Critica Sociale - Anno XVII - n. 9 - 1 maggio 1907

CRITICA SOCIAl.g 133 vi si è deciso per ragioni di interesse goneralc, non avendo di mira un lucro, certo talora d'incontrare passività non lievi. Orbene, se ciò avvenne per un interesse igienico - acqua potabile, per un inte• resse industriale - energia elettrica a huon mercato, - perchò altrettanto non si potrobho faro per Pabi· tazionc dei lavoratori, che rappresenta un interesse igienico-sociale di prima importonza? Ma, non c'è affatto bisogno di prevedere passivit,\. La costruzione di case operaie ò - nelle grandi città segnatamente - un'ottima speculazione. Col terreno a buon mercato come può averlo il Comune, tenendo conto anche d 1 un maggior costo di costruzione per raumento della materia prima o della mano d'opera, è possibile offrire alloggi ad un prezzo inferiore a quelli del mercato, pur migliorandone lo condizioni di salubrità o di estetica. Non si trn.lta che di far conti colla pennn. Il costo cli costruzione non potrchbo essere diffe– rente tra aziendn municipale ell ente nutonomo. Nell'un cnso o nell'altro non v·c quel tale " occhio del padrone n che fa, :i detta degli ll.\'Versnri, mira– coli. Il capitalista individuale, competente, attivo, può avere 1·isorse superiori d'economia ad un. ente colletti,•o, ma qui non trattasi che di enti pubblici, funzionanti in modo analogo. E corno pretendere che l'uno sia assistito dalla suprema saggezza, mentre l'altro sarebbe accecato dalla. più sconsolante miopia.? Curiosa è poi questa auto-demolizione che delle loro nmministrnzioni fanno i partiti conservatori, sempre pronti nel esaltare le loro benomoronzo ed n rinfac– ciarci le nostre incapacità pratiche. E allora, messo da parte il pericolo di passività fatali per l'equilibrio del bilancio, ridotto alle pro– porzioni della realtà il pericolo del maggior costo, dovremo dare un gran peso nlla c:iucstlone morale, del 1>ossibilo sfruttamento a scopo elettorale? lonanzi tutto la difficoltà potrebbe essere girata, facendo veramente autonoma - come vuole la legge del resto - l'azienda municipale, o affidando l'esercizio delle case operaie ad associazioni cooperative; ma - dato che influenze malsnne potessero farsi strada - non ò vero che esse potrebbero valore e con un ente autonomo e con la municipalizzazione? Ma tutto queste sche1·maglio sanno un po' d'acca– demia. Esso hanno per-scopo di velare Feesonza vcra 1 profonda. del dibattito. Le ragioni por cui i partiti conservatori oppugnano, le ragioni por cui 'noi di– fendiamo - nel caso concreto - il concetto della municipa1izzazione sono ben altre e ,•eramente gravi. Il problema delle case operaie è - pei nostri av– versart - un problema di beneficenza. Voi lo com- 1>rendete dal modo con cui ne parlano, dal modo con cui posano ln. questione. Essi non \'Odono tutto l'cnormo abisso che sta tra l'attualo n.hitazione del– l'operaio e quel minimo di garanzie igienico-estetiche che ad ognuno dovrebbero essere consentite. Essi si preoccupano doi casi acuti, lacrimevoli o pietosi e quindi intendono far qualcosa per salvare la miseria che siughiozza per le vie. Ma il problema delle case 1>opolari è un problema sociale, esso 1100può essere riguardato da un punto di vista. ristretto, non può essere risolto ispirandosi a criteri sorpassati di as• sistenza o di patronato, de,•e essere preso alle radici e il Comune deve portarvi un contributo, non come quello della carità che fa " quanto può II e questo 11appnga, rnn un contributo ofllcaco e sufficiente, cioè proporzionato a.I mnle> cnpnco di Rggredirlo e di vincerlo. L'azione diretta municipale dove - volere o no - porsi da questo angolo visuale: quale ò la. natura del bisogno sociale? quanta è la sua estensione? e deve apprestare rimedi per rniglioraro la situazione igienica o per determinare l'effetto benefico della