Critica Sociale - Anno XVII - n. 22 - 16 novembre 1907

CRITICA SOCIALE 349 quello economico, per modo che con<lannevole sia l'azione del krumiro auzichè la. reazione che ne segue. La figura giuri<lica del reato di krumiraggio è già scolpita. uelle coscienze dei lavoratori i appena le Leghe si saranno rafforzate e purgate dalle scorie anarchiche, noi dovremo inciderla sulle tavole della legge. . * • Sgombrato così il terreno dalla. questione pre giudiziale della libertà fii lavoro (su cui abbiamo creduto bene insistere un poco per togliere valore ad alcuni pregiudizi correnti,diffusi da certa stampa che hiJ. tutto l'interesse a imbrogliare le idee e a recidere il filo della logica alla gente che lavora e che non ha tempo di addestrarsi nell'arte a.risto• cratica del sofisma), procederemo ora assai lesta– mente nell'esposizione del pensiero del Ca..biati. Il quale, nel fascicolo di settembre.ottobre 1907 della Rifonna Sociale, entra. nel vivo dell'argo– mento, imprendendo a discutere in maniera. origi• nale delle tariffe e del contratto collettivo di lo– cazione <.:l1opere delle materie che devono essere da esso regolate. In forza del contratto collettivo le organizza..• zioni anzitutto assumono direttamente l'appalOO della mallo d'opera e limitano il numero degli apprendisti (tirocinanti). Contro le limitazioni dei tirocinanti si son levate alte le strida nel campo borghese e si è fatta la voce grossa contro la ti- 1·an.nide delle organizzazioni, che tendono a ripri– stinare gli usi delle gilde. e corporazioni medioe– vali. Senonchè, anche qui il punto di vista egoisti• ca.mente esclusivistico degli imprenditori, rispec– chiato fedelmente da.Ila stampa borghese, è assai meno sostenibile di quello dell'Unione di mestiere. L'imprenditore assume apprendisti, e, se in seguito la produzioue si restringe, butta sul mercato la mano d'opera per lui divenuta inutile, senza cu– rarsi dell'avvenire di queste forze produttive. L'or– ganiz1.azione invece si preoccupa dell'andamento normale dell'industria e risolve per tentativi il grave problema statistico di sapere in quale pro– porzione deve progrerl.ire numericamente la mano d'opera perchè si mantenga l'equilibrio fra la do• manda e l'offerta di essa. Per raggiungere questo scopo, l'Unione di mestiere valuta per pratica i due elementi più necessari: 1 ° la diminuzione media degli operai dell'industria in esamej 2° il proba– bile progresso dell'industria.. stessa. In base a questi e ad altri elementi, essa determina, nel 1nodo so– cialmente più utile, la proporzione in cui gli ap– prendisti devono entrare nelle fabbriche in rapporto agli operai. L'organizzazione inoltre, mediante il contratto collettivo, fissa il minimo del salario, che è il li– vello sotto il quale l'imprenditore uon può far ca– dere la retribuzione della merce,lavoro. Minimum di salario e limitazione nel numero dei tirocinanti esercitano tra di loro uu•influenza reciproca.., sono in funzione l'uno dell'altra; e su questa determi– nazione del minimo di mercede il Cabiati intesse numerose considerazioni, che in gran parte hanno pure il pregio della novità. Nè meno pregevoli e ardite sono le osservazioni sulla regolamentazione del cottimo, altro obietto delle tariffe operaie. Le organiz~a..zioni lottano a ragione contro il cottimo, perchè esso rappresenta il sistema più perfetto col quale Pindustriale, mal– grado il naturale elevarsi dei sa.lari, può in realtà. <leprimerli al più basso livello, sfruttando al mas– simo limite la potenza produttiva del lavoratore. Contro questo sfruttamento l'organizzazione deve reagire, limitandolo coi seguenti mezzi: 1° deter- mina.zione del minimo di salario; 2° suddivisione di questi minimi per un numero adeguato di ca– tegorie; 3° <leterminazione del rapporto tra operai, aiuto-operai e apprendisti; 4°, misura del limite massimo rl.i tempo in cui i lavoratori devono ve– nire mantenuti in ciascuna delle ultime due classi (aiuti-operai e apprendisti); 5° controllo sul licen– ziamento dei lavoratori appartenenti a queste classi medesime. 'l'utte queste misure vanuo applicate contemp oraneamente perchè sia arginato lo sfrut– ta.mento padrona.le . L'orga nizzazione di mestiere stabilisce infine colle tariffe l'orario normale di lavoro. Storiche sono le lotte sostenutf3 <lai Sindacati operai per restringere gli orari bestiali del periorlo infantile del capitalismo; e a tutti è noto il for– midabile conflitto della Traae·s Unions cogli im– prenditori inglesi per introdurre nel Regno Unito le 10 ore ili lavoro. Secondo il Ca..biati, nella riduzione degli orari bisogna tener distinte due cose: 1° la riduzi~ne di orari eccessivi tn via assoluta, la quale è nu– posta ila ragioni igieniche e morali e che torna in breve tempo di beneficio agli stessi imprenditori; 2° la riduzione voluta per ragioni di tattica orga– nizzativa nella lotta contro il capitalismo. La tat– tica delle Unioni nou può essere così semplicista come amano credE-re coloro i quali ritengono che ogni quarOO d 1 ora strappato agli industriali sigui– tich~ senz'altro un passo verso il compenso inte– grale del lavoro e la diminuzione della disoccupa– zione. La riduzione dell'orario, p. es. 1 costituisce una delle maggiori spinte per l'industriale alla in– troduzione del cottimo. 'l'occa. all 1 organizzazione decidere - caso per caso - se per essa. sia in quel dato momento più conveniente dirigere la lotta contro il prolungamento <lelle ore di lavoro, o contro il sistema del cottimo. Così pure la riduzione degli orari ha per effetto di affrettare la. scomparsa di stabilimenti arretrati o con vecchio macchinario. Ora., l'organizzazione deve procedere con grande prudenza nell'aiutare la scomparsa di questi organismi deboli a beneficio di quelli meglio atti alla sopravvivenza. Una de– cisione di questo genere esige una precisa cogni– zione dello stato dell'industria., dei prezzi dei suoi prodotti, <lell'elasticità della domanda e dell'offerta di essi, delle condizioni del mercato di lavoro, specie riguardo alle domande di mano d'opera spe– cificata che il nuovo macchinario più perfezionato richiederà, ecc., ecc. Insomma la questione del1a riduzione delle ore di lavoro non è risolvibile con una formula gene• rale e semplicistica. Essa, ))iù che favo1'i1'edi1'etta• mente l'eliminazione della disoccupazione, agevola indirettamente tale eliminazione per le conseguenze morali ed educative che produce. In ogni caso non rappresenta.. che un aspetto molto unilaterale <li un problema assai più vasto. Una crisi commerciale, una tariffa doganale, ecc., sono tutte nuove cause che influiscono sull'impiego degli operai e che non possono essere rimosse da una riduzione delle ore di lavoro; . .. Dello studio del Cabiati noi non abbia.mo fatto risaltare che alcune parti, le quali bastano tu ttavia a mostrare la solida preparazione dell'autore, ac– quisita non soltanto attraverso i libri, mn. raffinata. dall'osservazione diretta e dalla lettura dei giornali professionali, che tanto materiale grezzo racchiu– dono e custoò.iscono. Il Cabiati ha singolare atti– tudine ad estrarre, polire, elaborare cotesto mate– riale, ordinarlo sistematicamente, senza che la fredda investigazione scientifica, all'infuori e al di

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