Critica Sociale - Anno XVIII - n. 1 - 1 gennaio 1908
CRITICA SOCIALE dispotismo sul lavoro. Quanto alla pretesa cli elimi• nnre o sostituire la borghesin, è assurda. per defini– zione: la borghesia, data la perennità della sua fun• ~ione, è ineliminabile. 'J'ale e quale come il padre eterno. JI terzo concetto svolto da Angelo Crespi ripro– duce, in forma pili colta. 1 la tradizionale predica del pievano. L'elemento etico - così superbamente scon– fessato quando si trattava di negare lo sfruttamento opernio - " ha diritto di preminenza su ogni con– siderazione economica nel giudicare dei fatti della vita sociale 11 • F. allora poco importa la ricchezza, che non basta a rendere felici; e le resistenze, che trova l'operaio, nel suò sforzo verso una vita meno disumana, sono le prove benefiche che gli manda nostro Signore per riv~Jargli " Je ricchezze interiori del ~uo spirito n· Be1tti i poveri, chè di loro è il regno de' cieli! E beati - percllè no? - i lazzaroni di Santa Lucia, che, se hanno avaro il pa8to, hanno prn– digo il sole! Questi tre concetti - l'ultimo dei quali, ne con– veniamo, abbiamo reso un po 1 liberamente - hanno anch'essi, come tutti i concetti) un'ani 1 Rfa di vero. Soltanto questo tanto di vero è un anacronismo. Non è vero 1 se mai, che nel futuro. Non sarfl vero davvero che in socialismo. Essi infatti fanno completamente astrazione dal dato capibile dell'economia nella quale viviamo: dal dato delle classi e della lotta di classi. In un mondo economico armonico, dove i punti di partenza di tutti i consociati siano socialmente uguali, potrà darsi che ogni speciale protezione accordata a dati gruppi di lavoratori si ri8oJva in un danno per l'interesse collettivo; che, se alcuno appaia sfruttato, ossia costretto a vivere in condizioni deteriori, ciò si debba unicamente o principalmente alla sua orga– nica inferiorità e debolezza; e che, infine, assicurati a ciascuno i dil'itti elementari di una vita umana e civile, sopravvivano utili dolori e utili ineguaglianze e utili gare pel ritempramento e pel perfezionamento ulteriore della società e degli indi\•idui. Chi vivrà vedrà. 'l'utto è possibile. Allora, se élUes ,,i saranno, non saranno il pro– dotto del diritto di ereditare i milioni di fronte al diritto di ereditare i cenci e la denutrizione. Se lotte sociali vi saranno, non saranno quelle dell'armato di tutto punto contro l'uomo ignudo come un rermc. Allora gli argomenti, insomma, degli apologisti del capitalismo acquisteranno un senso - magari il senso comune. Peccato che - non esistendo allora capi– talisti e proletarì, operai org;1nizzati e krnmiri - perderanno ogni C')nr,Judenza... per la libertà del lavoro. ,. Oggi - nel mondo in cui viviamo - l'aforisma lapalissiano di A 11gelo Crespi: 1 ' i disoccupati non possono che vivere a.Ile spese degli occupati d'ogni classe, de1lrimendo il dividendo geaerale "' per avere un rapporto coll,1 questione che ci occupa, vuol es– sere corretto così: " i cUsoccupati per privilegio di fofluna, per vivere mf{Jlio alle spese degli occnpati, deprlmendone ancor più 'il giù falcidiato dividendo, lanciano cont1·0 di essi i disoccupati per forza, belve ra/Jbiose di fame ,,. Il problema della libertà di lavoro e del kru1t1i~ raggio è tutto in que:,te poche parole: e in esse ce n'è anche, intuitiva, la soluzione! LA CRI'l'JCA. Critica Sod:lio e L:n•oro: per l'Italia, cmno L. 21, semestre r,. 