Critica Sociale - XVII - n.20-21 - 16 ott.-1 nov. 1907

CRITICA SOCIALE 329 montarsi. 11 (Inchiesta ag.1·a1'iape1· la Sicil-ia, fascicolo IJI png. 243). D'altra parte, l'alto prezzo delle gabelle del pascolo naturale e della semina sul novale impedisce una Tadicale trasformazione del suolo, la quale possa permettere un conveniente allevamento alla stalla negli stessi latifondi e le colture pratensi. Nel vecchio organismo agricolo di Sicilia la pasto– rizia era intimamente connessa alla coltura del grano. Oggi il nesso è rotto: oggi, come è detto nella sud– detta inchiesta, " la. pastorizia forma un'industria a parte, indipendente dall'industria agricola propria– mente detta. lfol to raramente i1 valore del gregge forma parte del valore del fondo, e quasi sempre è posseduto dal pastore medesimo che lo guida n· La razza bovina. siciliana è unica e tipica, per le origini e per le forme; è assai resistente al lavoro ed eminentemente lattifera. Le vacche conservano il latte fino agli alti mesi di gravidanza i dàono in media da 10 a 12 litri di latte al giorno, e da 20 a 30 litri e perfino 35 a 40 ove è in uso la stabula– zione permanente. Naturnlmente, iu certe epoche delPanno, per difetto di alimentazione, il rendimento giornaliero di latte scende fino :i 5 litri. La carne vaccina è molto sapida e non richiede nel mangiarla i forti condimenti della cucina nordica; è tenera e poco adiposa. Il bove è muscoloso e quindi assai forte e resistente alla fatica. Ma.ncan<lo i foraggi verdi in estate, si è costretti a mandare gli animali dalla zona delle marine alla mezzalina e a quella dei monti, o a piluccare, nelle paschiere delle biade mietute, l'erba nana, che solo la lingua dei ruminanti può falciare. Gli animali sono perciò sottoposti di _continuo a lunghe marcie; il loro concime si disperde per via; e le loro forze inutilmente si esauriscono. Nel detto fascicolo dell'l11chiesta, riportandosi quanto si trova in un'ottima monogL·afia del prof. Chicoli intorno agli animali pastorizi, a pag. 244 è detto: u Le piante foraggiere indigene della Sicilia sono di tal natura, e crescono sitfattamente, attesa la fertilità. del suolo e le influenze climatoio'giche, da riuscire molto nutritive. Esse contengono molti principi recolacei, glu– tinosi, zuccherini e difettano di acqua di vegetazione. Col ratto si vedono gli animali presto ingrassare e bene nelle pasture naturali, ed acquistare rotondità di parti a segno di non più scorgere le prominenze angolose delle os~a. Inoltre riescono vispi, forti e di temperamento sanguigno, sanguigno-nervoso e sanguigno liofil.tico. Al cadere della vegetazione, nella estiva stagione pel troppo calore, e nell'inverno per l'abbassa.mento della tempera– tura, ove non si facesse sperimentare difetto di ali'Vi~nto, anzi meglio nutriti alla stalla, non solo conserverebbero lo stàto cli pinguedine acquistato nella pastura abbon– dante e sostanziosa di primavera od autuuno 1 ma.ancora si svilupperebbero viemeglio, perfezionerebbero le loro forme, e maggiormente ai svilupperebbero i loro attri– !juti. Le vacche in queste duo stagioni dànno più copia di latte. n " Sono - soggiunge il Chicoli a pag. 254.- potenti ausiliari dell'esercizio continuato nello s,•iluppo della Jorza, l'azione clella luce, il nutrimento sopraccarico di sostanze proteiche, l'ondulazione del terreno, il clima temperato e le pasture secche. In Sicilia tutte queste condizioni non fanno punto difetto, ed è perciò che la razza boviua risulta. lavoratrice, venendo per essa, sotto tutti i rapporti, favorita la dinamogenesi. ,, L'allevamento ovino è destinato ad utilizzare le pasture non idonee agli altri animali pastorizi. Si porta il gregge da\Je pasture invernali nelle mahue a quelle estive