Critica Sociale - XVII - n. 13-14 - 1-16 luglio 1907
198 CRITICA SOCIALE - così conclude l'oratore .... , pat·don, il pubblicista - arrivederc;i alle prossime leve!. .. " Anche il richiesto consenso della massa operaia - per Claudio 'l'reves, divenuto ad un tratto, non sappiamo se rivoluzionario ad oltranza, o ad oltranza negatore d'ogni libertà, d'ogni virtù self-helpista dei lavoratori - non 8 che ipocrisia ed inganno, data l'insanabile incapacità a proteggersi da sè della massa, jugulata dalla fame ed ottenebrata dall'ignoranza. E intìne é ipocrisia ed inganno la supposta libertà di un'intera mezza giornata (ossia di due volte otto ore, compresa la notte) che il sistema dei due turni garantirebbe all'operaio. E infatti - scrive il nostro contraddittore - "che farne, se la fabbrica la.scierà per mezza giornata libero un cencio di donna o di fanciullo, affranto, spossato, annichilito, inetto ad ap– profittare della sua libertà per alcuna educazione del• l'anima, per alcuna cooperazione alla vita sociale, poichè le sue ore di libertà. non coincidono con quelle dei compagni con cui dovrebbe entrare in lega, e, nonchè la più ampia vita della organizzazione di mestiere, gli è interdetta la stessa vita della comunione famigliare? Senza dire - soggiunge con audace preterizione - che la doppia riChiavitù, sotto cui piega la donna, non mancherà. di rubargli la sua mezza giornata, che gli è rispettata dalla. fabbrica, per i lavori a volte non meno penosi della caM o del campicello: spazzare, lavare 1 cucire, stirare, zappare, seminare, far erba, ecc., ecc. ,, Abbiamo non soltanto scrupolosamente riassunte 1 ma a preferenza citate testualmente, senza omettere il pil'.t fragoroso de' suoi aggettivi, le obbiezioni di Claudio Treves; il quale, è giusto dirlo, non si dissimula di avere, nella sua oampagna, scarsa alleanza di consensi i di combattere - com'egli si esprime - una battaglia platonica, per gli occhi <li una vaga Dulcinea, esclusi– vamente di sua fantasia. Le otto ore, contro cui parte in guerra, non sono soltanto u le otto ore dell'on. Crespi, ma anche dell'on. '!'urati, dell'Estrema Sinistra, e, a quel che ne dicono le ultime notizie, della Federazione delle a,·ti tessiti n, - che infatti, ripetutamente, si di– chiarò favorevole - pur di conseguire intanto le otto ore - a qualunque, anche eccessiva, riduzione dei ri– posi intermedt Ma da questo avverso plebiscito Claudio rrreves, si– curo della sua coscienza - la salda compagnia che l'uom francheggia - neppure è indotto a dubitare. Meno an– cortt. è messo in sospetto - anzi è più che mai confer• mato nel suo convincimento - dall'aiuto offerto alla sua tesi da due colleghi deputati, gli on. Dell'Acqua e Gussoni, 11 in grado - scrive il 'l'reves, e noi non ci arrischiamo a porre in dubbio - di toccare con mano il pianto e lo strazio delle cose, e non educati ancora a perdere ogni senso di umanità in dipendenza della consuetudine dello sfrnttamento più intensivo delle forze motrici, delle macchine perfezionate e della pelle umana 11 j in grado anche, convien aggiungere, e non è certo recar loro iogiuria il constatarlo, di molto bene valutare,.da quegli accorti e fortunati industriali che essi sono - non diversamente, del resto, dall'on. Crespi - le rispettabilissime ragioni del loro interesse indu– striale. Su di che, a dei seguaci convinti, quali noi siamo, del materialismo economico, - a spiegare la pMsione che anima, hinc inde, nella subietta materia, in dire– zioni antagonistiche, deputati industriali, che di rado ai appassionano alla vita parlamentare - non è inutile tener presente la distinzione che si legge, nella rela- zione ministeriale per la Convenzione di Berna, circa i vari gruppi rii opinioni espresse dagli industriali, e cori·i.spondenli ai loi·o dive1·si interessi, sulla questione specifica dell'orario uuico e dell'orario a due mute; industriali che praticarono sempre il semplice orario diurno ad una sola squadra, che perciò possono senza difficoltà proseguirlo e tuWal più possono proporsi la convenienza di cangiarlo; - industriali che, giovandosi di abbondante forza motrice, di spazio e di mezzi adatti, si prepararono, nel quinquennio di transizione, ad adottare l'orario unico diurno, con l'ampliamento dei loro impianti; costoro evidentemente hanno interesse ad impedire la concorrenza formidabile che potrebbe loro esser fatta da altri la mercè dei due turni; - in– fine (terzo ed ultimo gruppo) quegli industriali che, non avendo preparata l'abolizione del lavoro notturno, nell'impossibilità. di allargare gli impianti per man– canza di forza motrice, o di spazio, o di capitale, o di più d'nuo di questi elementi, e trovando larga dispo– nibilità di mano d'opera presso lo stabilimento, vedono, ne-l sistema dei due t1,1.rni, la loro salvezza, fors'anco la possibilità di debellare i rivali. Noi ignoriamo- nè ci preme conoscere - se e a quale dei suddetti gruppi appartenga:no gli estemporanei al– leati del nostro amico !focialista, per la rivendicazione del più vero e maggiore marxismo; con i quali, ed in nome del quale, propo~e egli tre emendamenti, che si illustrano a vicenda, e a difendere i quali, egli e gli alleati, giunsero a Roma, sgraziatamente, con mezz 1 ora di fatale ritardo; proponendosi col primo emendamento l'abolizione nuda e cruda del sistema delle due squadre, cogli altri due, in subordine, ed allo scopo medesimo, il divieto della. riduzione dei riposi intermedi; divieto che è controverso - cosi il Treves nell'articolo - se uccida in fasce il sistema dei due turni o se lo obblighi soltanto a diventare meno micidiale! Le competizioni dei singoli industriali non possono avere, per noi, che un mediocre ed indiretto interesse. Dal punto di vista socialista ed operaio, dobbiamo piut• tosto esaminare obiettivamente se reggano, sia nello in– teresse dell'industria in generale, sia in quello della vita e della lotta operaia, le obiezioni che al sistema dei due turni, cosi come fu congegnato, vengono fatte. La qual cosa - allo stato degli atti - non ci sembra punto dimostrata. . . . Gli argomenti di Claudio Treves si distinguono in due gruppi: argomenti che, peccando di evidente esa– gerazione, nou provano abbastanza; e argomenti che, provando troppo, non provano nulla. Appartiene al primo gruppo la fosca dipintura (quasi quasi 1 diremmo, un po' manierata) delle condizioni del lavoro nei cotonifici: il pulviscolo ammorbante, la tor• tura del lavoro al telaio, il respiro ansio, il busto curvo, ecc. •rutto questo - per chi vide il tipo verso cui evolvono tutte ormai le nostre filature e tessiture lombarde - appartiene alla mitologia, alla preistoria industriale. Non diciamo - il cielo ce ne guardi - che la condizione del lavoro salariato sia, negli opificì, invidiabile: ma é certo che progressi grandissimi in questo campo si son fatti ed ogni giorno si fanno - nell'interesse, anche qui, fino a un certo segno, conver– gente, dell'industria e dei lavoratori - sopratutto col telai() automatico e con altri provvedimenti di sicu– rezza e di salute, che s'impongono ogni giorno più agli industriali che rispettano se stessi e il loro interesse béninteso. Ond'è che, se ancora tuttavia, in queste plaghe
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