Critica Sociale - XVII - n.20-21 - 16 ott.-1 nov. 1907
330 CRITICA SOCIALE Abbin.mo visto che la malaria, rendendo inospitali le campagne, è un principale fattore genetico del latifondo incolto, e che l'assenteismo consigliato dal tornaconto latifondista perpetua lo stato malarico delle campagne. l)oichè su questo punto dicemmo abbastanza, siamo ora sospinti a visitare un novello girone dell'inferno siciliano. Uno dei principali fattori della inospitalità delle campagne è la mancanza di vie. Il problema della viabilità in Sicilia ha duplice aspetto: quello di ca– rattere pubblico per le comunicazioni tra i centri abitati e tra i centri e le contrade della possidenza frazionata, e quello di carattere privato per l'accesso nei latifondi. La soluzione del problema è pure du– plice: alla prima soluzione possono prnvvedere le publlliche amministrazioni; ma alla seconda reagisce invincibile l'interesse latifondista, per cui le cam– pagne a latifondi incolti perdurano tristamente im– pervie. Nel . ilfemohale della Provincia di Palermo al mini– stro ~"'ortis, in occasione della venuta di costui in Sicilia nel novçmllre 1905, si fanno i seguenti rilievi sulla locale viabilità. " Rivendicata a libertà la Sicilia, le Provincie di essa trovaronsi in condizioni ben differenti da quelle delle Provincie del resto della peni~ola che, pur governate dallo straniero, o da principi ad esso soggetti, non erano sotto la servitù dei Borboni di Napoli. Ll, la tirannide imperava, ma non era trascurata la viabilità e con essa il commercio e le industrie; da noi nulla di tutto ciò, la viabilità era ritenuta un danno ed un pericolo per lo Stato e per la monarchia, di modo che 1 con la riven– dicata libertà, tutto dovè essere fatto, poichè nulla esi– steva. E la Provincia di Palermo ha dovuto sinora im– porre sacrifici enormi ai propri contribuenti per rag– giungere uno stato di viabilità Irrisorio, se si confronta con quello delle Provincie del Nord, e tuttavia insuffl· ciente in rapporto ai bisogni delle nostre popolazioni, a quello delle industrie e del commercio nostri, nonchè a.i nuovi ritrovati di celere locomozione, come l'automo– biliamo e le tram,·ie. ,, Ma questa differenza tra il Nord e il Sud non può derivare dal solo malvolere dei Borboni. La viabilità è deficiente in Sicilia perchò non richiesta dalle con– dizioni agricole proprie di una steppa, ma solo dal progresso sociale nelle oasi ridenti sulle coste del– l'isola, e dal bisogno, più che commerciale, politico di mettere in comunicazione i centri di popolazione. La viabilità sola, senza il concorso di altre riforme sull,istituto della proprietà 1 non può risolvere il pro– blema. agrario siciliano. Difatti i latifondi attraver– sati da vie rotabili o da ferrovie non hanno subìta alcuna trasformazione. Quale interesse, se manca. quello del proprietario, farebbe aprire le vie di ac– cesso dalle stazioni ferroviarie e dagli stradali fino agli squallidi caseggiati e dentro le più lontane parti dei feudi? La viabilità, però, se un nuovo interesse verrà a trasformare lo stato agricolo dei latifondi, servirà a facilitare gli altri fattori di miglioramento 1 come le fabbriche, la.sicurezza, le bonifiche e i tras– porti di macchine e di concimi. " Vi sono ancora interi territorì - seguita il Memo~ t·iale suddetto - ove non esiste viabilità, nè è possibile provve(\ere con le risorse ordinarie dell'ente locale ba– sate su dl un erroneo sisten:ia tributario, da cui non possono pretendersi nuove risorse. l danni che derivano da tale stato di cose sono incalcolabili. Per mancanza degli sbocchi necessart s'inviliscono i prodotti, il cui valore viene aseorbito dalle spese di trasporto, ne 'soffre quindi l'agricoltura, prima risorea dell'Ieola, e ei rende possibile la enorme emigrazione, e la mancanza di brac• eia