Critica Sociale - Anno XVII - n. 10 - 16 maggio 1907

CRITICA SOCIALE 153 si sono spese per i lavori al Palazzo della Minerva Jire 151.820 1 96 1 e ciò dimostra che non si tratta di opere di semplice manutenzione, ma di vere opere straordinarie, fra le quali ricorderemo la costruzione di una nuova scala di accesso agli Uffici, la cui spesa fu occultata nei documenti contabili. I lavori furono eseguiti nel modo così detto ad economia, senza stipulaz·ione di contratti, ed,all'infuori di ogui controllo clel Genio Civile per la parte tecnica. n 11 relatore della Giunta Generale del Bilancio si avvide di questo po' po' di roba non avendo sott'occhio che gli stessi d<Jcrw,enti già esaminati dall'Eccellentissima Corte, la quale, viceversa, tutto aveva lasciato pas– sare, facendo ritenere che ogni cosa si svolgesse in piena conformità alle leggi e ai regolamenti. Uguale scempio della legge del bilancio e del Re– golamento generale di contabilità avvenne su molti altri capitoli, sopratutto per la consenziente inerzia della Corte dei Conti, dimentica di essere chiamata per legge a far sì che le spese ricq.vano la loro giu– sta imputazione conforme ai voleri del legislatore. Il capitolo 129, "Ispezioni e missioni diverse, com– pensi, e indennità alle Commissionii esaminatrici,,, fu uno dei più furiosamente devastati, e dette, di ft·onte ad una previsione di circa 50 mila lire, la impressionante eccedenza di 104 mila lire! In base a quale giustificazione la Corte ammise il discarico di quelle spese? Siamo alle solite: in base ad elen– chi di spese redatte dal commesso e dal segretario particolare ..... Figurarsi che cosa doveva avvenire delle "spese casuali,, (capitolo 21) 1 che rappresentano di solito in ogni Ministero il colatoio di tutta la materia più o meno confessabile, che non riesca a trovare la via degli altri capitoli. Alla Minerva quel fondo servì un po' ad ogni uso, senza giusificazioni di sorta; onde - come fu detto - la sola casualità di queste spese fu quella di essere state qualche volta, per caso, giustificate. Dalla Relazione dei Cin· que emerge, purtroppo, la prova manifesta che, in rapporto alla gestione Nasi, ogni controllo della Corte venne presso che annullato, ogni garanzia e ogni vigilanza vennero meno. Continuinmo lo spoglio poco edificante. L'ecce– denza di spesa verificatasi nella parto variabile dei capitoli 24, 25 e 26 è da ascriversi in gran parte alla Corte stessa, che ammise a pagamento mandati per opere e supplenze straordinarie senza alcuna documentazione, cosicchè l'amministrazione di questi capitoli fu lasciata al pieno e sconfinato arhitrio del ministro, che se ne valse come meglio piacquegli. Tutti ricordano ancora i compensi per migliaia e ntigliaia di lire ad impiegati, fatti passare per operai degli scavi e monumenti, ai quali operai erano pre– cisamente destinati i fondi dei relativi capitoli 37, 38, 40, 44, 45 e 53. Perchè la CortP. dei Conti, che aveva tutti gli elementi per avvedersi che si trat– tava di buoni travetti e non di operai, non colp1 questo falso? perchè la Eccellentissima Procura Ge– nerale della Corte, che è così eccezionalmente se– vera quando le capita tra mani qualche contabile, o che inferocisce contro i poveri portalettere, non iniziò alcun giudizio rti responsabilità? Non abbiamo qui forse gli estremi della complicità? Nè parliamo delle erronee imputazioni che si ri· scontrano in questi famigerati capitoli, nè degli og– getti di uso personale che vennero acquistati con quei fondi assegnati alla manutenzione dei monu– menti.. ... Sul capitolo 59 (istruzione secondaria clas– sica) abbiamo lo sconcio di rilevanti eccedenze non solo di somme impegnate, ma, quello che è peggio, di somme pagate con mandati diretti. Su questo, come sui capitoli 61, 65, 67, 69, oltre le erronee ed arbitrarie imputazioni, abbiamo la mancanza di