Critica Sociale - Anno XVII - n. 19 - 1 ottobre 1907
CRfil,CA SOC!AL~ 299 Crespi accusa i viticultori di aver aumentnto la produzione senza riguardo alla forza d'assorbimento del mercato. Ignora egli dunque 1 quel che già sa– peva L. Blanc, che cioè Findustria privata e la concorrenza che ne segue producono alla. cieca, senza poter prevedere i bisogni del mercato che cerca.no soltanto di inondare di merci? Ciò che rese gravissima la crisi fu la monocul• tura: quel1e quattro o cinque provincie non produ– cono che vino. La monocultura è sempre un pericolo, ma qui HOn è un capriccio, è la conseguenza neces– saria del suolo e del clima, che non conRente altra cultura, stante la estrema siccit1\, dovuta, fra l'altro, all'eccessivo diboscamento, che del resto risale a vari i secoli addietro. . .. Così, i viticultori meridionali sono le vittime di una fatalità economica, assolutamente come gli ope• rai gettati sul lastrico dalla crisi di una industria che decade. Il rimprovero fatto loro di non saper indicare una vera soluzione, è per lo meno strano venendo da un socialista. Intanto chi rimprovera non indica una soluzione neppur esso - e quella socialista è troppo lontana! G-li operai luddist-i, che, in fnghilterra, insorgevano contro i telai meccanici, non proponevano rimedii più razionali, nella loro disperazione, dei viticultori · in rivolta; non perciò gli autori socialisti ne par– lano con dileggio. Solo i borghesi hanno per essi lo scherno di Crespi pei viticultori. Il Jounwl des Economistes è perfettamente logico quando scomu– nica questi ultimi in nome del puro manchesterria– nismo. Perchè, si noti, quanto il Crespi e quei che la pensano come lui dicono ai viticultofl francesi, si può ritorcere agli operai che si dolgono della disoc• cupazione: "non avete lavoro? gli è che i consu– matori non ne hanno più bisogno. Perchè moltipli– caste i vostri prodotti? Cercate ora un'altra occupa• zione ! Lo Stato non può costringere a consumarvi i prodotti: esso non è una Provvidenza! Voi crepate di fame? Tanto peggio per voi; conveniva esser pre– videnti e non fare assegnamento sul Governo! " E io mi permetto, compagno Crespi, di richiamare la vostra attenzione su questo punto significante, che, appunto, il Journal des Economistes, che assale ora con molto brio i viticultori meridionali, parla insieme di essi e dei socialisti, come se le due cause fossero assolutamente solidali (J. d. E. 15 luglio, pagg. 75-77). E infatti gli stessi argomenti valgono pei due casi: - lasciate agire automaticamente le armonie eco– nomiche! - Ma un socialista, sembra a If\e, deve considerare altrimenti le cose e, quando vede spro- 1 fondare nella miseria mi1ioni di lavoratori già bene– stanti - anche se non sono operai di fabbrica - non deve accogliere con facili sarcasmi una cata– strofe che illumina di luce sinistra il profondo di– sordine che sta nelle viscere delle apparenti armonie del regime della proprjetà privata e del capitalismo. Lati comici si rivelano in ogni movimento popolare: non parve ultracbmica a primo aspetto, ai letlons– nuges del tempo, la Rivoluzione francese? Non sono comiche, nella rivoluzione russa, le" rivendicazioni :i degli alunni di 12-14 anni nei licei femminili di Odessa, che chiedono di tener dei Comizii rivolu– zionari in classe, di marinare i còmpiti, di portare il corsetto e i tacchi alti? }fa. dietro la commedia v'è una tragedia be11 fosca, e il compagno Crespi sarebbe il primo a riconoscerlo se si recasse sui luoghi. Per concludere, io oso esprimere il pensiero che il ravvicinamento