pei lavori agricoli. Per la deficienza di comunica– zioni difetta la pubblica eicurezza, e quindi tutte le tristi conseguenze che da tale difetto derivano. Le etesse linee ferroviarie non arrecano i benefici di cui sono ovunque foriere, poichè 'la loro distanza dai centri abi– hti speseo è tale, che sembra una. vera ironia chiamare le stazioni coi nomi di Comuni, a. raggiungere i quali occorrono poi ore parecohie di faticoso e malsicuro viaggio. , 1 AlPinsuf:lìciente sviluppo stradale è da aggiungere la insufficienza 1 delle strade già fatte, ad un possi– bile traffico di numerosi carri ed automobili. La strettezza della carreggiata richiede una pìi't costosa manutenzione, perchè i carri, costretti a correre l'un dietro l'altro su di una linea, solcano la strada sdru– scendone ·ai continuo la• massicciata. I cumuli di ab– bondante pietrisco, necessario alla manutenzione, di· sposti lungo i margini o banchine della strada., ridu• cono di più la larghezza utile per il carreggio, per cui i carri ribaltano, gli incontri sono pericolosi, e impossibile riesce l'uso degli automohili. La nuova Italia, ch_e burbanzosamente pigliò dall'antica Roma i nomi di diverse cariche pubbliche moderne, non ricordò nella legge dei lavori pubblici la grandezza meravigliosa delle antiche strade consolari, su cui transitavano le legioni conquistatrici del mondo; e prescrisse alle strade moderne larghezze solo suffi– cienti al transito di degeneri discendenti dei gloriosi legionari'. Le trazzere erano larghe non meno di canne 18 e palmi 2 1 pari a metri 37,55 1 non solo per essere ca– paci del passaggio di un gran numero di animali, ma anche per potervi gli armenti pascolare lungo il transito. Di quando in quando, lungo le trazzere, e piì1 propriamente presso una fontana sulla via, si trovava un rimàzzito non minore di un tumolo di superficie per il riposo degli animali. Ora le traz• zere sono state ridotte dalle usurpazioni dei frontisti a. stretti sentieri; mentre le nuove vie rotabili, con la loro ristrettezza, sono le allumacature segnate dal pauroso cammino della nuova Italia. Si aggiungano i difetti di costruzione e di manutenzione, rilevati per le nuove vie dal Bonfadini nella sua Relazione per l'Inchiesta sulle condizioni della Sicilia, del 1875; per i quali difetti concorrono alla incuria del Go– verno nazionale la estrema franosità del suolo, la mancanza di materiale e le ripide pendenze; e si vedrà come sia triste lo stato della vi~bilità in Sicilia. Che il sistema stradale in Sicilia sia ancora insuf– ficiente ai bisogni della popolazione è vero, e che sia imperioso il reclamo di sempre nuove vie; ma è pur vero che dal 1860 a questa parte non poche vie or• dina.rie e ferrovie si sono costruite, le quali manca– vano completamente prima di allora. La causa im– manente che impedisce Jo sviluppo completo di vie in ogni più rimota o isolata località campestre è la esistenza del latifondo: difatti esse difettano di più nei paesi circondati di feudi, e sono invece sufficien– temente sviluppate nelle campagne della frazionata proprietà. Costruita una strada tra due centri abitati dell'interno, poichè la loro distanza è grande e le campagne interposte sono a latifondi incolti, la mag• gior parte di questi devono restare lontani e inac– cessibili dalla stessa via sistemata. Le vie rotabili, che passano per i latifondi, non hanno recato a questi alcun miglioramento. Le stazioni ferroviarie, lontane dagli abitati e in mezzo a latifondi deserti, non hanno nessuna attirato un centro di popolazione vi– cino a sè. La minore spesa per i trasporti di pro– dotti riesce apprezzata sol quando la via viene co– struita con denaro pubblico; altrimenti resti pur im• penio il latifondo, chè c 1 è sempre della gente che
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