Critica Sociale - Anno XVII - n. 24 - 16 dicembre 1907
CRITICA SOCIALE 375 della popolazione - può combattere con grande sincerità, a visiera alzata, la sua battaglia. Unioni cou altri partiti possono certamente avvenire, ed è bene - secondo noi - che avvengano; ma ciò si dà solo, come si disse, per opportunità tattica. Il Crespi sa certo queste cose, per avere militato nel partito socialista; e però ceroa di parare a p1·io1·t il colpo. Come lo fa? In un mocto assai semplice, per quanto involuto nella forma. Egli impugna il concetto fondamentale che di 1:olitosi ha intorno alla democrazia; quel concetto che ha servito di base al Bonomi nello scrivere il suo re• cente libro sul socialismo e che, si può dire, è la pietra di volta delPedificio teorico e pratico del riformismo (1). Per lui democ1·azia non significa affat.to volontà del rnaggior nwnie1·0 1 sibbeue volontà gene,·ate, che è uua cosa dive,·sissirna dalla prima i nelle sue mani e a traverso le v6lute dei suoi elevati - molto elevati - perio(h, la legge diventa un fiore, una·sintesi 1 una ragion comune, un 1 essenza, una qnintess~nza, ed altrettali profumate e SQblimi <;ose: tutto, tranne che una media, risultante del parallelogràmma delle forze in conflitto. La dot– trina della democrazia, intesa come volontà del maggior numero, è un residuo della superstizione giacobina tramaudatnci dal secolo xvn1; ben altre sono le scoperte e gli insegnamenti della raffinata. e penetrante psicolog-ia contemporanea; ben altri sono gli orizzonti dìschiusici dalla novissima cri– tica psicologica; orizzonti che il grossolano <le– magogismo sarebbe stato impotente perennemente a disvelare. Se non che, non ostante tutta la sua abilità, il Crespi non arriva a mutare il nero in bianco 1 non arriva a 1:troncare la punta di questo ragiona– mento: se la legge non è l'espressione della volontà della maggioranza, eviflentemente non può essere che l'espressione della volontà della minoranza <lei cittadini (il signor di La Patisse vada a nascon• dersi !). E infatti il contraddittore - logico nelle conse– guenze - dichiara senza ambagi che per lui la democrazia non è che il governo dei più illumi– nati. Sono questi ottimati e illuminati che, con ineffabile abnegazione e al di sopra degli interessi della class~ cui appartengono, elaborano la 1·agion comune, <listilhmo l'essenza e rintracciano il fiore, al cui profumo gli altri tapini mortali - privi di lumi - sono ben coutenti di estasiarsi. Scovarli. rinvenirli bisogna questi 1·ivelatori della legge su– periore, altrimenti si precipita nelle bassure del giacobinismo. Ma allora, raschiata <lei denso strato di vernice storico-psicologico-filosofica che il Crespi si è in– gegnato di spalmarvi sopra, che cosa resta della sua concezione de1nocratica? Ahimè, una vecchia e logora carcassa, di cui da un pezzo abbiamo fatta la sgradita conoscenza; la carcassa che forma l'ossa• tura del partito genuinamente conservatore. A parte, infatti, alcune sottigliezze dottrinarie e la rtitferente colorazione esteriore (che in pratica non hanno alcuna importanza), che cosa mai, in sostanza) di diverso sostengono i nostri conserva– tori per coonestare il loro dominio di cla~se pre– sente e futuro? Anch'essi non vogliono udir par– lare <lella volontà. del maggior numero, che il giacobinisnio della rivoluzione francese ci ha tra– mandato; anche per essi sono e saranno sempre (') Tutto Il libro del BonomJ - 1,t vie nuovt dtL sociausmo - è Inteso a ò!mostraro ('ho la funzione rlvolu"JJ!onarltl òel riformismo eonslste In una somma di rlrorme cl1e portano Il suggello delle a.spi– razioni proletarie e che, come tali, Incarnano gli Interessi e la vo– lontà della maggioranza òella popolazione. immature al governo della cosa pubblica le classi lavoratrici, Je quali non conoscono e non conosce– ranno mai quali siano i loro veri interessi e quelli dei loro figli; anche per essi sopratutto non è am– missibile l'antagonismo di classe, e