Critica Sociale - XVII - n. 13-14 - 1-16 luglio 1907
216 CRl'l'ICA SOCIALE La procedura grndiz1aria è precondannata alla sterilità allorchè le pm t, sono esasperate e, sopra– tutto, ove si tratti di un interesse capitale. D'al– tronde, prosegue l'autore, il pericolo della inosser– vanza del ]odo, onde pili ardente divamperà l'astio fra i contendenti) appare tanto nell'arbitrato facol– tativo, quanto nell'obbligatorio. E questo pericolo in una contesa collettiva è reso tanto più facile, in quanto gli scrupoli di lealtà e buona fede in una i:ollettività non sono gli stessi che nello individuo singolo e l'inesecuzione sarà sempre scusata con argomenti speciosi. " L' Wat n'cmrait do11cpas de moyens de coercition plus efficaces après arrit, confre les corporations, que la com· d'm·bitrage de la llaye, contre une puissance récalcitrante. ,, . Questa osservazione, peraltro non nuova, ci offre la chiave di volta di una probabile soluzione. Poichè una soluzione, una via d'uscita deve pure esistere, e non è lecito sostare brancicanti nel buio di una inerzia sconsolata e non è generoso abbandonarsi all'inganno dì uno scetticismo antisociale. Come nel diritto internazionale, anche qui il pro– blema principe consiste nella instaurazione di un foro speciale per una speciale categoria di litigi e di rapporti ancora alle loro prime manifestazioni, allo stadio embrionale e che, assistiti da un congrno assetto di procedure, potranno dar vita a un orga• nismo complesso e grandioso, forse antesignano di una nuova civiltà. Notisi, tra parentesi, l'analogia fra i due fenomeni rappresentati dal diritto operaio e dal diritto. inter– nazionale; entrambi infanti; entrambi disconosciuti come categorie di diritto autonome, in quanto privi di un tribunale valido e, nei riguardi precipui del diritto operaio, per la impugnata esistenza di libertà contrattuale nel lavoratore, cui altra libertà effettiva non si vorrebbe riconoscere se non quella del mo– rire di fame j entrambi caratterizzati dalla natura internazionalistica delle loro manifestazioni. Il problema non sar0bbe adunque precisamente quello dell'arbitrato obbligatorio o dell'arbitrato fa– coltativo; così impostato, esso fu impostato male. L'equi\•oco conseguentemente ingeneratosi potè tro. vare fortuna, come accade sovente agli equivoci: (sul tema, della fortuna delle parole si potrebbe scri– vere una pagina interessante di psicologia collet– tiva). Ma l'equivoco appunto portò anche ai giri viziosi, rappresentati dai tentativi per risolvere un rebus insolubile. Si circumnavigò dottamente alla roccaforte del quesito senza penetrarla dove poteva offrirsi all'ac• cei,so: si fuorviò per colpa d'un vocabolo ingiusta– mente fortunato, e l'erramento verbale addusse a un paralogismo sostanziale. D'una questione amplis• sima fu ritagliato fuori un minuscolo ·particolare, si creò una minuscola categoria, che poi si dovette ingigantit·e per convince1·si che fosse tutta la que– stione. Il problema era ed è quello t.lei tribunali del la– voro {rubiamo il titolo a l!"'ilippoTurati); la questione doveva e deve titolarsi dai tribunali del lavoro. Invece si afferrò a volo una formula che potò ap• parire simpatica., e su quella, fatta canovaccio mal degno ad un trapunto nobilissimo, si ricamarono, va• riopinte farfalle d'oro, le escogitazioni degli studiosi e le proposte dei legislatori. }J s'intonò la canzone della obbligatorietà dell'ar– bitrato e della sua sanzione, obliaùdo l'assoluta pre· valenza, in questo ordine di vita, della sanzione psicologica. Poichò, a parte il lato giuridico-economico, psico· logica è anche e sopratutto la tesi. Già, la psicologia è un poco il nucleo di tutto il diritto: nella fattispecie, in presenza di rapporti ·an• cora incerti, infantili, essa assume un valore esube– rante, decisivo. Si tratta cioè <li orientare le cosr.ienze in una di– rezione ancora, pur troppo, ignota; di rivoluzionarle 1 saturandole dello spirito di una nuova civiltà. E questo spirito, se non sarà solidarietà prole– taria, avrà un nome più grandioso, si chiamerà so• lidarietà umana, e convincerà gli uomini che, scon– fitti i misticismi, diremo, dualistici, o della più rigida concezione socialista o del pii1 risoluto individualismo, presupponenti una antitesi necessaria fra l'individuo e lo Stato, nella dottrina monistica che, accanto al rafforzamento dl:lll'individuo, vuole simultaneo l'orga• namento del tutto sociale, risiede il segreto di una minore infelicità singola e collettiva. A quella lontana età, in cui la definizione del di– ritto, inteso come forza, parrà trista elucubrazione di menti pervertite, a quella età, in cui la sanzione del diritto sarà scritta nei cuori umani coi caratteri d,oro della fraternità e solidarietà umana, a qu8lla men triste età va riferita la soluzione del problema nelle sue ultime.tconseguenze. Collaboratori precipui in quest'opera di elevazione della coscienza collettiva, i tribunali del lavoro as• sumeranno però una duplice missione: quella diretta e specifica di organi giuridizionali del lavoro, onde il diritto operaio scaturirà limpido e forte (o), quella indiretta e generica di stromento della elevazione del popolo dell'industria e del lavoro, missioni alla.e• ciate da un nesso etiologico indissolubile. I tribunali del lavoro avranno infatti, fra l'altro, l'ufficio nobilissimo di scongiurare l'uso della vio– lenza di fatto. E ciò ancora per una ragione d'ordine psicologico. Dove comincia la riflessione, ivi cessa la violenza: la riflessione infatti corregge l'istinto, e la violenza è istintiva. Correggere l'istinto, sostituirvi la ragione, sarà còmpito non inglorioso dei tribunali del lavoro. La genesi dei quali, notisi, coincide con la storia genetica di altri organismi giurisdizionali, per es., i tribunali di commercio. Vera industriale, creando nuovi rapporti da prima sconosciuti, reclamò un foro competente a disciplinarli: quando il ciclo evolutivo parve compiuto, si ebbe la unificazione delle giuri· sdizioni. 10. Scrive un giornale socialista, Il Tempo (1907, N. 71): " In verità, dal cbiuso campo del sistema borghese capitalistico di produzione, l'abolizione del diritto di sciopero non si spiega che come il portato della violenza di una classe sull'altra. " Dove illimitato è il diritto del capitalista a in• tascare, illimitato resta al lavoratore il diriho di prestarsi o di ribellarsi alla produzione, ed ogni in– tervento dello Stato, sotto qualunque pretesto di in• teresse generale larvato, per costringere al lavoro gli operai, è un atto di barbarica sopraffazione di classe. ~ La soluzione del problema, secondo giustizia ed umanità., non si trova quindi che nel socialismo. L'avvenire " su le ginocchia degli Dei s'assido..... ,, Ma, se veramente i tribunali del lavoro fossero la avanguardia di una ancora lontana otà pii1 felice, nella quale il trinomio santo affermato dalla rivolu• zione francese trovasse ospitalità fra i mortali, quale mai ostilità di avYersatori oserebbe negare alla glo– riosa avanguardia il saluto dell'armi cortesi? (p). Avv. MARIO GENNARI. (i) Sul calcolo del costo di uno seioporo cfr. G. VA– LENTI iu Pri11cipt di scienza economica, pag. 482 e seg. (Man. Barbera).
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