Critica Sociale - Anno XVII - n. 7 - 1 aprile 1907
110 CRITICASOCIALE tratte a scoooscero i benefizi della civiltà. Perciò le pro• poste soluzioni del problema sociale sono impotenti a risolvere, a rimuovero la crl~i morale e sociale con– temporanea, che racchiude I destini dell'umanità ... La soluzione ata invece nell'abbassare gli istinti, moderare le pretensioni, gli appetiti, in modo da rendere ognuno contento del proprio stato, senza turbare o 1:1opprimere l'azione di quello rorze morati ed economiche che al• l'elevamento progressivo di questo stato efficacemente ed ineluttabilmente cooperano. n L'affare, come si vede, ò molto semplice. Basta con– vineere, con le buone o con le catti\•e, la classe operaia che essa vive nel migliore dei mondi possibili, e che essa sta bene; basta Intimarlo dl esser felice, facendole com• prendere cho ogni euo miglioramento sarà, in ogni caso, un miglioramento illusorio, o che essa non ba niente da invidiare e da tnsldinre allo nitre classi sociali. Del resto, la classe operaia, ormai scettica e miscre– dente, non vuol convincerai della propria felicità? Resta sempre un altro argomento, opposto, ma non meno va– lido. Si mostri alla classe operaia il rovescio della me– daglia, le si facciano conoscere nell'io limo le condizioni delle classi cosldetto privilegiato, o vedrà allora a luce meridiaun. come Il loro preteso benessere e la. loro fe– licità non siano che mera apparenza. Tale è l'ultimo rampino a cui sl appigl11rno, nei loro sottili ragionari, gli avversn.rt del socialismo. Essi, facendosi forti del J)rincipio già da noi enunciato e tanto ostico a Leroy Beaulieu, che non si può ammettere una distinzione tra bisogni naturali e bisogni artificiali, e che tutt.i i bi– sogni, di qualunque natura essi siano, ubbidiscono a leggi di ferrea necessità. e, non soddisfatti, sono fonte di dolore, sostengono che pure i ricchi hanno le loro miserie, non minori, nè meno A.ffliggenti di quelle dei poveri, in quanto hanno ereditato un patrimonio psico– logico di bisogni e di desldert a cui non possono rinun– ziare, e che ò sempre più vasto del loro patrimonio di ricchezza. e di beni. Pertanto, è assurdo e malvagio l'invidiare e l'insldlnre lo rlccl1ozze dei ricchi in nome dell'eguaglianza e della fraternità. L'eguaglianza cbe Jliù lmporta 1 cioè Puguaglianza della felicità., esiste fin d'ora, polchò la fellcltà ò data da un rapporto tra bi• sogni e beni; polchè il rapporto, aumentando o dimi– nuendo in egual misura i due termini di cui è com• posto, non cresce e non diminuisce i poichè nei ricchi gli. aumenti del beni e dei bisogni sono stati quasi si– multanei e paralleli, e quindi la loro felicità., per quanto posta ad un livello più alto, non è nè può esser mag– giore di quella del poveri. Diminuendo pertanto violen– t9mente gli avori e i beni dei ricchi, anzichè conseguire la ,·oluta eguaglianza, si cadrebbe da questa ·in una disuguaglianza maniresta ed ingiusta, poichè, dovenrto i ricchi rinunziare alla soddisfazione di blsogni 1 che, per quanto agli osservatori superflcla.li semhrino superflui e di lusso, sono divenuti invece per loro necessari ed impel– lenti come il mangiare ed Il bere, si troverebbero ad un tratto in uno 1Jtato d'infelicità. ben più grande di quella che possano prova.re I poveri nel rinunziare ai beni che non hanno o che non sono ancora entrati a far parte del loro tenore di vita. bl questo il capitale argomento portato In campo, nella scienza dello finanze, contro l'Imposta progressiva. rnratti, mentre i propugnatori di t Lle imposta, basandosi sulla presupposta esistenza di bisogni necessart, utili o superflui, sostengono ohe solo con la progressività, e uon con la. proporzionalità delle imposte, si possono sottoporre i contribuenti a un eguale sacriflzio rispettando i bisogni necessari e radiando a uno stesso livello gli utili e i superflui, gli avversart, non ammettendo alcuna diversità. cli bisogni, ribattono che, se con l'imposta progre.:1slva si può raggiungere un'eguaglianza di beni materiali, si impone viceversa per ciò appunto la massima disuguaglianza di sacriflzio, poicbè è arbitrario nel campo psicologico ogoi paragone tra individui e Individui o rra classi e classi, e può sen– tire più dolore un ricco, privato dell'usa della carrozza, che non un povero 1 obbligato a rare a meno d'un paio di scarpe. . .. 