Critica Sociale - Anno XVII - n. 24 - 16 dicembre 1907

378 CRITICA SOCIALE fe8sionale, al suo interno. Essa - come ha detto con profonda arguzia Enrico Carrara - e' è e non e' è. C'è; ma ò noiosa. La Divi11a Commedia si è laicizzata, è vero, perchè 11essuno più sogna di farla strumento a propa– ganda religiosa; ma, con tutti I suoi commenti eruditi e filologici e allE>gorici, e col ptò rermi e coi quattro cerchi o le tre croci, è divenuta seccante, è divenuta odiosa. Per fortuna parecchi insegnanti trovano nel loro in– gegno e nell'affetto per la scuola la rorza di reagire contro le tendenze perniciose dell'ambiente in cui sono cresciuti: ed, essendo stati seccati mortalmente dai loro maestri, cercano d'istinto nuovo vie per non seccare altrettanto i loro disceJ>oli. E basta in una scuola entri a r11seg11areun uomo veramente vivo, perchè tutte le nnime degli al11n11ivil>rino di un tono più rapido e più Intenso, e sl raccolgano con fervido affetto intorno al- 11opera di qu!l'unico maestro cho sn metterle in moto; e quella diventa la materia principale, la materia fon– damentale, la materia unica della scuola, che è profes– sata dall'insegnante r.he ha più atto l'Ingegno e più caldo il cuore i e da e3sa si sprigiona tanta forza di educa– zione intellettuale e morule, che anche le materie inse– gnale dagli uomini morti ne vengono invase,- vh 1 iHcale, sorrise: e io conosco qualche liceo, In cui il professore d'italiano è una Ue,tia, ma gli alunni scrivono splendi– dtunentc In italiano per merito del proressore di. ... fisica. La vita è sempre più forte della morte. Ma sta il ratto che, nelle manl di molti, di troppi dei nostri colleghi, la scuola laica non ò che un cadavere laico. E In questo cada,·ere laico è urgente che noi met. tlamo Il vigore della vita. E poco servirnnno a quest. 1 uopo le rlrorme delle scuole universitarie, se non cominciamo per conto no3tro, senza chiedere l'aiuto di nessuno, a rlrormare la coscienza nostra, ad abbabdonare la erudi– zione frammentaria, a guardare con occhi di amore la vita che ci turbina d'it1torno, a portare nella scuola qunlche scintilla del grande incendio che illumino. e consuma l'umanità, a stampare meno memorie erudite e ad avere più Idee, ad abbandonare la nobile toga del professore per vestire l'umile camiciotto del maestro. E già questa rlrorma è cominciata. E la Federazione nostra l'ha iniziata, strappandoci all'atomismo che prima ci divide,•a, costringendoci a pensare nuove idee e ad a,coltare quelle degli altri, ponendoci di fronte a tutLi i problemi della scuola, lanciandoci a nuotare senza ri– guardi nel grande pelago dei contrasti ch·ili. Alcuni iu questa rude prova si sono annegati, ma e,ono certo pochi, sebbene di es.ii non ci sia possibile conoscere ufficiai– mento Il numero; altri se no stanno sulla riva a guar– darci atton lti o scandali1.zati 1 o cl gridano, con voce a volto l11<1inglliera, a volto minacclosa, che ritorniamo ubbidienti alla placida casa. Ma noi nou ritorneremo: noi continueremo senza tregua nel nostro faticoso cam. mino, bevendo ac1:1uaamara ma non annegando, errando e correi,cgendoci, sicuri di uoi, più torti che non fossimo sette anni fa, e piìi puliti. ... E non solamente per quel che riguarda l'orientamento lntollettuale degl'inseguanti 1 la scuola laica in Italia c'ò e non c'è; ma essa c'è e non c'è, anzi si potrebbe dire che non c'ò quasi affatto, por quanto riguarda molti:i– slme rra lo condizioni più necessarie al suo funziona– mento efficace. Questa parte dell'argomento ò molto bene trattata nella relazione del Fioravanti; e le propo•te del fioravanti si trovano quasi tutte riprodotte, con Insignificanti modift- cazioni