di montagna; lo si fa. pascere nei terroni incolti e montuosi dove i bovini non trove– rebbero suflìciente nutrimento, ovvero nei maggesi e nelle ristoppio, dopo che vi hanno pasturato i bovini. " L'allevamento - dice il Chicoli nella. sopracitata monografia - 1·imano in tutto l'anno, come di giorno così di notte, esposto alle vicissitudini atmosferiche e non rammento subisce gravissime perdite in inverno per l'abbassamento della temperatura e scarsezza cli Vitto: e nella lunga stagiono calorosa t>er la elevata temperatura, per le acque stagnanti cli che sono obbli– gati gl'individui che lo com1>ongonoa dissetarsi, e per l'a– limento poco nutritivo e secco di cui debbono cibarai. Jn ogni estate si lamentano la splenite cancrenosa, una forma di tifo carbònchioso, il capogiro e simili micidiali malattie. ,, " Da questo allevamento l'allevatore proprietario cava il prodotto di flgliatura 1 il latte per il caseificio e la lana per i materassi. Queste tre produzioni, nel reso– conto finale, \{I.Scianoun limitatissimo guadagno, e ciò perché il prodotto di figliatura. risulta, por l'abbandono, scadente e di poco valore; di latte se ne ottiene in pie• colissima quantità, o cli lana non solamente poca, ma anco di pessima qualità da non poter servire per lani– f\eio. Sulla carne si fa poco assegnamento) percbè non è nell'uso di questo provincie cli farne grande consumo, F.ssa serve per alimento delle classi inreriori sociali, perciò si smercia a bassissimo prezzo. ,, C(trlle di pecora, nel linguaggio metaforico siciliano, -vale cosa pessima. e dannosa. L'allevamento delle capre è, invece, assai meglio purato che quello della pecora; esso per molta parte si fa. alla pastura temporanea presso i centri abitati, perchè in Sicilia il latte di capra è preferito a quello di vacca come nutrimento diretto. Senza inoltrarci di pili nella descrizione dell'indu– stria pastorale, perchè 1wn nece1:1sarioai fini del pre• sente studio, rileveremo ancora il più brutto guaio -arrecato dalla pastorizia nomade come conseguenza del carattere b:nbaramente latifondista dell'agricol– tura siciliana. Tale guaio è nel continuo abigeato, a cui si dànno i malandrini delle campagne per raz– ziare armenti o mandrie, o greggi condotti al.la pa• stura brada. Per questa figura particolare di reato la Sicilia soggiace ancora, nel suo interno deserto, a condizioni di vita proprie dei primitivi popoli no– madi. Inoltre i pastori dànno il maggior contingente alla. ma.la vita dei campi, perchè 1a pastorizia in quelle condizioni richiede uomini rotti a tutti i pe· ricoli del malandrinag-gio. Gli schiavi, che Roma im· portava in 'Sicilia pm· il servizio pastorale, diedero nelle guerre servili il più notevole esempio ricordato dalla storia di quanto ò avvenuto sempre nelle cam– pagne siciliane. I caprai, poi 1 che i nostri padri del– l'Arcadia scelsero a modello di vita semplice e felice, costretti a condurre le capre per i fondi coltivati e acl arrecare grandissimi danni, nel mentre il loro pro– dotto è assai richiesto e perciò rimuneratore, dàtrno un alto contingente alla delinquenza mafiosa. Deserto impervio èd inospitale. - La povortit produttiva dell'ordinamento agricolo si– ciliano, facendo minimo e quasi nullo il reddito di una piccola superficie perduta in mezzo al grnndc deserto solamente sfruttato con la saltuaria semina e col pascolo naturale, dà. la necessità. del possesso latifondista; e l'alta e crescente rendita fondiaria) che tale forma di possesso, unitamente a favorevoli condizioni naturali e a sviluppo di popolazione, as– sicura ai feudatari, impedisce che il deserto si tras– formi in campagne industrialmente coltivate e civil– mente popolate.

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