tra Italia e Francia è un bene, e clie giova quindi evitare reciproci apprezzamenti malevoli o sprezzanti, corno quelli che avean corso nella. stampa dei due paesi vent'anni fa e anche più tardi. La stampa socialista fra.ncese 1 quotidianf1, ebdo– madaria o mensile, cerca, per quanto io so, cli nulla dire di offensivo per nessuna nazione (non parlo dei Governi, la più parte, oggi, nostri nemici), nella quale dei lavoratori lottano per l'ideale mondiale d~lla eguaglianza economica. ERNESTO CAT,LÉ. UN GRFiNDEMFiESTRO (Edmondo Demolins) Molte circostanze ci impedirono di rendere prima d'ora omaggio, in queste colonne, alfa, memoria d'un grande pubblicista e riformatore francese, morto or è già più d'un mese: Edmondo Demolins. Ciò a cui ogni omaggio sarà sempre inadeg'.uato ò il fascino personale che g!i era proprio, quel q1'id di cui le sue opero non daranno ·mai cho1 un pallido riflesso. Questa considerazione ci rese assai esitanti; nondimeno ogni dubbio fu in noi ,·into dalla convinzione, ogoi dì piì1 proronda, del va~ lore dell'esempio da lui dato, e~empio ch0 è tanto cleguo d'essere imitato anche in Ltalia, che ba con la Francia in comune tanti dolorosi problemi e tanti pericoli. Chi fu EdmondCJDemolins? Ei fil anzitutto uu amico e un discepolo del grande Le Play, e da lui apprese e di lui continuò il metodo monografico, l'oss-ervazione del luogo, delle abitudini, delle tisorse, del modo di lavorare, cH vivere, di spendere della ramigl1n, conce– pita come l'unità sociale. Dopo Les ouvriers eu,.opùns del Le Play e la sua Ré{onne Sociale, ò difficile tro– vare una più preziosa raccolta di monografie di quella che si ha noi f4scico\i della Rivista La Rèforine Sotiale, por anni od anni diretta dal Damolim1, e a cui colla– borarono e in cui ei. maturarono ingegni finissimi, coma quelli d'un Paul Bureau, d'un Paul de JtousieriJ, noti ora a tutto Il mondo. Alcune di queste monografie ,iono del Demolins medesimo e apparvero poi In volumi so• parati: Comment la route crée le type social; Les Fl'<tn– çais d'aujO!ffd'hui; A quoi ti<mtla superiorìté des Anglo• saxons?; L'educati on nouvelle. Alla scuola del Le Play apprese it Demolios il metodo per lo studio dei mali del suo paese, o apprese non sola il metodo di osservazione, di studio e di critica, ma ancora Il fervore apostolico. Alla scuola di Le Play egli apprese - e 00 lo diceva or non sono ancor nove mesi - a. ,,eder al fondo clell&crisi delle nazi'oni;•latine so– pratutto, una crisi di carattere e di metodo di educa– zione. Domo!il19sul conto del suo paese si espresse, e nelle opere sue e in conversazioni personali 1 in termini assai più severi cli quelli da noi usa.ti nel nostro arti– colo sulla crisi vignaiola del Sud di Francia. Da lui noi apprendemmo - oltrecbè da 'l'aine, da Boutuns, da Leclerc - a vedere, in quel perenne spostarsi verso sinistra del centro di gravità politico della 1'~rancia, - senza quello alternative di spostamenti a destra che indicano l'esistenza di forze eontrollant: o che permet– tono a ogni partito, passando all'opposizione, di riflet– tore sui suoi errori, cli pensare e d'imparare e studiare - uu siutomo che, auzicllè suggerir congratulazioni, sug • gerlsce ..... il contrario. Demollns, come Le Play, sentl tutto Il significato del successo inglese nel mondo o si propose il problema di rar assimilare al suo paese, senza minarne il gonio ca– ratteristico, ciò che fa la forza inglese. Egli vide che Francia ed Inghilterra, anzichè contraddirsi, si integrano
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