Critica Sociale - Anno XVII - n.18 - 16 settembre 1907

280 CRITICA SOCIALE giore sta nel fatto delFesistenza di questa gran m!ù:lsa. di lavoratori squalificati e nella sua. vita ab– bandonata a se stessa ed al caso. li pericolo minore è quindi nella sua regolamentazione, ed esso va ar– frontato. Chi scrive deve, due o tro volte per settimana, at– traversare l'l~ast End londinese lasciando il West J,;nd in cui ,•h•e; e ha spesso occasione di penetrare in qualcuna tra le migliaia e migliaia di abitazioni nere, sporche e spesso incredibilmente fetenti dei quartieri poveri· e ogni giorno più sente che solo provvedimenti Jraconici possono impedire che ivi migliaia di vite umane continuino fin dalla nascita a rattrappirsi e a morire. Il solo attraversare in ferrovia tale oceano cli case deprime lo spirito; si rimpiange quasi la impossibilità di un Nerone nel mondo moderno e nella Roma moderna. Il posto di Nerone deve qui essere preso dalla. legge; occorre che Comuni e Parlamento siano inondati di persone convinte che, se non si dà più aria e gaiezza ai polmoni di tutti, se non si creano case in cui ognuno si compiaccia cli vivere, se non si eleva in ognuno fa coscienza d~lla dignità suprema di essere uomini, domani i selvaggi, che avremQ così creati in mezzo a noi 1 potranno distruggere di bel nuovo la civiltà nostra. Chi scrive si è convinto che vi è una. finanza gretta e piccina, e ve n'è una che, senza essere pazza e per ciò solo che è più 1.,111a11a, è anche più saggia. Oggi l'Inghilterra è certo in un grande momento di prosperità; il libero scambio impedisce che i trusts prendano l'andazzo americano e che la vita. politica si corrompa. Ala il commercio e l'industria hanno le loro crisi; si supponga che, in un momento di depressione, Ja combinazione delle grida dei disoc– cupati, degli interessi industriali e commerciali in pericolo, ecc., riescano a instaurare Ja protezione, e con essa il dominio economico e politico della plu– tocrazia. In tal caso una reazione, più o meno vio– lenta, a questa sottoform~ di un'agitazione socia– listica piit o meno rivoluzionaria. ed avventata, sa• rebhe fatale. Non è egli invece evidente che, se nel– l'attuale periodo di prosperità si de1ica parte dei profitti di questa a riforme 1;ociali radicali che mi• J.;"liOrino e i modi di vitn e la cultura degli strati inferiori, si renderà con ciò impossibile alla depres– sione commerciale futura di superare Je resistenze di stomaci più pieni e menti più chiare, di instau– rnre la protezione e Ja plutocrazia? Questo è il nu– cleo di pili umana saviezza e di savio istinto di conservazione che ò nel nuovo Unionismo. Alla stessa conclusione chi scrive è arrivato riflet– tendo sui conflitt.i di Belfast e di Antwerp e sul problema ciel krumiraggio che essi implicano. Si ha un bel dire dagli eronomisti che si deve lasciare alle due parti in conflitt0 di sbrigarsela da sè in uno sciopero, e che la libertà di lavoro va rispet– tata e protetta. Teoreticamente tutto ciò Vfl. bene. Ma, se le lotte industriali si accompagnano sempre più con incendi e devastazioni, chi non vede che, per garantire la sicurezza e I!\. proprietà dei terzi e di tutti e per prevenire una distruzione di capitale che finisce poi a ripercuotersi sulla sorte dei lavoratori medesimi, mette conto lasciar da parte la teoria nella misura. appunto necessaria a impedir questi disastri? li; ciò non è certo impossibile, ove si vo– glia impedire l 'immigrazione di stranieri reclutati e già impegna.ti por contratto, e si voglia, per via di tentativi ohhligatorii di conciliazione, rendere le rat. ture definitive sempre più rare e difficili; comunque, 1~ vita umana, e il capitale che ad essa deve ser– vire, valgono più di tutte le teorie, e, dove le vo– lontà non si accordano da sè a rispettarsi, la società ha diriLto d'intervenire