di torma, nel paragrato sesto dell'ordine de1 giorno proposto da me. Nel quale desidero che venga notata in modo speciale l'affermazione che le scuole dovono essere, non solo spo• clallzzate o organizzato, ma anche distribuite geografi– camente in modo da provvedere a tutti i bisogni cll tutte le classi della popolazione. Sarebbe vano, intatti, ogni migliore ordinamento scolastico, flnchò i vari tipi di scuola fossero sparpagliati di qua e di là ad arbit'rio, e non esattamente proporzionati ai bisogni dei singoli paesi. Fino a quando, per es., non vi saranno in 1talia cbe sole ventinove scuole normali maschili, sarà. vano J>retendore - ha osservato giustamente il Lombardo– Radice - cito il corpo dei maestri elementari risponda pienamente alle necessità delPufllcio: le scuole normali mnschili aaranno sempre disertato a vantaggio dei licei– ginnasi, che sono profusi di qua e di là a centinaia e sono perciò accessibili a un maggior numero di famiglie; In licenza normale sarà l'ultimo rifugio degli sconfitti della vita, che, non sapendo utilizzare altrimenti la li– cenza liceale, la trasrormeranno in licenza normale con un ridicolo esame d'integrazione, e si butteranno alla vendita dell'alfabeto al minuto; gli studi normali regolari saranno ratti J)iÙ t11cilmente da quei giovani, che i seminari raccolgono dalle campagne e mantengono con rette ba9si,ssime o addirittura. gratis nelle città. for– nite di scuole normali: e questi chierici, provveduti anche ciel provento della messa e cli altri piccoli In– troiti ecclesiastici, e non aggravati da.I peeo di una ra– miglla, si adatteranno più agevolmente agli stipendi cli fame delle scuole elementari rurd.li. E allora verranno gli anticlericali rtalla voce grossa e dalla testa piccina; e, invece di chiedere che sleno decuplicate le scuole normali, o sieno profuse a pieno mani le borse di studio, e sieno aumentati gli stipendi del maestri, e sieno aboliti gli esami di integrazione, chiederanno che sia vietato al preti d'insegoare nelle scuole elementari! . . . Poche parole mi consentEt, flnalmeute 1 il Coogreseo di dire n proposito delle scuole private, a cui è dedicato il par;1grnro settimo del mio ordine del giorno; e a pro– po:tlto delle quali io respingo, come In qualunque altro argomento di legislazione scolastica, ogni principio gia_ cobino. È molto diffuso tra noi il desiderio che sia proibito Pinsegnamento privato. Ma, a parte il ratto che una proibizione di questo genere sarebbe assai difficile farla rispettare - che cosa è una scuola pri\•ata? potremmo mai proibire alle famiglie di nvoro precettori privati? potremmo mai proibire a un privato di raccogliere dieci alunni in casa propria ~lor istruirli? Agli stessi alunni dello scuole nostre potremo noi mal dare tutta la cul– tura di cui ciascuno di essi ha bisogno, non dovremo lasciare alla scuola privata la cura di Integrare in molti casi l'opera della scuola pubblica? - a parte le difficoltà materiali, insuperabili, che renderebbero vana ogni le– gislazione giacobina contro le scuoio private, io non credo che la scuola. pubblica avrehbe molto da guada, gnare dalla scomparsa della scuola privata, la quale può essere un utile campo di espel'lmenti pedagogici, e rap • presenta. eempre un puugigllono ai fianchi della souola pubblicn, e la obbliga a perfezionarsi, senza tregua, se non vuole essere vinta e sopraffa.tta. •~ppoi,se nella città In cui lo abito le souole pubbliche funzionassero male, e vi rossero scuole private che funzionassero meglio, io voglio essere pienamente libero dl mandare i miei figli a studiare dove meglio mi aggrada. Lo Stato ba. il do-

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