Critica Sociale - Anno XVII - n. 12 - 16 giugno 1907
CRlTICA SOClALE 191 esteriore, che ò il rrutto immediato del concorso supe– riore. li generale chiamerà 11; mio caro tenente n un sottotenente che non agirà punto cosl verso un mare– sciallo, il cui gallone, egualmente unico, è soltanto di un'argentatura meno pura. Un funzionario altolocato ricevuto dal suo superiore è pregato di sedersi, un altro invece fa la sua comunicazione in piedi. Questo paral– lelo fra la società. attuale e la società d'una volta non è, come sì vede, forzato. Come molte altre Istituzioni del passato, la nobiltà. ha dunque sopravvissuto sotto una forma esteriore di– versa. Jja spada è stata in molti luoghi sostituita dalla penna; ma le medesime abitudini sono state accuratamente trasmesse col pregiudizi cb'esse sottintendono. 1 modi d'accesso alle due nobiltà, in fondo, sono i medesimi. Il primo è la nascita o la. preparazione sin da\1 1 lnfanzla al concorso. Il secondo, che era una volta il nobilita– mento fatto dal sovrano, oggi è rappresentato dal se– condo concorso, che permetto agli ngenti secondart di accedere all'ordine superiore, dopo un certo tempo di funzioni. Il tipo di questo concorso è quello della scuola di Modena per l'esercito. Nell'amministrazione il concorso di contabile è pure aperto senz 1 obbligo di laurea ai vecchi scritturali. Ma sempre e per tutto questa doppln origine ba croato dei diritti ineguali e, d 1 ordlnario, non permette l'accesso che agli impieghi subalterni. Questo distinzioni sociali possono essere ritrovate, plit o meno apparenti, in tutti gli ambienti. Se io ho Insi– stito sull'esempio delle carriere militari, è perché l'esel'• cito è rappresentativo dell'evoluzione sociale. Esso serba le tradizioni e le rende con dei segni esteriori manire• ste. Lo. gerarchia è indicata con degli abiti diversi e col numero dei galloni. A prima vistn, nella via 1 si pub riconoscere ciò che è un militare, qual è la natura delle sue funzioni, se è un combattente o un non combattento e quale grado egli occupa nel suo ordine. Il saluto, l'attitudine e talvolta anche le parole sono regolate da uno stretto protocollo. Ora è nell'esercito che la distinzione tra le due classi, rappresentando esse i due ordini sociali d'una volta, è maggiormente spiccata. Ma è pure nell'esercito che dob– biamo vedere i segni dell'evoluzione sociale che ovun– que si persegue. A poco a poco, dei mutamenti profondi vanno rovesciando le vecchie tradizioni, segnando una nro. rivoluzione nelle idee di classiftcamento sociale. ... Le Ineguaglianze sociali, che tendono ad appianarsi, sono mantenute, nello stato attuale dei concorsi, dalla diversità essenziale degli insegnamenti. La scuola pri– maria prepara alla plebe dello funzioni; essa non con– duce ai concorsi superiori, o, per la diversità dei me– todi e dei modi, essa non permette neppure di giungere naturalmente all'insegnamento secondario. La medesima barriera, ohe separa le due caste di funzionari, si ritro_va rra i due ordini di insegnamento. Ed è per ciò che l'm– segnamento 1>rimariosubisce nel pregiudizio pubblico un tale deprezzamento, che lo congratulazioni più sin– cere per la sua opera sociale mascherano ma non pos– sono cancellare. L'Istruzione primaria è insufficientemente considerata perchè non prepara agli impieghi di direzione; e ciò si osseua anche negli ambienti lontani dalle funzioni pubbliche. Ovunque l'insegnamento classico, e ciò che ne ha fatto sino ad oggi la base, le lingue morte, sono le cognizioni che hanno maggior prestigio. ~ ver.e impa– rato un po' di latino e poter tradurre una c1taz1one CO· mune è il segno o.cui il pubblico crede di riconoscere in tut'ti gli ambienti l'uomo del secolo ventesimo. E, poiohè lo snobismo vi si è Immischiato, per godere la stima altrui è necessario essere impregnati di una tinta pitt o meno' leggera di umanità. . _ Nel suo studio sulla " Psicologia dell'educazione ,,, comparso non è molto nella BWUotlÙ'qf!,e de ,PhìW.s~phie scienUfique edita da Ernesto Flammarion dt Par1g1, il dott. Gustavo Le Don rileva con un certo stupore che, fra I partigiani più decisi dell'insegnamento classico, fu• rono le Camere di commercio. Il latino tuttavia mm può troppo servire~a compilare una rattura, ma ò un segno di un'educazione agiata e per conseguenza cl'una certa superiorità. sociale. Si noti che, per ottenere questa considerazione, non ò