concorrenzn. E siccome al ('omnne non può far di- fotto il credito, esso sarà portato - anche in virtù della 1>ressione esterna ·- ad numentnre ht costru– zione di case fìno ad ottenere 11n ribasso generale del tasso dogli affitti. L'ente n11tonomo, il cui svolgimento è reso già. mono ampio dallo maggiori difllcolti\ di nn largo cre– dito, ai preoccuperà. - per sun. natura - di portare un contributo, qualunque esso sia, al problema delle case operaie, senza tendere a determinare In bene– fìcn influenza della concorrenza che orn manca. Quindi esso f1.lrÌldel bene, pcrchè migliorerh. In situazione di alcune centinaia di famiglie oporaic 1 ma non anft effetto u1>prozzahile, per tutta la gran massa, che continuerà. a pagare un sana-prezzo alla specula– zione edilizia. t questo, clolla concorrenza allo case esistenti, uno degli ostacoli non confessati ma insormontn.bili, dei nostri nv\'ersari. Da questo orecchio 11011 ci sentono. So debbono discutere, agitano il f1U1tas11rn dello crisi, ma non v'è, in realtà, argomento pii1 essenziale. Se, colla munici1>alizzazione monopolistlcn, il Comune tende a togliere i cittadini alle strettolo di un pri– vato monopolio, se colla municipa1izzazlone di con– correnza il Comune tende a ricondurre il prezzo il J>iù \'icino nl costo, nell'interesso della generalità, perchè altrettanto non dovrebbe a.v,,enire nel caso delle abitazioni, in cui convergono tanti e così pro• fondi quesiti ,11 salute, di educuzionc, di economia individualo e industriale? La spiegazione della iucongruonzn. non può essere che una: Il ristretto numero cli iuteressi lesi nella forma. ordinaria di municipalizzazione, di fronte agli interessi numerosi lesi nella municipalizzazione di case 01rnraie. Ed è appunto per premunirsi contro i pericoli di una larga Azione che i consenatori hanno inventato " l'ente autonomo 11 • Si affermi o si neghi, la verità è questa: se oggi molti Comuni si sono posti sana una via più mo– derna, so hanno preso iniziative che eolo alcuni anni fa erano sogni, se hanno accettato in parte i con– cetti municipalizzatori 1 solo ieri nsprnmento avvcrsati 1 se 1101.1 osano pili restringere la libe1·t,'tdei dipendenti e vii\ \'ia, tutto ciò dipende dall'influcnzn delle correnti nuo,•o elio ai sono affermato e si nvnm:nno nella vita locale. Crcnre un'azienda municipale per le cnse ape· raie vuol dire metterla a contatto colla pressione inccssnnto che sale dalle masso lavoratrici, \'UOIdire - se non oggi, domani - farne strumento valido cli concorrenzA. Invece l'ente autonomo, eletto non dal suffragio popolare, ma a doppio grado, con gli organi arnmi– uistrntivi In parte emanazione cli istituti caritativi 1 avrà tendenza ad appartarsi, sarll. meno sensibile alla pressione popolare, quindi pili ntto n vivere trnnquil· l:unento cd a lnsciar vivere S0\'l'rttutfo. Per tutte questf) ragioni, noi crediamo non que– stiono oziosa e di semplici parole quella che si dibatte oggi tra ente autonomo per le case popolari ed a– zienda autonoma municipale. li Comune - di fronte ai grandi interessi collet– tivi - non può addossRre ad altri i suoi dO\'eri e lo sue responsabilità, specialmente n chi non ha spallo robusto per aop1>01·tarli; non può procedere a tentoni coi lumi fallaci doll'empirismo o chiudendo volonta– riamento gli occhi, ma deve stnhillro con lucida pre· ci13lo11e ltt clingnosi del male o aclottnre risoluzioni in perfetta relaziono con essa; non può sottrnrre i suoi orgn11i più delicati all'n;,;ione del suffragio po– polare, cli cui esso è emanazione, ma dc\'e lasciarli permeabili alle correnti dei bisogni che nella vita sociale si fanno strada. Pili bella occasione non avevano i partiti conser– vatori cli questa, per dimostrare la vantata moder– nità di pen11iero, 1a strombazzata capacità di riforme

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