Critica Sociale - Anno XVII - n. 24 - 16 dicembre 1907
CRITICA SOCIALE 377 potenza rlel pensiero 1 se non credete nei concorsi, se tutti questi organi, che diffondono e controllano la cultura e che voi stessi maneggiate 1 funzionano a vuoto, se non avete fede in altro che in miserabili e odiosi divieti legali, non vedete vol, uomini di poca fede, che la vostra causa è perduta, e che per essa non merita piì1 conto di battagliare? Cbe, se col prete voi escludete dalla scuola non l'a– bito ma la fede cattolica - nuche se rappresentata da un uomo moralmente e intellettualmente più elevato di altri, che nei concorsi 1:1arebberobattuti da lui - allora la vostra scuoln non sarà più scuola laica 1 Indipendente dal partiti politici e religiosi; sarà scuola confessionale anticattolica, pagata col denaro di tutti, ma messa a eervigio del partiti anticattolici; allora voi perdete ogni diritto di combattere il partito clericale negli sforzi cbe e1sli fa per impadronirsi della. scuola: oggi noi esclu– diamo i cattolici, domani I cattolici escluderanno noi. Certo, se noi ci poniamo nel campo delle astrazioni, fede e scienza sono inconciliabili: esso corrispondono a due attività antitetiche del J)ensiero. Ma negli nomini reali ò tutt'altro che raro il veder convivere in buona vici– nanza la scienza e la fede. La etoria del pensiero in questi ultimi cinque secoli ò in buona parte la storia delle contraddizioni dei più grandi pensatori 1 che, mentre distruggevano i più validi bastioni della fede tradizio– nale, difendevano energicamente t ruderi di questa fede, o cercavano di conciliare con espedienti spesso inra.ntili li passato con l'avvenire('). Nel mondo del pensiero non ei ha mai completa luce e completa ombra: le nebbie e li sole se lo dividono senza capriccio, e se ne contra– stano il dominio. Nelle lotte piene d'angoscia, che tante volte dilacerano le anime degli umani, non tutti arri– vano a cancellare in sè ogni vestigio del passato; e non sempre quelli che ranno il salto finale sono vera– mente i più liberi; molti scuotono la polvere di un dogmatismo, per coprirsi subito con quella di un altro. Quel che importa alla nostra scuola, perchè possa compiere sinceramente ed efficacemente li suo ufficio, non è che i suoi insegnanti sieno vestiti in un modo anzi– chè in un altro, ma che tutti sieno degni del loro ufficio per altezza di mente, por larghezza di coltura, per in·~ tegrità morale. Se Ja scuola laica deve davvero educare coscienze libere e forti, e pensieri padroni di sè e capaci di diri– gersi con autonomia nelle difficoltà della vita, poco importa che gl'lnsegnanti abbiano il tricorno o il berretto frigio; molto Importa che tutti sieno uomini di solida preparazione scientifica e didattica; sopratutto importa che sieno uomini veri e interi, o non aborti di uomini, ostinati e pedanti macinatori di formule, di pesi speciflci e di gerunai, specializzatisi e muratisi in un cieco son– nambulismo proressionale, Ignari dei grandi problemi della vita e incapaci di farlì sentire ai loro alunni. Parlando di quest'argomento, Il Gentile ha messo da.nero coraggiosamente li dito sulla plaga; nè clamore di proteste riuscirà mai a soffocare la voce della veritò.. Come oggi nella reazione contro gli eccessi del cosl detto positivismo troppi guasconi dell'idealismo tendono a dimenticare che, fuori della rigida e metodica. ricerca (') Pomponaz'.!ll (lO1ll'll!ava 111110ateismo con la !ed.e, 111,·ld.endo 1a verità In due: verlià. teologlca e verllà razionale; Kl"plero trovava nellR ffgura c\r(lolare gll altrlbull della unt11slmll trinità; Augueto Compie, Il cttpoecuola d(IJ positivismo, tondò u11anuo,·a religione, eoc. L'Ar()lgÒ, prima (ltle I.Juttasse ltL tonMn, sarol.JI.Jcstato 111dcg110 di ln– seg11are nello souolc, anche In 1111el periodo dl tr11.1111zlono1 ln cui la veocllla tede 11s1icgnovii In Il.liJ)llr d11rluogo Rlla n1O10na ! ! i positiva, non vi sono che nuvole, cosl, nella reazione contro i vaneggiamenti metuftslci della prima ·metò. del secolo x1x 1 pochi spiriti superiori della gennazione, che ci ha preceduli 1 han conl'.lervato il necessario equilibrio, e han compreso, che gli eccessi dei fll6sofi, lungi clnl giustificare la morte della fllosofla, sono la prova più evidente del bisogno indistruttibile che ha_ lo spirito umano di II conchiudero II In qualche modo, sia pure con ipotesi provvisorie 1 sui grandi problemi della vita. I più videro nel po~itivismo non uno sforzo felice per perrezionaro i metodi o impedire gli sviamenti della speculazione filosofica, ma la negazione sistematica, in– condizionata di ogni speculazione fllosoHca. Mes50 al bando da ogni scienziato, che si rispettasse, Il soggetti– vismo delle Idee generali, la storia della letteratura divenne catalogo di nomi, di date, di biografie, di rins– sunti di opere; giudicata delittuosa ogni velleità di va– lutazione estetlca 1 lo studio degli autori non fu più che commento erudito, filologico, grammaticale; dannato come' dilettantesco e arbitrario ogni tentativo di rico– struzione sintetica dei fatti passati, la storia si rillusee alla ricerca, alla critica, alla recensiona dei testi, tutt'al più all'esame di piccole questioncelle dl rntto, accurata– mente isola'te le une dalle altre; finanche la filosofia si rattrappì nei lavori burocratici di psicologia più o meno pseudo-sperimentale, di logica terra terra, di compila– zione sociologlcn. Lo specialismo, l'erudizione, l'analisi furono i sovrnul del pensiero. I ratti, i soli ratti, senza nessun fardello di fantasticherie soggettive 1 doYevano essere escluslvo oggetto della scienza e delPinsegnamen• lo; filosofo diventò sinonimo di chiacchierone e di fan– nullone; fu sistema. non aver sistema. E a spinger le ~ose per questa \'la contribuiva non solo l'interesse per– sonale degli studiosi - poichè chi non dice mai nulla non corre nessun pericolo di dire spropositi; e, quando la scienza si riduce a meccanica raccolta di ratti bruti, qualunque cretino dalle budella di rame, sgobbando bestialmente a raccattar fatti a tonnellate, è sicuro di sfon– dare le porte dell'Università e di entrare nell'Olimpo dei grandi scienziati - ma contribuiva. anche l'interesse sociale e politico delle classi domioaotl, alle quali le ebbrezze filosofico-umanitario del secolo x,·111 seguito dallo scoppio della grande rivoluzione, o le audacie me– taflsiche della prima metà. del secolo xix, commentate dagli slanci malpratici e compromettenti del 1 48, ave• vano ass&i bene insegnato che le ideo generali sono un prodotto esplosivo assai pericoloso, e chi si arrischia a maneggiarle sa come comincia, non sa come andrà a fl. nire; e, come nel dilettantismo letterario avevano cercato una volta i Gesuiti di estinguere In grande fiamma ani· matrice del rinMcimento, cosl nella erudizione an&iHIO• soHca cercò la reazione borghese della seconda metà. del secolo xix di mortificare e soggiogare le pericolose concupiscenze rivoluzionarie. Cresciuti in quest'ambiento di Beozia. lntellettnale, educati nelle Università al feti– cismo dei :ratti bruti e al terrore dolio idee generali 1 da maestri cbe hanno spesso sagrlficato ogni genialità. na– tiva alle esigenze di un sistema tirannico e malsano, specialisti muniti di paraocchi da ogni parte, meno che da una sola, privi di ogni idea generale sulla fun– zione sociale o sull'indole della nostra scuola e sui flui dei nostri insegnamenti, troppi di noi sperperano tesori d'Ingegno e di dottrina. in una pletorica, frettolosa, spa• emodica accumulazione di rntti, ratti, ftLttl,del maggior numero possibile di fatti, a tutto scapito di ogni fecondo ufficio educativo. La scuola laica eRiste uelle condizioni esterne; ma non esiste nessun'anima, nè laica nè con..
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