tro111111robl11 i ca1,. \.Il av,•rrslonc 1ier I ca11l110110lo: ca11, Xli: an111.,1t1a, In gen(·re. 11er I dlmostr1111tt; cap. \.lii: Mp11n•1.1;1unenll 1111or110all'utllclu che sarcltbe 111ieH1tto al ml(•hclt'ttl mter•t•uutl 111 111111111111 ,~ MJ•rlr 11uella pr1rna rolla, rovc~darla a <IC11lra o a lll11h1tra. ,, 11111l11r 11v1-1011 Il 11ortar 111 gucrrn !I ehi la r1101wll ,.; CfljJ. ctt. 1)111(. 164): Cflll• \.[li: Clllll\/1 lllt"C In cui ì1 111011~0 •1uol vccohlo, mou,o m11Uo, 1lrùpo11omc di !m11tc1nu·c il vicario di ])l"Ol"Vhl1011(' j OHI), XV : rcl11l lv11 co11111111('PI\Zfl. cun uul rlgm1rdll. \ ~Ol(lnll oho glr11no por ~lllunu Il d( 11i•g111.ml1; al l.Jtll"• ca1rn; oc,·. 11) f'a11, x,•. 1•"11"·1:w. I•• ('"Il, \"Ili, l)all', 104. ') \'cd.I: 1,11 '""''nliS u1tlollcC1. )'lrcnt<', l'llll'l(I, n1:,7 (e noia le ltkc d11l M1111,onl "'llrt'ue 11111ue11t1onl mot1111 nh11lrne t" 11g11a11ll tuttorM le menti: 1u 'I r11io10 futlvo, 1111In rarlti1, ecc. - u, \'01.1•1: l-t1 tt1- ,.U1ì nti • l'romu,, spo1i ,.. )'lrt'nze l'flJll"I, lisi:..

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