Critica Sociale - Anno XVII - n. 16 - 16 agosto 1907

· 254 CRITICA SOCIALE pieg-a più del padrone L. 92,88. La mezzadria esat– tamente rispettata non risolve, adunque, il problema dei contadini siciliani riguardo al prodotto dei lati– fondi. Il dottor Antonio Vacirca) nel citato suo studio sopra ll problema agrario in Sicilia, facendo proprì i calcoli della l'erra sicula, aggiunge il soguente conto a pag. 146-47 in nota: " La produzione media a grano del circondario di Cor– leone, per ogni salma di terreno, ò di 8-10 sa!mo legali (ogni salma legale è litri 283) i calcolando la media ge· nera.le a salme 9 al prezzo di L. 58, abbiamo: '' Produzione a grano per salma di terreno: salme 9; parte del mezzadro salme 4,50 a L. 58 per salma== L. 231. Produzione della paglia per salma di terreno: quint. 12; . parte del mezzadro quint. 6 a L. 2 = L. 12.Totale L. 243. Quindi: spese (media) L. 283,75; entrata L. 243; deficit L. 40,75. Come si vede, anche con i patti rirormati, il eolono resta. in de'(icit. 11 Questo deficit del colono è furto del latifondista, cd è possibile per la persistenza del latifondo -Pri– vato. Appunto perchè nemmeno la perfetta mezza– dria paga il lavoro del colono 1 bisogna diminuire la rendita fondiaria soverchiante. Difatti 1 col conto sud– detto, al padrone spettano pure L. 243, mentre egli, secondo i calcoli della Ten·a sicula di Corleone, con– corre con la terra e con la semente per L. 190,87; guadagna quindi L. 52,13 in più. Ma il colono perde per parte sua L. 40,75; il profitto del padrone è, adunque, L. 92,88 maggiore cli quello del colono. Con i computi suddetti, il borgese, che può avere la fortuna di lavorare due salme cli terra, impiega L. 567 1 50 di lavoro e guadagna L. 486, con cui deve vivere con la famiglia e con gli animali cli lavoro. Or tali fortunati borgesi dono il minor numero. rt Vndrca, convinto pure che il problema poggia sopratutto nell'aument~ della produzione, scrive: 11 Se la procluzione 1 da salme 9 di grano per ogni salma di terreno eoltivo.to , si portasse a salme 20 (cosa - niente straordinaria, potendo benissimo portarsi anche • a salme 30), allora, la parte del eolono venendo ra.ppre• sentata da salme IO di grano e quint. 10 di paglia, da– rebbe il seguente risultato: Per salme 10di grano L. 580; per quint. 10 di paglia L. 20; totale entrata L. 600. Spesa L. 283,75.Utile netto L. 316,25. 11 Ma, per portare a 20 ovvero a 30 salme il prodotto, il Vacirca dimentica che la spesa non può restare in L. 283 1 75; che la gabella non può più essere breve ed escludente il diritto d'indennizzo delle Jnigliorie . fatte dal colono; e che tali riforme urtano, come vedemmo, con l'oziosa signorilità del latifondista. La mezzad_ria non è idonea ad accrescere la pro– duttività dei feudi di Sicilia: occorre il libero uso colletti vQ della terra con la cooperazione. li Vacirca infine a pag. 147 esce in queste consi– derazioni, che meritano essere accettate in parte: u Date le condizioni agricole dell'Isola, noi siamo de– cisamente per il latifondo. La trasformazione delle col– ture, l'intensiflcazione di esse, richieggono oggi capitali e~ intelligenza che non può possedere nè maneggiare la pi~eola proprietà. È il ca9italismo che deve dare vita nuova al latifondo isterilito ed abbandonato, è il capi• talismo cbe, indirettamente, promuovendo il cooperati– vismo, dovrà imprimere lo stesso progresso alle piccole proprietà. u Noi non siamo neanche per l'Abolizione del grande gabellotn. Q11estoessere, munito di capitali ed ip, avve– nire di istruzione agraria, abitante nei paesi dell'Isola, in continuo conhtto con la classe rurale 1 anà una grande importanza nel progresso agrario dell'Isola. E l'importanza l'avrà sotto un duplice aspetto; nell'impri• mere un carattere razionale nelle colture; e nel deter• minare la. creazione di quelle vaste Coopera.tive agricole che in seguito, e non ora, potranno sostituirlo nell'im– presa. Ciò che occorre rirormare è però il contratto di locazione, che dovrà essere esteso al termine di almeno 18 anni, o meglio dovrà. contenere il principio dell'in– dennità per le migliorie lasciate nel fondo. 