26. - 1'1\li gli ullimi argomenti addotti dagli scrittori della borghesia contro il socialismo; tali le ultime car• tucce bruciate, In nome d'una fllosofla superiore, per la difesH-del potenti e dei privlleglatl. Ma non è possibile risposta. alcuna a ragionar! COil sottili e prorondi ? È proprio nello scettlolsmo e nel pessimismo che devono trovare uu ostacolo la spiegazione e la giustificazione del movimento operalo? I socialisti, naturalmente, ri– spondono di no; ma rispondono negando, a priori, non le conclusioni soltanto, ma ancbe I presupposti degli argomenti da noi citati. Es:il, temendo le dedu~ioni, nè curando d 1 esam\uare se sono esatte, noo vogliono sentir parlare di it1felicUà costante da tempo a tempo, di in/e• licità uguale da classe a classe, di Infelicità crescmte in senso assoluto col crescere del benessere materiale e della ricchezza. " i,~elicità.assoluta no - scrive il Colajanni nel libro più volte citato - ma c,·esctmte diminuzione d'infelicità coi progressi del benessere e dell'istruzione certamente sl. Eterno è il dolore, ma quanto si trasformi e si at– tenui non può negarlo che un cieco, in buona fede, e uno speculatore sulle miserie umane, mentendo a sè stesso. 11 E, paragonata la vita. del povero a quella del ricco, la rauca e le miserabili gioie d'un proletario con l'ozio e le gozzoviglie d'un re delle Banche, conclude: " Certamente l'uno e l'altro, il proletario e il ban– chiere, hanno e possono avere il desiderio di migliorare la propria. condizione, o, se vuolsi, sentono l'aouleo del• l'invidia della migliore posizione dogli altri. Ma che la i,ifelicità psicologica sia maggiore ml ba1ichiere che nel proletaf'io, ors1ì, smettiamola! 11esswio o pocM lo crede– ranno. " Più avanti, premesso che rimane lnt!lnto assodato come tutte le riforme sociali conseguite abbiano valso a diminuire l'infelicità fisica dei lavoratori 1 Colajanni aggiunge che si può vivere sicuri che la diminuzione della disuguaglianza della ricchezza varrà a diminuire gran parte delle odierne ca.use d'infelicità psicologica. " La formula anarchica: - "a ciascuno secondo i suoi blsogni 1 a ciascuno secondo i suoi desidert n - non sarà mai effettuabile; ma. l'avvicinarci sempre più all'altra: - " a ciascuno secondo il suo lavoro e secondo i suoi meriti ,, - contribiiirà ad elimina,-e l'ù1felicità psicologica dei ,·icchi e dei p ooe,·i. A.Ip overi poi nessuno vorrà ne– gare Il diritto di prova.re che cosa sia la te infelicità. psicologica II dell a ricchez ze, sopratutto quando essi scorgono che i ricchi lottano aspramente con ogni mezzo per mantenersela o per accrescerla. Qui sta la condanna dol pessimismo, adoperato come arrne di com– battimento contro le aspirazioni del sociali!lti. I pessi– misti per opportunità, infatti. se volessero rendere effl– Mci i loro consigli, dovrebbero dare l'esempio del disprezzo per la ricchezza e per i godimenti, che rie– scono nlla " Infelicità psicologica 11• Invero e!lsi dànno uno spettacolo ben rllverso e ohe procura loro il meri– tato rimprovero di parlare e di scrivere sotto la inspi– razione della. menzogna e dell'ipocrisia. " E come potrebbe e!lsere diversamente se, sin dai tempi più remot i, I pessimisti <'.ousigliavano agli altri una cosa per fa.me essi stessi un'altra? L'Ecclesiaste non racchiude che le 1m role del predicatore, figliuolo dl Day~de, re )n
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