le riforme che si fanno devono essere in armonia cogli interessi di tutte le classi ( 1 ), Villurninisnw pseudo-demo– cratico del Crespi (che, a prescindere rial resto, mi sembra pecchi di eccessivo intellettualismo 1 e in ciò nou sia conforme ai dati più recenti della cri– tica psicologica, i quali affermano la superiorità del sentimento e della volontà sulle pure idee e 1·appresentazioni), codesto illuminismo, che nega la lotta di classe e proclama che le aspirazioni della maggioranza lavoratrice non meritano rico– noscimento senza l'approvazione delle altre classi, si risolve in definitiva in un neo-paternalismo, che è in diametrale antitesi coll. 1 etica ugualitaria ed antigerarchica del socialismo. Il movimento socialistico provoca apµunto l'av– vento delle classi proletarie alla vita pubblica, perchè i diritti della maggioranza prevalgano su tutti gli altri interessi e diritti antagouici; pernhè i proletari acquistino tutti la cittadinanza effettiva e un 1ninimurn di benessere e <li coltura, che per– metta loro di apprendere quali sono le ragioni della loro contingente inferiorità rispetto alla mi– noranza che Il sfrutta; minoranza la qualè non i:ii la.scerà mai persua<lere che i propri interessi non coincidano perfettamente con quelli degli strati sottomessi. Il movimento socialistico trasforma i bruti - che tollerano con incoscienza la loro mi• seria come il somiero porta il basto - in -i;atori itmani; ma questa trasformazione non può com– piersi colle ricet.te dei romantici filosofi delle ar• monie sociali, sibbene sotto il sole e coll'assillo della lotta di classe, che non ammette altra etica che non sia egualitaria.mente antigerarchica, e che non riconosce altri diritti che non siano quelli de!la maggioranza. Il Crespi pretende di ammannirci il mezzo più sicuro per arrivare al governo degli ottimi, dei più capaci e <lei più onesti; se non che, ripu<lianrlo egli la lotta di classe, si mette per la china fatale che conduce praticamente alla più insidiosa giu– stificazione dei privilegi delle minoranze. La sua astratta libertà di discussione e di per$luasione è un infantile giocattolo, un innocuo archibugio me– dievale, quando non varia L~Ongiunta all'ammis– sione teorica e pratica <li quello che forma lo spi– rit.o vivificatore del socialismo: la lotta di classe. Ond'è che egli potrà a sua posta innalzare nel- (I) 011 ese1,1pl dell'ldontlt,\ fonòament11.le dl pensiero tra li Crespi e I più 11.utentlcl conservatori al potrebbero 11.ddurrnn.eontlnn.la. Monna l'e,·sevel"(mza (l 'orgo.no tipico del p\11 rlgl<lo conservatorismo) In uno del suol ultimi articoli di rondo, p11rl11.n<10 del pl'ogramma democratico es1,osto a Mlhuio daU•on. Lutzatto. dlchlarnva 1n:.mm1s• slbll!, òRI suo punto ò\ vista Ubero/e (?), tutto quelle tstltuzlonl le quat! pospo11go110l(I r<111io11e d~I dil"itlo alla fo,.zn del 11111ut,·o.Pro– prio come ll nostro Crespi, Il quale 0011 tnnto acca11lmonfo combatte la democrazia Intesa come espressione della volonti\ della maggio– ranza. E sull'lnoff'abllo principio dt'lllo nnno111t soei(III, Il comm. Cau<11,1111 luna delle colonne della parte moderata ohe ora detiene Il Comune di MIiano) nel recontlsshno d\sMrso d'lnaug11r11zlone ciel eoaldetto Partito J.:conomlco - genulun. concentrazione di rorl.o l.lorghest 11.ntl• proletRrle - cosi ,11 esprlmeni.: " l,a vita sociale, J)erchè continui ecc1t11.trlce <Il progre~so reoondo, deve suonar armonhi fra le dh·erse eiassl, non Imposizione di unn classe. " La cronac11- dico che !'11.ssemblea, a <1ueste parole, SCOllJ)lava111 grida di glollto o In rrenotiel applau!II. Sftdo lo: tutti I conservatori d'Istinto S'Accordano prlnclJ)Rlmente In una cosa: 1101l'oppugnare lo. lotta di classe o, col pretesto del• l'utile pubblico, sostenere a sp11òa lrRtta le armonie aoo1a11.Ma san bono I proletari qual razza dl suoni preparino al loro orecchi slml1l <ll"IIIOllle .• ,.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy