Critica Sociale - XVII - n.20-21 - 16 ott.-1 nov. 1907

CRITICA SOCIALE 331 lo assume in gabella ad alto prezzo; tanto, al Foro Italico e al Giardino Inglese si può mollomente scar– rozzare in un lucido cocchio. Quale più potente incentivo delle vie ferrate per creare nuove frazioni di Comune, che tutti gli uto– pisti della colonizzazione interna. hanno creduto pos– sibile con la eshJtenZa del latifondo di privati feuda– tari? Eppure le stazioni ferroviarie restano deserte e malariche. Oh! poteuza malefica del possesso lati– fondista1 che vince la vaporiera, con la quale tras– portasi rapida e lontana la civiltà! E si può egli credere che tale potemm sia vinta da alcuna legge di colonizzazione, se non è prima ucciso dall'orga– nizzazione proletaria il tornaconto latifondista? Un altro potente fattore della inospitalità dello campagne siciliane è la mancanza di comode ed igie– niche abitazioni e provvedute di buona acqua pota– bile. Le case non si costruiscono nei feudi per la stessa ragione per cui non si bonifica il terreno dalla malaria e non si solcano i campi rli comode strade. Non mancano le sorgive di ottima acqua potabile, filtrante attraverso le viscere clei monti o delle col• line. Ma esse raramente sono vicine al casamento; nè il proprietario vuol sostenere le spese per con– durvele. I poz1i, di leva, ohe trovansi praticati in ogni feudo, contengono invece acqua che vi cola tutt'in– torno trascinandovi sostanze putrescibili. Essi, dove manca la possibilità. di condurre acqua di sorgente, potrebbero benissimo venir sostituitì da ottime ci- sterne che raccolgano J1a.cqua piovana depurata e filtrata; ma bisognerebbe prima liberar l'acqua dal– l'inquinamento dei fèudatari. Il malandrinaggio. - Sul malandrinaggio siciliano fu speso molto fiato e molto inchiostro in– vano, per conchiudere tutti che dietro ogni malan– drino bisognerebbe mettere almeno un paio di cara• binieri: qualche cosa di simile al rimedio spacciato da un ciarlatlrno con una certa polvere miracolosa per uccidere le zanzare, pigliando 1>erò queste ad una ad una e cacciando loro in bocca per forza un pizzico di quella polvere . .Bisognava invece soppri– mere il male alla radice, per impedire che ogoora tornasse a ripullulare. Ma certa pseudo-scienza ne fa una questione di razza: non ci sarebbe aliora che sopprimere tutti i siciliani con uno speciale diluvio di razzaiuoli. Il malandrinaggio, che va dal furto campestre alle imprese brigantesche di bande armate con i ri– catti, i sequestri di persona, le grassazioni e l'ahi· geato, non è propriamente un prodotto esclusivo del latifondismo siciliano, poichè esso si manifesta nei primordt barbarici di ogni popolo e di ogni paese; ma trova nel latifondismo in Sicilia due circostanze per perdurare: la ferocia nei rapporti economici, per cui l'uomo ardito può farsi largo nella vita con la delinquenza, e la inospitalità delle campagne che assicura per alcun tempo il covo e la vita alle belve e ai masnadieri. Il malandrinaggio origina ovunque da barbariche e disòrdinate condizioni sociali: il malgoverno e il disordine bastano a farlo risorgere. In Lombardia, al– l'epoca del Promessisposi, i baud i ti operavano peggio che nella Sicilia odierna; ma ivi, Je condizioni sociali mutate hanno fatto scompP,rirc la triste piaga. Nella stessa Sicilia il malandrinaggio, quantunque ancora duri, si è attenuato di molto da quello cli mezzo se• colo addietro: gli orrori di un passato prossimo non si ripetono nella stessa intensità e frequenza. rl'ale progresso è dovuto allo sviluppo sociale raggiunto in altri campi della vita siciliana, ma si arresta quando, per trionfare completamente, richiede la scomparsa delle campagne deserte e feudali. Se la particolare delinquenza siciliana fosse questione di razza; non si avrebbe avuto in pochi anni tanto p1·0• gresso morale, e il brigantaggio non sarebbe triste privativa dei paesi dell'interno pìi1 imbarbariti dal latifondo e non lascerebbe di sè immuni gli altri paesi della stessa Sicilia, specialmente nel lato orien– tale. La delinquenza nei sobhorghi di Palermo tra gente piuttosto agiata ha piì1 carnttere cli camorra che di proprio brigantaggio. Queste due forme assai diverse di reato, rispondenti a condizioni di vita di· verse, sono legate dallo stesso s1>irito di mafia che pervade ogni cosa siciliana, per cui dall'osservatore superficiale si confondono. La camorra si appoggia alla grande città, il brigantaggio ai latifondi dep serti; e tutti e due s'incontrano nei giardini della Conca d'oro. La parola " malandrino ., ha in Sicilia il signifi– cato, non di ladro di strada, ma di uomo manesco che non sopporta offese e sa battersi in duello ru– sticano o cavalleresco. 11 Vacirca, in un ottimo ca– pitolo sul brigantaggio nell'opera più volte citata, riferisce che alla parola malandrino si dà il signi· flcato di camorrista: ciò sarà vero per qualche parte di Sicilia; ma nella metà occidentale del\'fsola il signifi~ato ò quello sopra.detto. Del malandrino, per il Siciliano, è solo notevole ed ammirevole l'ardimento. I " bravi " di Lombardia chiamavansi così per la bravura che il volgo ammira anche nel delinquent.e. A formare le bande armate dei masnadieri si accorre per varie vie. V'è l'uomo che sente coraggio ed ambizione, e non sa in che eccellere e su che cosa imperare, ma guarda attorno la selvaggia soli• tudine dei latifondi alpestri, e si slancia a farsi si– gnore del deserto, dandosi alla macchia al pari di ogni bestia feroce; v'è il latitaote che uccise per vendicare un'atroce offesa, vera o presunta che sia, ma non ha fiducia nella giustizia degli uomini e non le riconosce il diritto di punirlo; v 1 è il pastore e il campiere, che, costretti a convivere in continui con– tatti con i delinquenti in difesa ciel padrone, trovano naturale di passare al brigantaggio per proprio conto; v'era, fino ad alquanti anni addietro, il renitente di leva, dacchè tutti rifuggivano in sul principio dal nuovo ed odiato carico della coscrizione in Sicilia e dalle infamie militaresche che il novello Governo nazionale nel L862-63 compiè per l'arresto dei mili– lari renitenti. Ma non sono mai accorsi a. comporre le bande di briganti i delinquenti vigliacchi, nè il borsaiolo, nè il camorrista, nè il truffatore, nè il hi– scazziere, nè l'omicida per il tocco: dei quali è do– vizia nei centri civili. Il brigante, invece, dà il pro· prio nome alle sue imprese, mena vita da lupi o corre di continuo il rischio di restare ucciso in con– flitto con le sue vittime designate e con la forza pubblica, o di essere soppresso per mano dei propri colleghi in malandrinaggio. [I malandrinaggio preleva la maggiore delle im– poste sulla ricchezza fondiaria in Sicilia: i proprie– tari, non trovando altra difesa contro i banditi," con– trassero a 1>ocoa poco - conferma il Bonfadini nella citata Relazione d'Inchiesta - e quasi forzati dalln. necessità, l'abitudine di patteggiare cogli stessi ban– diti il compenso del rispetto alle proprie terre e alle proprie persone. Così dovettero scientemente tolle· rare che nelle loro case, specialmente di campagna, i banditi trovassero, senza 1>erieolodi denunzia, aiuto di alimenti e di ricovero; e finalmente preferirono addirittura assumere i più formidabili e i più vio• lenti fra questi banditi come custodi, o come curà– toli, o campieri delle loro tenute suburbanej cer• cando cosl alla stessa riputazione criminosa di uno la guarentigia più sicura contro i crimini d'altri o creando ai malfattori più audaci una specie di pro– fessione o di carriera " (pag. 124.). Però, quando sorge una handa di masnadieri, i ladruncoli profittano della paura delle popolazioni per darsi ad imprese spicciole, che si conta di con-

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