nel suo interesse organico, che è quello di tutti. E ciò se anche gli stessi Nuovi Unionisti, favorevoli a questo intervento ovunque non può essere loro che vantaggioso, sono contrari all'arbitrato obbligatorio, ossia alla pace ad ogni costo, e favorevoli quindi alla guerra, ove il mag– gior profitto venga loro da questo lato. Sotto molti altri :\spetti una forte pressione_ socia– listica farebbe assai bene alla vita inglese. In qu~~to momento, ad esempio, si assiste in Londra a questo fatto paradossale: una tal molteplicità di mezzi di trasporto, che la concorrenza tra di essi non per– mette ad alcuno di essere rimunerativo; nondimeno, il prezzo dei trasporti in Londra è certo più caro che a Berlino, a New York e a Chicago. E ciò sem• plicemente per l'assenza di un'organizzazione ra1.io– nale e centrale, nell'interesse del pubblico, dei tras– porti medesimi. E lo stesso~ va detto delle ferrovie su tutta la superficie dell'Inghilterra e della Scozia. La vita inglese è considerevolmente più cam di quel che dovrebbe essere per questa sua disorganizzazione nei mezzi di trasporto e anche per il complicato sovrapporsi le une alle altre delle aree delle molte– plici e spesso superflue e intralciantisi autoritiL locali. Queste sono alcune delle ragioni che spiegano il sempre crescente carattere politico del movimento unionista e la fusione crescente del movimento me• desimo con uno spirito radico-socialista, sopratutto in materia municipale. Attualmente la rappresentanza parlamentare del partito 01>oraio è tutta\'ia divisa in due gruppi: l'uno ministeriale, sedente coi liberali a sinistra del presidente 1 ed emanante direttamente dalle Unioni; l'altro, sedente a destra del presidente, a carattere più indìpendente e talorn. anche ostile, emanante dalle nuove Unioni e dalle correnti socialistiche; ma la loro fusione è solo questione di tempo; i loro discorsi differiscono nel tono, ma i loro voti si rac– colgono nella medesima urna fin d'ora. E tale fu– sione sarà la fusione dell'ttnskilled con lo sllilled la– bour in un solo esercito sotto un solo punto di vista 1 e darà con ciò stesso al mondo un partito operaio i cui metodi di combattimento e le cui finalità - provate alla critica di oltre quarant'anni di lott~ mera.mento economica, e ricche dell'esperienza delle colonie inglesi oltreoceaniche e dell'esperienza con– tinentale - saranno i più form idabilmente foggiati pel lavoro a cui sono destina.ti, querti che nel pro– cedere stesso di questo la.v aro tesseranno la tela della futura filosofia delln. redenzione, ben più com– plessa e ben più umana di quella dataci dal genio rude e semitico di Marx. Le nostre divergenze, caro Turati, son più di me– todo che di finalità ultime. Voi lavorate piuttosto dal punto di vista di chi intende preparare la orga• nizzazione, il macchinario della vita sociale futura; io seguo a preferenza le traccie di coloro che mo– strano lo spirito e la volontà. che, non solo ne ren– dano possibile l'avvento, ma, quel che più importa, ne rendano possibile la permanenza e il prog1es30; voi mirate al vostro fine cercando di introdurre nel mondo sociale, dando loro più complesso contenuto, le idee del credo democratico tramandateci dalla ri• voluzione francese di cui il socialismo continentale è derivazione storica; io vi tendo cercando di edu• care quel temperamento emozionale, quel metodo logico, quello spirito etico, che in ogni attornianLe sofferenza ed ingiustizia sente un invito irresistibile a un'azione sociale che la elimini. Voi mirate al codice e al diritto;. io all'etica del lavoro. ANGELO CRESPI. Ragioni inesorabili di spazio ci costringono a ri– mandare al prossimo fascicolo la fine dello studio di ERNESTO CALLÉ S1' L'evoluzione politica in Francia e In crisi viticola.

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