Critica Sociale - Anno XVIII - n. 2 - 16 gennaio 1908

CRIT[CA SOCIALE 23 L'organizzazione opcrni11. è e tende sempre più a <livenire un Sindacato, a mono a mano che le Fe– rlerazioni ccss1-1no di essere locnli 1 per divenire na– ;donali e internazionali, cessano di rappresentare un solo mestiere, per rag-gruppnrc più mestieri, in cui la domanda tli mano d'opcr.t si presenta come una domanda congiunta o composta. Quando l'or~anizzazione è localizzata e semplice, non rappresenta evidentemente un monopolio, perchè soggetta a pii1 or<liui di concorre11ze; quando è na.– :;donale o internazionale e complessa, non è un mo– nopolio, perchò i cost.i di produzione rlelle varie specie <ti nrnno d 1 opem sono svariatissimi i perchè i loro prezzi, nella tatticn. organizzativa, non sono ori– ginari, ma derivati; perchè il Sinda,cato si scioglie– rebbe non appena, il prezzo o salario pagato a una categoria di operni superasse 1 proporzionalmente, quello pagato allo altro categorie, ossia perchè queste categorie si fanno tra loro una concorrenza poten- 1,iale1 che diviene effettivi1 non appeua una di esse si accorga che i henefìci che ritrae dHlla organizza– zione s0110 inferiori a quelli che le ri::mltano offren– dosi isolata.mento sul mercato. fnfine, in dina.mica, la concorrenza potenziale è sempre tenuta viva dal fatto dello squilibrio fra la po1>olazione e i mezzi di sussistenza, squilibrio ~ontinuo in un lungo periodo di tempo e rhe dipende dai rapifalisli cli mantenerf costantemeute. Un esempio tipico cli questa concorrenza continua., a cui è sottoposta ror~anizzazione, noi lo troviamo anche semplicem<>n!e esaminando le fasi per cui sono passate e passano le Fecleni.zioni di mestiere nella loro costituzione interna, caratterizzata dalle lotte continue fra le cate~orie qualificate di operai e quelle non qualificate. La tendenza conservatrice llelle pri– me e rivoluzionaria delle seconde, la complicazione della. tattica di quelle e il semplicismo di queste, la spinta nelle une ad elevare le quote federali, nelle altre a tenerle basse, sono tutti elementi della grande in– cessante lotta del principio organizzativo, sfruttato dalle classi inferiori della societh, umana, e dell'alto costo che quello deve sostenere per comprare l'ade– sione cli quest.c. Oli orlierni sindacfilisti in Italia oggi rappresentfrno, sotto questo punto di vista, una funzione utile, in quanto impediscono il maturarsi del neo-unionismo, imponendo ai salariati più evo• luti cli dedicare una massa considerevole cli danaro e di energia all'elevazione degli operai non qualifi cati e disorganizzati. Azione utile, s 1 intende 1 a patto che i sindacalisti rimangano sempre una minoranza. . .. Naturalmente una dimostrazione di tutte queste affermazioni, condotta con rigore scientifico, io mi riserbo di darla, ma non qui. Alcune di esse però, a chi abbia avuto la cortesia di seguirmi, appari– ranno evidenti, una volta che abbia scorto bene la differenza fra monopolio e Sindacato. Qui accenno brevemente a tre affermazioni del Crespi : 1 ° Eft'li, per dimostrare che i krumiri sono poco pericolosi per le organizzazioni, afferma che le im– prese che possono servirsi di krumiri sono le pegg-io ordinate e pone il rlilernma: " O il krumiro è colui che è socialme11te destituito e inutile, ed in tal caso l'operaio orgnnizzato, colui che ò un ,•alore, non ha nulla da temere da esso; o, se esso riesce a sosti– tuirsi all'orga.nizzatn, ciò prova che esso, e non questi, era un valore sociale. 