11 Le Cooperative agricole oggi non possono avere una base sicura e certa. Queste Cooperative agricole, che si sostituiscono al gabelloto, non hanno altto scopo, nel presente, che di stipulare in comune il contratto, senza preoccuparsi della colt11ra, che vien fatta senza unità 1 con i sistemi empirici 1 da ciascuno dei soci, che si sono diviso in lotti il latifondo. In questo modo la coopera– zione non ha. flue razionale, diretto all'aumento ed al miglioramento della produzione. ,, Le correzioni alle suddette affermazioni del Vacirca sgorgano spontanee dal complesso del presente studio. TI grande gabelloto è una necessità con lo stato at– tuale del latifondo. Se ci fosse interesse a investire capitali, lo farebbe meglio il latifondista, che, come abbiamo visto, ha interesse contrario. Il gabelloto è semplicemente uno speculatore sulla fame dei con– tadini e sull'ozio dei signori. Appunto perchè nem– meno la perfetta mezzadria assicura la vita dei CO· Ioni, costoro non trovano altro rimedio che nella conduzione collettiva dei latifondi. Sia pure che le Cooperative incomincino col limitare la loro opera comune alla quotizzazione della terra, esse, una volta costituite, si trovano costrette a passare a funzioni di or1lìne superiore; sapranno, senza passare per H tramite del capitalismo, procurare i capitali collet– tivi da investire nel suolo per un aumento di pro– duzione, e sapranno strappare la maggiore durata di gabella e il riconoscimento delle migliorìe lasciate, ossia quelle riforme che, per via degli speculatori capitalisti, non avverranno mai; invece le Coopera– tiYe inr.omincierebbero ad imporle direttamente ai latifondisti e di conseguenza alla legislazione. Di questo importante quesito delle Cooperative che nssumono affittanze collettive dovremo dire in seguito. Ora basta rilevare che quanto diciamo sulla loro fun– zione sociale è già in via di attuazione da qualcuna cli esse, in grandi proporzioni costituita in provincia di 1 l1rapani: con questo notevole risultato, che, anche quotizzando in forma individuale la terra del feudo assunto in affitto collettivo, oltrechè le spese di pro– duzione si sono di non poco diminuite, la produtti– vità. del suolo si è accresciuta in grazia di un lavoro più intenso, reso indirettamente possibile dalla stessa semplice affittanza in comune . .Ma c'è di più: se il bo1·gesato non trova nella stessa perfetta mezzadria la convenienza di durare e ricorre per rimedio alla cooperazione anche rudimentale, la speculazione di gabelloU di feudi non si regge più nemmeno, perchè il suo pabulo era appunto nella finta mezzadria, con la quale al colono spesso non restano che g1i occhi soli per piangere, come sicilia– nambnte si dice. Difatti, ritornando ai calcoli della 'l'erra sicula, il maggior profitto del padrone in L. 92,88 su quello del colono è dato dalla sola an– nata che si coltiva a grano, ed è distrutto dalle perdite degli anni in cui la terra resta a riposo o a scarso pascolo. Il maggior profitto vero e sicuro, che fece arricchire tanti speculatori, è riposto invece nell'iniquità del riparto del prodotto a tutto favore del padrone e a tutto danno del colono, per cui il proverbio antico riferihile ai conti sull'aia dice: zeru. e va zeru, tutti cosia magasenu (del padrone). - Dal– l'altra parte, non la speciale osservanza scrupolosa della. mezzadria ha fatto durare nei coloni I1uso del

RkJQdWJsaXNoZXIy