10,50. Crilhm Sue.inie e \'ic Nuove 11(}1 Socialismo di I. Bouomi: nmw /...t. 10>50, semestre L.. 10,50. Criticn Sociale e ltnli1, J."Jconomica: anno L. 9,50, semestre L. 5,50. IL " COMPLETO ,, A proposito della c1~isi dei dotn.est..ici I. Alla taf:le d'hOte di un albergo di montagna. Il cliscorso ca.de , fra un boccone e l'altro, sul tema, abbastanza trito, delle persone di .servizio. Naturalmente le signore si lagnano delle nuove pretese, delle esigenze sempre maggiori delle loro cuoche o camerierl'. - E adesso a 'forino, quando vengono a farsi vedere - dice, fra un sc,spiro e una forchettata di maccheroni, una giovane ed elegante sigoora - tutte ohiedono il completo! E spiega, non senu enfasi, che la nuova strabiliante pretesa consiste nel volere, ai pasti, lo stesso numero e la stessa qualità clelle portate, che vanno alla tavola. padronale. La conversazione continua; ma Ormai io son distratto, o pei;i.soal valore 1,norale,ancor 1,iù che materiale, della nuova vretesa delle domestiche torinesi, all'aspirazione di dignità e di uguaglianza che, forse senza che esse neppur vi ponessero mente, .sembra implicita in quella loro richiesta. Perchè - mentre i padro~i mangiano carne di prima qualità - in cucina, da chi l'Ila prepa– rata e guarnita e accomodata in succolenti pietanze, non se ne deve gustare se non uu pezzettino di stra– foro? Percbè questa odiosa differenza fra i due menus, uno sapiente e variato tutti i giorni, l'altro costante– mente composto degli stessi piattl 1 pochi di numero e di qualità scttdente? Ma il padrone è il padrone; e la pai.lrona, con quello che ha eco1u,1nizzatn sul cibo della se,.vitù, vuol comperarsi un boa di piume per il teatro! Ci avete mai peniato, amici lettori, alla vera condi– :done delle cosidette persone di servtzio? So ci tenete alla dignità dell'apµelli.1tivo, chiamatele pure i lavoratori della casa. F. prestate benevola nttenzioue alle modestis• sime OS!ervazioui che, sen·za alcuna pretesa di fare uno studio scientilìco, ho,voluto dedicare, in questi ozi autun– nali, a tale questione. L'argomento è 1 anche, dì moda. L'interesse accordato alle serve prova che la q11estìone ormai si impone a!l'a.ttenzione di tutti. E tutti sono d'ac• cordo nel constat.ue l'esistenza di una crisi dei dome– stici o, per dirla piì1 brHemonte, dl uua cdsi domestica. lo ltalia ne discorreva, qualche tempo fa 1 Ada Negri nel COtTiere <le/la seraj vi dedicava alcune argute rifles• ll,sioai 1 or è qualche mese, nell'lllitslrazwne italiana, il Conte Ottavio, prendendo lo spunto d~lla tragica notizia, che ci veniva d'oltre ~are, del suicidio di una. padroil.a di casa, disperat.1. di non poter trovare una cameriera di suo gradimento i e, nel fascicolo di settembre del Secolo XX, Ale'isandro Schiavi consacrava alla serva al– cune pagine molto sagaci e molto ... illustrate . .Ma già, sette anuì or sono, l'economista Riccardo Bachi teneva una conferenza su la serva nella evolltzio11e sociale, pub– blicata poi con prefazione di Cesare L•}mbrOWje di essa rendeva ci.mtol'acuto x y in queste colonne (1° lu• glio 1900 1 pp. 202-203). Ora io non voglio ripetere ciò che questi valentuomini hanno saputo dire assai meglio di quaot'io non potrei. E neppure voglio imitare gli imitatori de! Mirbeau, ten• tando cti tratteggiare la psicologia del cameriere, della cuoca, della bonne, del portinaio. Nè bo intenzione di studiare, come altri fece speditamente per l'arte, la condizione dei domestici nella letteratura - dalle balie, confidenti delle eroine delle tragedie greche, giù giù fluo alle querule cam~riere, che riempiono con la loro
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