Critica Sociale - Anno XVII - n. 12 - 16 giugno 1907

CRITICA SOCIALE 179 u La innovazione - dice il di~egno di legge - è logica ed opportuna. Lo Stato esercita il diritto di jus imperii (diritto di jus, sic!) sulle acque pubbliche come altro dei beni di demanio. "' O dunque? "Facile con- d~f1l~efi~~!z~1;e:~~:1 r;;i~r~ e~\e ogp ~!~à\~1~::~! 0 d cui ha la legittima rappresentanza. ,, Ma allora anche la gestione dei boschi, delle strade, dei porti, tutto dovrebbe spettare al fisco, con un ma– gnifico ritorno al regalismo di qualche secolo fa. Non metterebbe conto insi11tere su questa contesa. di competenza tra organi amministrativi, se non avesse valore di simbolo significantissimo. Dà, per dir così, il colorito alla legge. Si invoca un'azione di Stato efficace e pronta per poter conquistare la forza, per averla a buon mercato, per assicurare il trionfo delle industrie elettriche. Si risponde, o.umontando da lire 2 a lire 8 per cavallo dinamico nominale il canone sulle utilizzazioni idrau– liche. Cioè a dire: mentre le nostre forze naturali, nuove o possenti, ma ancora all'inizio della loro trasformazione, lotbno con quelle dell'estero, mentre il mondo vivo delle acque cadenti, che dà.uno moto e luce, lotta col mondo morto m11, formidabile ii ella miniera di litantrace e di nafta, mentre arde questa contesa del sotto-terra con la superfice, lo Stato italiano interviene a favore del vapore, rialzando artificialmente il costo dell'energia elettrica e ribassando quello dei prodotti concorrenti. La diminuzione del dazio sul petrolio, spiegabile per altri motivi, rappresenta senza dubbio un elemento sfa– vorevole per le sostituzioni elettriche. Si vuole oggi raumeoto dei canoni, per un pregiudizio vieto di fi– nanza democratica, combinata con l'illusione semplici– stica che all'industriale arrechi 1einpre indubitabili van– taggi il surrogare gli esistenti impianti a vapore cou l'idro-elettrici là. Vero ò che la convenienza di sostituire l'acqua al carbone cresce sempre più, col crescere del prezzo <li questo minoralo, e coi perfezionamenti dei congegni di produzione e trasporto della. forza elettrica. Ma è pure da tener presento che, specialmente dopo l'introduzione del gas povero come fonte diretta d'energia, i motori termici han conseguito un grado notevole di perfezione e di rendimento. Ed è in ogni modo errore grave (per una non dimostrata fiducia che la fon:a idrica abbia un margine di superiorità. sul vapore, tale da soppor– tare l'aumento di canone) creare possibili impacci al risveglio fiorente delle industrie nostrane. Si avverta che l'energia idraulica non è colpita sola– mente dal canone, ma anche da tutte quelle tasse che, pesando sul capitale, Vtlngono a gravare maggiormente su es:ia che non sulla forza termica, perch8 questa ri– chiede un impiego di capitale assai più limitato. Il Crespi, valutando che, per la moltiplicazione delle per– dite di rendimento, la tassazione sul cavallo effettivo che viene applicato alla macchina operatrice è notevol– mente maggiore della tassazione sul cavkllo nominale, e toueudo presente le imposte di fabbricati, di ricchezza mobilti o di circolazione che gravauo sull'idro-elettricità, concludevn che oggidi ogni ca.vallo, utilizzato in Italia dall'acqua, al momento in cui viene i;ull'tdbero della macchina opera.Lrice 1 paga all'erario do. 16 a 20 lire fra tassa o canone, Ond'ò che - afft,rmava - l'erario po– trebbe avere una grande riijorsa dallo sviluppo della ricchezza naturale dei nostri corsi, auche abbandonando cou11>letament.e il canone; anzi ne avrebbe una mag– giore di quella