11 ·Il dilemma sarebhe giustissimo ...... , se non fosse sbagliato. [I Crespi non ha visto un fatto: che il krumiro non Yiene adoperato d,i solito in fabbrica, invece dell'organizzatoj ma esso lo sostituisce pro tempore, o precisamente per tutto il tempo che basta a porre l'organizzato in condizioni di inferiorità di fronte a!Paltro contrncntc: il capitalista; perchè ap– punto la merce-hivoro col tempo si deteriora più rapidamente del capitale. Ne, ad esempio, noi esa– miniamo gli scioperi, vediamo che l'imprenditore as• sume i krumiri t1apendo 1>erfettame11tc che essi gli faranno un lavoro pessimo: e, quando giunge a rill.– prire le trottativc con gli organizzati, si affretta, con una gratifìcaziono o senza, a rinviare i krumiri alle loro case. Perchè? Pcrchè essi hanno compiuto la loro funzione: quella di dimostrare alle Federa– zioni che esse non raccolgono tutta la mano d"opera, e intanto cli dnre Ri clienti tant bien que mal una certa continuità di servizio. Sulla verità di questo fatto il Crespi non ha che da. interrogare i capi delle organizzazioni. 2° Egli neg-a che vi sia bisog110 di disoccupati per tener bassi i sftlari 1 perchò in Lnghi!terra, in Oernrnnia e in America non si l'iesce neppure con alti salari ad ottonel'O la necessaria qu:rntità di mano d'opera qualificata. [n linea generale rimando il Cres'pi all'opera del Loria: i, Analh:1i della proprietà capitalistica ,,, per vedervi i motivi per cui, contrnriamente all'affer– mazione lassalli1urn, ogg-i possono coesistere dei sa– lari elevati. In via di fatto, poi, biso~11a distinguere fra la mano d'opera qualificata a cui accenna il Crespi e la mano d'o1rnru media, che forma oggetto delle in– dagini generali. Il vertiginoso perfezionarsi dei mezzi meccanici hft precorso l'istruzione professionale - a cui oggi la società industriale dedica cure cre– scenti e ha reso effettivamente scarso il numero di operai altamente specificati. Ma _g-lioperai rnedì sovrabbondano sul mercato, 51\lvo nei 1>eriodi di so– Yraproduzione che precedono una crisi, come si è verificato nel 1906. 3u li Crespi infine rilevn, che i corrispondenti dei giornali esteri hanno constatato che a Milano negli ultimi scioperi è apparsa l'impossibilità di tro– yare krurniri) e che Anzi la solidarietà massima si è verificata soprn tutt o nelle categorie squalificate: e grida al mouopolio opera.io. Ora, biso~nf~ cliaL inguore b ene frn i movimenti nor– mali, usuali e fisiologici delle organizzazioni operaie e i movimenti convulsionari, 1rntologici. Nel primo caso le categorie squalificate si di::1orga11iz1,anonello sciopero; noi acconcio caso invece, e in questo sol– tanto, si o:·~anizz1rno .... )la questo è... un nitro paio di maniche! Certo, uoì pur(' vorremmo, e cerchiamo di fogg-iar– eela nella solitudine del nosLro studio. Forganizza– zione ideale che non commetta errori, che non ec– ceda dai suoi limiti, che non intralci il progresso sociale, una organizzazione in cui non vi siano kru– miri bastonatori, nè hnstonati. )la che colpa hanno le org'tt.nizzazioni se la costituzione economica mo– derna, stac<'anclo gli strumenti di produzione da.I produttore, gli interessi dei singoli da quelli della collettivitì1. pone in continuo attrito la Rentallil,tiit con la Pro(ltt//til 1 itiit, fa mUO\'ere tutti alla cieca, J>reoccupati o,1rn uno del 1>roprio progresso, senza che esso pos::ia capire se no11pili tardi, dalle conseguenze lontane e indirette, clic, in questa. ginnastica, Pgli ha nociuto talvolta al progre:,so dei vicini più di quanto abhia g-iovato al suo, producendo co:-iì una perdita nel comµlesso sociiile? Non ò già molto considerare che, data la sua na– tura di Si11clacato, l'or~anizznzione trova in se stessa i freni al suo strapotere, la punizione ai suoi ec– cessi? 8, infìne, non ò meravi~dioso questo fatto che, mentre le altro ch1ssi socinli, dopo avere conquistato il proprio benea~ore ,civile ed economico, si sono ar– restate per via e Hcl altro non si sono rivolte se non a perfezionarlo o migliorarlo, cadendo in un

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