qual· siasi d~oumentazione: la Corte ai appagò, nella mag- gior parte dei casi, del solo decreto mini~teriale di autorizzazione della spesa, senza motivazione al– crma. Sapete qual è la teoria della Corte a proposito di "motivazioni 11, poichè anche su questo terreno è cresciuto l'anemico e stentato arbusto di una. delle solite teoriucole?" Dal momento che io non posso en– trare nel merito, dice In Corte (prendiamone atto, una volta tanto), è inutile che richieda il motivo della spesa 11• Faremmo torto all'acume del lettore se non ci dispensassimo dallo spiegare che la Corte dei Conti non deve entrare nel merito delle motiva– zioni ma che queste, cioè in sostanza i documenti della spesa, sono gli elementi essenziali e integra– tori della spesa stessa, dai quali il giudizìo della Corte non può in alcun modo prescindere senza farsi manutengola di ogni eventuale arbitrio o reato, e senza venir meno al suo còmpito di controllare anche la gestione m01·ale dell'Amministrazione pub• blica. Cosl la mancanza di ogni motivazione o le generiche ed evanescenti motivazioni dei capitoli 70 e di quelli del 73 al 79 non ci danno modo, ad esempio, di conoscere se il sussidio, il compenso, il concorso sia stato giustamente concesso, se cioè rappresenta un aiuto meritato alla scuola., o non piuttosto un favore, o magari una beneficenza elet– torale. Le vicende del capitolo 86, il famosissimo e me• morabile capitolo dell'" agraria" sono appunto troppo note per star lì a ripeterle. Chi ·non ricorda che al– cuni impiegati addetti alla segreteria particolare del ministro ebbero dei compensi a titolo di ~ lavori eseguiti nel campicello sperimentale di v·iaLatina,, .... Qui non c'è nemmeno il pudore della bugia: ma la Corte passa ugualmente, passa invaria bilmente, sem– pre ..... ~J di questo passo potremmo continua.re per un pezzo. Di fronte a tali fatti, precisi e inconfutabili, è do– veroso chiedersi se la Corte dei Conti ne avesse mai in qualche modo avvertito il Parlamento e il paese. Ma di questi, che sarebbero stati salutari, avverti– menti non troviamo la benchè minima traccia nè nella Relazione annuale al Parlamento (una lustra, e nulla più!), nè nelle " registrazioni con riserva 11 comunicate periodicamente alle due Camere. Pur– troppo è così! E in questo silenzio è la più elo– quente confessione della servilità pedissequa della Corte al potere esecutivo. Quest'ultima tentò bensì, scoppiato lo scandalo, una difesa; ma fu una difesa che aggravò l'accusa. La Corte dei Conti comunicò, infatti, a gran voce, che sulla gestione Nasi erano stati stilati ben 1662 rilievi. La qual cosa potè pro– durre, forse, qualche impressione su chi ignora che cosa siano codesti rilievi. M.a quando si considera che il " rilievo II è una osservazione non ufficiale, ma ufficiosa, che l'foipiegato fa sul provvedimento ministel'iale, e che è la prima fase di un procedi– mento il quale dovrebbe avere, per riuscire frut– tuoso, il suo compimento nelle note ufficiali della Corte ed, eventualmente, nei conseguenti rifiuti di ammissione a registrazione, si rende irresistibilmente chiaro ohe gli impiegati della Corte, essi sl compi• rono bravamente 11 loro dovere, compresero e de– nunciarono ogni sorta di irregolarità e di pericoli, ma che l'Alta O-Orte fu essa a piegare deplorevol• mente davanti al potere esecutivo, arrivando a pec• care, solo per l'Ammini~trazione di un dicast.ero, la bellezza di 1662 volte! Ecco adunque J'Alta Corte convinta, mercè la sua stessa difesa, della terribile responsabilità incorsa, sulla quale l'ultima grave parola deve ancora essere detta per trarre ispirazione e forza a riformare il cadente e inefficace Istituto; ecco nel medesimo tempo la rivelazione luminosa e confortante che nella stessa Corte dei Conti, tra i suoi modesti e va-

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