Critica Sociale - XVII - n. 13-14 - 1-16 luglio 1907

CRITICA SOCIALE 20l esclamato: - Voi del Nord avete i riformisti! .... Ac– cenno di spiegazione un po' troppo semplicistico, invero, ma. che però fa dubitare se proprio non si potrebbe per avventura cercare la riprova di una certa affinità. i<leale e di una cotal convergenza di azione pratica del radicalismo e del riformismo socialist.a. in questa rispet– tiva distribuzione geografica della loro maggiore den– sità statistica. Ciò, ad ogni modo, costituisce di per sè un interessante fenomeno politico che addito all'esame di qualche studioso. . . . Il primo problema che il Congresso ha discusso, che più - forse - lo ba appassionato e che ba suscitato una disputa più ordinata e più alta, concbiusa da una soluzione insperatamente precisa, è stato d'indole in– terna: il problema, cioè, dell'organizzazione e disciplina del partito, e in ispecie del Gruppo parlamentare. Si può sicuramente affermare che da cotesto dibattito il partito radicale è uscito più saldo, perocchè Pintima disciplina e compattezza sia coefficiente principalissimo di azione costantement.e omogenea e organica. Niente infatti insinua tanta rilassatezza e sfiducia nelle file di un partito 1 quanto il vedere discorde o mal concorde l1opera di coloro che lo rappresentano e capeggiano. Quando - avviata già alla fine la discussione - l1o– norevole Romussi ha dovuto stroncare il suo breve discorso per le esclamazioni che soattavano qua e là nella sala, e quando poco di poi l'on. Sacchi fu accom– pagnato e salutato alla tribuna. da un 1 im1>onente accla– mazione, si è intuito quale sarebbe stato Pesito della disputa: prima ancora di ascoltare le ragioni della sa– lita del Sacchi al potere e insieme la magistrale deli– neazione ch'egli era per fare delle f9rme d'azione e di organizzazione, del carattere specifico, del contenuto e dei fini del partito radicale, l'assemblea s'era già cbia ramante pronunziata. E non fu meno eloquente l'ova– zione che coronò la fine del suo dire. Chi, invero, poteva seriamente impugnare che il par– tito radicale abbia l'intento precipuo, non pur di av– versare ogni tentativo reazionario ed ogni esercizio di corruttela amministrativa. e politica 1 ma di promuovere con ogni mezzo l'evoluzione progre:-1siva.degli istituti politici, giuridici, economici? E che perciò esso è un partito di transazione, in senso elevato, fra il passato e l'avvenire, e come tale, non potendo aspirare per un pezzo a giungere tutto intero e di peso al Governo, dee proporsi di attuare, di mano in mauo che il mo– mento lo consenta, una parte delle sue idealità? E che - poichè la conquista fatta oggi può essere e spesso è la co,iditio sine qua non delle conquiste del domani, e per converso la rinunzia alla conquista oggi possihile può irrimediabilmente compromettere tutta una serie di probabili successi immediati - il rinunziare alla graduale attuazione del suo programma significherebbe rinnegare le ragioni della sua esistenza e della sua stessa necessità intellettuale, morale e soc~ale? Come non ammettere dunque la opportunità e anche, in de– terminate circostanze, la necessità di coalizioni, con– dannabili bensì quando poggiano su internssi inconfes– sabili, ma che possono essere oneste e lodevoli quando ai fondano sopra l'appagamento e l'attuazione di inte– ressi e di ideali che si comprofèssano altamente? E e.bi avrebbe osato negare che il minist.ero Sonnino-Sacchi, oltre alla garanzia fondamentale di un'amministrazione onesta ed epuratrice e di una politica sinceramente laica, non offrisse la possibilità fortunata di introdurre nell'azione del Governo alcuni concetti essenziali del programma radicale, come la graduale avocazione della scuola allo St.ato 1 l'incremento della colonizzazione in• terna, l'abrogazione della facoltà del potere esecutivo di sciogliere i Consigli comunali? Come parlare di espe– rimento fallito, e non piuttosto e più veracemente di esperimento non potuto fare per la rivolta immediata dei tanti interessi offesi? A buon conto, dal Governo dei cento giorni fu promulgata la legge più sincera– mente liberale che sia apparsa in ltalin in questi ul– timi anni: l'aboli,ione del sequestro preventivo. Chi - dico - poteva sollevare serie obiezioni a co– desto che era 1 per somme linee sintetizzato, il con– tenuto sostanziale del mirabile discorso dell'onore– vole Sacchi? A lui il consenso fu quindi unanime, anzi - direi - preventivo. Oud 1 è che l'ordine del giorno Ciraolo - fissante, quale norma fondamentale di omo– geneità pel Gruppo parlamentare, la disciplina della minornnza ai delil>ei·ati della maggioranza nelle que– stioni ini;olgenti principt generali di pai·tito e nei voti volitici - votato subito dopo per appello nominale e approvato alPnnanimità, sigoificò - nonostante il suf– fragio favorevole dello stesso on. Romussi - vittoria dell'on. Sa~chi e dell'intlirizzo parlamentare, da lui cosi nobilmente difeso e rappresentato. E d'ora innanzi chi vorrà far parte per sè stesso .... se ne vada! Questo il Congresso ha concordemente voluto. . .. Qualche allegro sindacalista in vena di .... celiare ha tentato far credere che i radicali abbiaoo testè rinne– gato "l'antico e glorioso radicalismo del Cavai lotti, che avrebbe saltato (?!) le istituzioni se esse si fossero opposte al progresso. n Ecco: che Cavallotti avrebbe ~altato le istituzioni - (e cho, precisamente, vuol dire ciò?) - se esse si fossero opposte al progresso, siamo pronti ad ammetterlo, quando però sia prima chiarito e specificato bene quali siano le istituzioni che potreb– bero opporsi al progresso, poichè ogni partito di riforma e di propulsione evolutiva, qual è il radicale, ha appunto lo scopo di trasformare, perfezionare e anche, ove oc– corra, sopprimere le istituzioni che frappongono in– ciampi al progresso. Ma, se con la parola generica di u istituzioni " s'intende designare la forma di Governo, diciam pure la monarchia - a parte la faccenda un po' oscura di quel tal.... salto -- il sullodato sindacalista avrebbt' potuto agevolmente sapere, se prima di parlare del Congresso si fosse degnato di meglio informarsene, che anzi non si è affatto voluto rinunziare, nè esplicita– mente nè implicitamente, a quel famoso " finchè" di schietta tradizione cavallottiana, dal quale - per un lato - pensano molti abbia a derivar prestigio presso le masse, e dal quale - per l'altro - ritengono tutti non possa sorgere impaccio - com'ha evidentemente provato l'esperienza recente - all'azione positiva, pur dai banchi del Governo. E del resto per qual corrispet– tivo ideale si sarebbe dovuto buttare a mare quel "fi11chè,, proprio oggi, che ci stiamo avviaudo per una china, in fondo alla quale quella paroletta breve potrebbe trovar bene materia atta a mutarsi in altra assai più minacciosa e più fiera? Perchè far professione aperta di fede aprioristiCamente monarchica o antimo– narchica, quando essa sarebbe, comuuque, sterile di vantaggi tangibili, in un senso o nell'altro, e probabil– mente produttrice di qualche interna disgregazione o almeno diminuzione di forza attrattiva? i:: risaputo infatti che molti - bastino, ad esempio, l'on. Pantano e l'on. Ferrarini - sono riluttanti ad aggregarsi uffi-

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