punto necessario d'essere laureato; basta. possedere la licenza Uceale e poco importa se i frutti acquistati sieno stati miseri o nulli. Nella materia basta l'apparenza. JI pregiudizio duuque in favore del– l'insegnamento classico è generale e si estendo anche ai casi in cui non ha apJ)Ol'tato alcun frutto naturale. lu seguito a questo stato di SJ)irito generale, In scuola primaria è ~empre più deprezzata. Jn realtà, nei duo ordini di insegnamento non vi ha che una differenza di citazioni laf.ine. Altri fatti piì1 gravi pregiudicano la scuola primaria. Questa non ò molto più vicina alla \'Ila che al liceo. X elle due scuole le cognizioni libresche sono propodernnti. Ma la qualità di qunste cognizioni ò veroslmilmento miglio1·0 nell'in– segnamento secondario. Jl metodo pure. La memoria, che è anche troppo esercitata al liceo, nella scuola pri• ma.ria si applica a fatti ancora più pnrticolari e meno importanti per la formazione d'uno spirito. Qual ò l'utilità per esempio della grammatica, che nelle scuole primarie si studia tanto minuziosamente? 1n rapporto alla formazione dolio stile, certo, è piutto– sto minima. " Quando un ranciul!o - diceva Kant - non mette in pratica una regola. di J,rrammatlca, poco importa che la reciti, egli non la sa. Lo sn solo quegli che l'applica, il quale poco importa se non la re– cita. n Io conres~o che, que.ndo l'uso, non mi rappresento punto la definizione d'un aggettivo dimostrati\'O o d'un pronome indeterminato. Io sarei dunque poco capace di rare un analisi grammaticalo 1 come la fa facilmente un ragazzo di dodici anni. F. tuttùvia io credo di applicaro le regole, ma in qualche mo•lo automaticamente e senza averle presenti alla mente. Nello ste.~so modo, un bam– bino non sa camminare che quando cammina senza pensarvi. Da questo punto cli vista, l'educazione è vera• mente " l'arte di far passare il cosciente nell'inco– sciente ,,. Al liceo, il latino si impara con la. teoria, e natul'al– mente la grammatica. e tutte le sottigliezze dei filologi sono la materia principale dl studio Il risultato è che, dopo otto anni di lavoro, nessuno sa tradurro un testo latino di media faciliti\, como un piccolo romano doveva decifrare a dieci anni per chò egli lo imparava parlando e scrivendo. Ma l 'italia.uo oggi non si impara o almeno non si insegna al liceo. S i dico che si impara col la– tino. La verità è che si impara sopra tutto facendo dolio narrazioni e delle 9piegazioni di autori italiani . .E que– sto ò il buon metodo, quello che ha già. ratto uscire dai licei tanti letterati. Alla scuola primaria 1 invece, l'italiano ò insegnato corno una lingun morta. In questo tratto, si può cogliere la differenza gene– rale fra i due ordini cli insegnamento. E bi~ogna dav– vero che i metodi primari sleno y\zlosi, poiohò i ragazzi intelligenti di tredici armi non giungono ~ho. a quel!~ cognizioni elementarissime sanziooate dal oertiftcato d1 studi. Non ò molto che m\ accadde di interrogare un ragazzo di quesh\ età, di molta intelligenza, della sem– plicità. della cui rornrnzione intellettuale rimasi sorpreso. Se egli avesse seguito per cinque anni l'insegnamento classico di cui ò notoria tuttavia la difettosità, avrebbe avuto ~no sviluppo mentale eertarnento assai pili largo. Questa questione dei metodi deve dunque preoccupare i maestri E, in fondo, la \'lttima di questo stato di c?se ò il piccolo cittadino. Gettato dfl. circostnuze esteriori nella via senza uscita dell'insegnamento primario, sovente egli diviene un frutto seccato sulla pianta . .\la la sorte dell'istitutore non ò meno degna di interesse. Ì•: di questo problema cbo io vorrei vedoro occuparsi quolli ohe hanno Il carico dell'educazion~ sociale. L~ scuola non deve darci nè plebe nè patr1zf 1 e, parche questo scompaio., bisogna as!licurare la co~rdinazione delle due specie di insegna.monto. Noi dobbiamo avel'e un insegua.mento unico e cou~i~uo, n~ prh~1a ~io.nò ~e– coudario che permetta a tutti I buoni alhev1 11ra mie accesso ~i cicli superiori, dappoicbò per l'individuo ln– tolligeute non vi ba. iniquità più i11tollernbile che l'ln; tristire in un orcliuo proressioaalo inferiore, solo perche egli è stato condotto, da bambino, in quella \·la chiusa, che ò oggi ancora l'Insegnamento primario. OlJGLH:1.\10 F~,·,,NS. La Critica Sociale e il Tempo: anno L. 22, semestre . L. 12.
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