che ritrarrebbe aumentandolo di qualche lira, mentre il complessivo aumento dell'onere fiscale paralizzerebbe lo svolgimento dell'industria. elettrica e l'ascesa del livello economico nazionale. All'amico lettore - cui ho uell'ultimo articolo rispar– miato la disamina giuridico-comparativa sulla proprietà òe11e acque - non infliggerò oggi troppi dati tecnico– finanziari. Ho ripetuto poche cose, conosciutissime, ri– petute prima di me dal Nitti e òa altri valenti. Questo blsogua aver chiaro in mente: che, anche dal– l'angolo visuale più democratico, è stolto, per soprav– vivenze di metodi fiscali, recidere in germe il prodi– gioso impulso del rinnovamento industriale. Una poli– tica delle acque, che a questo impulso contrasti, è in piena contraddlzioue col programma, vagheggiato sia pure per uon immediato avvenire, della nazionalizza– zione degli impianti trasformatori. DMchò é impossibile pensa.re di subito all'espropria– zione delle private imprese osii:1tenti,e solo in casi speciali può e deve lo Stato provvedere ad impianti proprì, noi dobbiamo considerare la fase delle industrie capitalii;tiche di produzione idro-elettrica come neces– i;iaria premessa. alla gestione statuale degli impianti, alla scadenza. delle concessioni. Preparare ftn d'ora la rase futuraj intervenire a favore delle iniziative con– sorziali e degli enti autarchici a preferenza di quelle degli speculatori isolali. Ciò, ,il, occorre fare. Ma non: imbavagliare l'industria degli impianti e favorire l'arresto alPepoca del vapore. Francamente: sarebbe un curioso metodo di progredire. Ed una politica delle acque, in mano al fisco, è 1>er lo meno un anacronismo ed un assurdo. M!!:UCCIO Ru1NI. LaMagna Charta dell'Inghilterra urale JI Bill destinato a produrro pacificamente la più g-rande trasformazione nelh~ costituzione sociale del– l'lnghlltorru. moderna è stato finalmente presentato alla Camera dei Comuni il ~7 maggio, e la sua ec– cellenza appare a prima Yista da ciò, che i giornali d'Opposizione sono discordi nel giudicarlo e non osano condannal'lo in blocco; e tuttavia il Bill è, como vedremo pii1 sotto, assai radicale. Le ragioni del contegno dell'Opposiziono vanno forse cercate in ciò, che lo forze conservatrici del mondo industriale non solo sono consapevoli de',•antaggi che l'industria ne può ritrarre, ma temono che la reaistenza ad ol– tranza a questo Bill, da parte dell'aristocrazia fon– diario, sollevando l'iutiera questiono del regime ter– riero allo future elezioni gonerali 1 impedisca che queste siano di nuovo combattuto sulla questione fiscale, come essi vorrebbero. Per far passare questa, esse son disposte a lasciar andare a secco l'attuale regime ter– riero. D'altronde l'aristocrazia da sola si sente troppo debole e non ha nel Bill nulla che le dia il pretesto di atteggiarsi a vittima di una 1>olitica di spoglia– zione o di farai centro di un blocco antidemocratico. Onde è probabile che l'Op1>osizione si accontenti, se può, di rendere il /Jill irriconoscibile. Abbiamo dotto che il Bill ò assai radicale. Eseo di\ ai Consigli <li Contea poteri estesissimi per com– pr1t1·eo prendere in aflìtto torre allo scopo di subaf– fittarlo a coloro che ne chiedono l'uso per scopi agri– coli od industriali. fl fitto snrebbo fissato o per ac– cordo spontaneo o J>er arbitrato; l'intera procedura starebbe sotto il controllo del Ministero d'agricoltura; se, cedendo a influenze locali, i Consigli di Contea non si curuao di trovar torre a chi ne domanda, il .Ministero d'agricoltura può procedere per suo conto

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