Critica Sociale - Anno XVII - n. 19 - 1 ottobre 1907

CRITICA SOCfALE 295 queste colonne dello riven(1icazioni pr<,fessorali - to– gliere dal tuo animo il dubbio crucoioso, so non si:~ stata male spesa e mal collocata la tua opera e quella del partito socialista e, in genere, dei partiti democra– tici In pro rlegli insegnanti secondari, e asslcumrti, per quel che la. mia parola può valere, che quella della nc,stra Federazione è, per adoprare una tua ncchìa espressione, una II crisi di crescenza II e non una ban– carotta, e che noi non slamo, In complesso, quella turba di mentecatti, di egoisti, di orbi, che il collega Barba– gallo ti ba fatto VOd('rO. Tuttn.vla, come t'ho dotto, anche parlandoci. sulla fede del sottile e audace roll\tore sin<lacnllstn, pili bur– bero o severo del glu1to, tu cl bal reso uu grande ser, vizio. Hai <lenudato il pericolo che s'annida nel sofisma 11 particolarista 11 i hai fustigato a dovere quelli che po– trebbero esser presi dalla tentazione di mettersi per il viottolo buio 1 che il Barbagallo addita alla nostra or– ganizzazione; ci hai ricorda.toJ con nobile o austero linguaggio, che in tanto noi possiamo contare su Pau– silio e la simpatia dei partiti dell'avvonire, o dot J>ar– tito eociallsta in ispecie, ln quanto mostriamo costan– temente, e non buglarrtamente, di aver la mira rivolta alla nostra, più che run7iione, missione sociale; ci hai rincqrat\<tutti ad atte,y~nre, con pill alacro lena e con migliore spirito d'amore, alla soluzione del grande pro blema cho or ci tra.vaglia; hai a noi tutti apprestato un cibo che, dopo il primo "savor di forte agrume,., \·llltl JJ\ltrlmcuto LascorA. poi, qurtndo srtr1\ dir,ulo. E 11 di ciò facesti bene 11 e ti sien grazie. \'1TTOIUO Osrno. Àlbll, 20 ,elltmb,e 1901. Al prossinio numero: li blocco nntisoc•iulista reggiano del prof. GIOVANNI ZIBORDT. ILBILAHCIO DELLE 6RAHDI MAHOVRE (Dedicato alla Commissione d'inchiesta) Finora le grandi manovro si facevano per Corpi d'ar– mata contrapposti; quest'anno, salendo a concetto più va.sto, sono sta.te contrapposte delle armate. Ma, per non perdere la una sola volta tutte le nostre cattive abitu– dini, al sono costituite arma.te a scartamento ridotto: quella del Nord, costituente il" Partito n.osso III si com– poaova del minimo possibile in ratto di reparti orgauici - due soli Corpi d'armata - o quella del Sud, costi– tuente il " Partito azzurro ,,, si componeva di a"Jsai– meno del minimo, porchò, organicamente, non ora altro che un Oorpo d~armata rinforzato; entrambe, poi, con tale miseria d'uomini, da raggiungere appena appena la metà della forza che dovrebbero avere In guerra. ~li– seria che di per sè stessa ò venuta a togliere uno dei grandi vantaggi delle grandi manovro, che è appunto quello di mettere i capi di fronte alla difficoltà. rli gui– dare o comandare masse effettivamente gramli o vera– mente di guerra. li risultato del.le recenti manovre potrobb'ossere rias– sunto in poche parole: la parte coreografica non ha lasciato nulla da desiderare, riscuotendo Il plauso e l'ammirazione concorde di tutto le signore o le signorine villeggianti nei dintorni dogli incruenti campi di bat– tagaa; per la parte militare, ci ba dimostrato ancora una. volta la resistenza, la consistenza e la disciplina delle truppe e la. deficienza di tutto il resto. Ma noi, · che studiamo le que.!ltioni militari non por esercitazione accademica nè per tirare I fatti a modo nostro 1 a so– stegno d'idee preconcette, sibbene per trarne ammae– stramenti utili al bene dell'esercito