Critica Sociale - Anno XVII - n. 19 - 1 ottobre 1907
296 CRITICA SOCIALE vece cosi ben completate la sua mobilitazione e la ra– dunata, da poter forzare la no:1tra frontiera orientale e nello stesso tempo minacciare., o fingere di minacciare, con forze preponderanti la Svizzera (che anch 1 essa certo sarebbe già in armi) per forzarne le frontiere, o per lo meno - ammesso l'accordo della Frnucia e della Sviz– zera - per coprire agli occhi del mondo la responsa– bilità elvetica per aver lasciato infrangere la net1tralità e permesso ai francesi il passo verso le nostre vallate settentrionali. Perchò diventi logico o verosimile lo stato dl cose dal quale ebbero inizio le grandi manovre, bisogoerebbe supporre che PEsercito italiano fosse stato sconfitto e disorganizzato prima ancora di cominciare la guerra. Se noi, col Generale Saletta, vogliamo ammettere come possibile una così assurda enormità, dobbiamo seria– mente pensare se non eia il caso di rinunziare ai nostri sogni e alle nostre borie di intangibile nazionalità e mettere l'Italia sotto il protettorato del Principe di Mo - naco e clella Repubblica di San Marino, regalando il Generale Saletta al Papa per il comando degli agguer– riti suoi Svizzeri. cure la parte d'ideatore e di organizzatore, alcuni hanno voluto criticare spietatamente, del Generale Sa– letta, anche l'azione di Direttore delle manovre; )Ila con un tema di quel genere non erano possibili nè una direzione nè un'esecuzione intelligenti. . .. Infelice dunque il concetto; infelicissima l'organizza– zione. Si è detto da tutti - ed è vero - che tutti i servizt 1 attraver1>0 alle tante difficoltà, hanno funzionato io ma– niera molto soddisfacente. Ma l'organizzazione di questi senizi non fu quella di guerra. lo guerra, ogni Divi– sione ed ogni Corpo d'armata vanno col mezzi loro propri, rafforzati, per effetto della mobilitazione, da ele– menti richiamati dal congedo od anche estranei all'E– sercito; qui, invece, per arrivare a metà. del piede di guerra, si sono i:nesse largamente a contributo la po– tenzialità. e le risorse di t11tto 11Esercito - po'tenzialità che, in caso vero, sarebbe stata quasi tutta Intangibile, perchè anche gli altri grandi reparti avrebbero dovuto pensare a rafforzare i loro servizi, anzichè cederli ad altri. Facendo come è stato fatto, si sono sicuramente eli– minate molte difflcoHà, ma non ci siamo potuti, neanche quest'anno, formare un criterio del renio ren<limento dei servizi accessori, che rappresentano per l'Esercito una delle maggiori e preoccupanti incognite. Lodevoli, a giudizio di tutti, sono state la condotta e la concezione negli alti gradi del " Partito rosso "; e slamo lieti che gran parte della lode vada al Generale Majnoni d'Intignano, uno dei pochi ministri militari, se non il solo, che, senza posare a geniò straordinario e incompreso, abbia mostrato di aver chiara visione dei difetti e dei bisogni dell'gserclto, e fibra per tentarne i rimedi. Al Comandante del "Partito azzurro II non sono state risparmiate critiche; forse non tutte a ragione, perchè, messo in quelle condizioni iniziali - aggravate dalla modificazione imposta dalla Direzione alPinizio delle operazioni - è molto problematico se avrebbero saputo cavarset8. ancho un Garibaldi o un Napoleone. :Ma,finita la parte strategica, quando le truppe si tro– varono di fronte nel campo tattico, non fu più 11ossibile un elogio per nessuno, specialniente per quanto riguarda la li'anteria e la Cavalleria. Azioni slegate, denotanti poco affiatamento tra i comandi delle varie unità e fra gli stessi ufficiali dei medesimi Corpi; omessa valuta– zione di distanze e indicazione degli alzi da impiegare durante il fuoco di fucileria, Ciò che dimostra poca cura per il principale elemento del combattimento, che è appunto la condotta del fuoco; spostamenti inverosimili a piena vista o a buon tiro dal nemico; tardivo inizio delle azioni, in modo da trovarsi lo manovra ai limiti minimi delle medie distanze, cioè nella zona efficacis– sima. del fuoco; cose queste, che dimostrano insufficiente preparazione tattica in tutti i gradi. Un assieme che può sembrare inesplicabile ai pro• faui... .• ed agli ufficiali dello Stato maggiore, ma che è ben cogotto negli ufficiali dei reggimenti, i quali sanno quanto sia meschino il risultato della loro buona vo– lontà e delle loro quotidiane fatiche, per ragioni che - sempre inascoltati - hanno sempre lamentato. ... La Commis:1iono d'inchiesta ~a eeguìte le manovre, interessandosi a molte cose grosse e piccole; non sap– piamo però se si sia nuche resa conto di ciò che slamo finora venuti e:1ponendo in quest'articolo e se pensi di ricercdrne, per eliminarle, le cause. Certo, se farà questo studio, rilevando gll errori di ideazione e di preparazione dello recenti manovre, non potrà non pensare che, dopo tutto, se la colpa princi– pale risale al Generale Saletta, egli aveva nondimeno al suo fianco altre persone, cui è giustizia addebitare la loro grandissima parte di responsabilità. E, siccome queste persone furono e sono ritenute fra lo migliori <101 Corpo di Stato Maggiore, i Commissari saranno in• dotti a. Indagare quale piaga corroda questo Corpo - se i migliori sono tali! - e vedranno che la piaga è nella stessa costituzione del Corpo, nel metodo di studi eccessi vamente scolastico e catechistico, nella coltura gretta e unilaterale di sole materie militari, e sopra– tutto nella mancanza di contatti tra questi e gli altri ufficiali dell'Esercito e nella inabitudino al comando personale di truppe, che poi 1 quando si giunga al gradì maggiori, diventa inettitudine. Dichiariamo di non avere ne33un interesse e nessuna idea preconcetta contro gli ufficiali dello Stato Maggiore, personalmente; siamo lieti anzi di diçhiarare lealmente che, accanto alle solite vac11e e presuntuose nullità che non mancano mai in nessun ramo di nessuna attlvltà umana, conosciamo ufficiali egregi per ca.rattere, per forte intelligenza e per serietà tl'intendimentl; ma anche es~i intristiscono nello sconforto di vedere il loro in– gegno logorarsi in un lavoro inutilmente assiduo, senza produrre quello che potrebbe di buono. Il difetto principale, che poi in mille forme si riper– cuote su tutto l'esercito, è nella organizzazione dello Stato Maggiore; la quale, fondata sul danno della massa dell'ufficialità, produco effetti deleteri anche nell'interno del Corpo steaso, dove - facendo astrazione, per ora, dalla fu,izione tnititan - distrugge le vere personalità e livella ottimi e mediocri in una sorte e in un valore comune. Questo nello Stato Maggiore, che dovrebb'essere - come pomposamente si chiama - il cer.vello deWEser– cito I ... Vogliamo poi sottoporre alla Commissione d'inchiesta un quesito sulla scadente istruzione e sull'insufficiente addestramento della Fanteria di linea. A parte la maggior prestanza della persona e la maggior robustezza, dovute ad una esagerata scelta che
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