e a quellÒ del Paese, non possiamo fermarci a.Ila snperficlo o dobbiamo, in– vece, addentrarci un 11oco nell'esame complessivo di questo grandi manovro. Quello ohe ci ha colpito maggiormente fln da prin– cipio - prima ancora che le manovre incominciassero - ò stata la irrazionalità. del tema: Irrazionalità politica. e mllltare; un tema che il generalo Saletta sembra abbia studiato a IJella posta per giustificare o provare coi ratti quanto rosse nel vero l'ex: colonnello di Stnto maggioro Barone, quando sulla T1•ib111ta sseriva il Capo dello Stato Maggioro Oonerale essero dl mentalità cosl lnsuftioionte, da doversi considerare l'Esercito, nelle sue mani, assolutamente aceralo. Politicamente, non sappiamo come Il Consiglio del Ministri abbia potuto permetterlo. Un esercito, che in• vada l'Italia per i valichi del Piccolo o dol Gran San Ber• nardo e per quello del Sempione 1 non può essere che quello francese; ma questo non può passaro dal Sem– pione so non in duo casi: o che calpesti a forza In. ~ neutralità rlella Svizzera, oppure che sia la s,·izzern stessa che, in disonesto accordo colla l.l~rancla,infranga I trattati, che, a compenso della sua neutralità, le as– !!lcurano privilegiata libertà. In 1111 modo o nell'nltr('), la Francia potrebbe passarvi soltanto por un'azione politica disonesta, o sua, o della Svizzera o sua nello stesso tempo. Ora noi non troviamo per nulla lmpo3sibile che si possano commettere dlsoae,1tà, specialmente in poli– tica e pii1 poi in tempo di guerra - quando molti, con mentalità e morale da bar bari, pensano che tutto sia permesso - ma troviamo che sia più -opportuno, pru– dente o decoroso aspett11.ro che que~te dlsono~tà siano stato commesse prima cli ragionarne v1,bbUcame11le, o rngiona.rne poi a solo titolo di biasimo. Ma. attribuire gratuitamente - come una ipotesi innocente o na.tura– lis:1lma - a Paesi vicini, ed amici tra loro e con noi, l'intenzione di una simile slealtà, è tate Idea che dav– vero non doveva sorgere nella mente del Capo dello Stato Maggiore Generale. Non sappiamo che cosa, in Francia o nella Svizzera 1 alJblano pensato e pensino di questa magnifica. trovata dell'illustre e vecchio {ah, sl 1 vecchio!) Generale; ma a noi sembra indiscutibile che egli abbia dimostrato cli a.vero della neutralità della Svizzera, della correttezza delle nazioni e della serietà del trattati, un concetto talo da non permettergli piò, per ragioni di rispetto internazionale, di rimanere al suo elevato delicatissimo ufficio. · ' Per la parte millta.ro 1 quali che possano essere le linee d'invasione del nemico, non riusciamo a capire come un Generale italiano, che detti un tema sulla di– fesa delle nostre frontiere montane, s'lnduca - sia pure noi presupposto - a fare astrazione dallo truppe al– pine, come se non fossero mai esistite o so fossero stato tutto trucidate dall'invasore. Anche prima che Il genera le Ricotti creasse gli A1- pinl, in caso <li guerra fu sempre tentata la difesa dello Alpi, anche nello alte valli. So non ci rossero gli Alpini, cl miwderemmo dei Bersaglieri o della Fanteria di linea, ma qualcuno a contrastare il passo ci sarebbe sempre; cd ò perciò 1 in,conceplbllo la supposizione che un nemico possa giunge'iti già qunsr a.Ilo sbocco delle nostre val– late, quando noi slnmo ancora all'inizio del periodo di radunata, mentre cl affanniamo a radunare a Novara (a distanza di un palo di giornate di marcia) un pic– colo e misero corpo d'armata, o poco più. E si aggiunga che il nostro nemico avrebbe già In--

RkJQdWJsaXNoZXIy