Critica Sociale - Anno XVII - n. 6 - 16 marzo 1907

9<1 CRITICA SOCIALE tura del grano, la monda del riso, o il taglio dei fieni; scema dall'agosto nlla fine dell'1rnno (291.000), mantenen– dosi però ancora alto in settembre e ottobre per la mie– titura Jel riso e la vendemmia. Come varia è l'ìnteusità, così varia. è la durala delle migrazioni periodiche, che dipende dalla durata dei la– vori da compierdi 1 quantunque gli emigranti si impie– ghino spesso in una successione di lavori, o facciano delle specie di escursioni in varie località, fermandosi in ciascuna di esse a compiere un medesimo lavoro. Col crescere della durata media della permanenza de– gli emigranti, cresce anche l'ampiezza della ,·elativa zona di emigrazione. Le migrazioni n lunga permnnenza sono anche quelle per le quali la distanza delle residonze degli emigranti dalle località di lavoro si manifestano maggiori; cosi gli immigranti nella provincia. di Roma provengono fl.11 dalla provincin di li'orlì e dalle :Marche; i mattonai toscani vanno in Piemonte; i vetrai piemon– tesi e toscani nella provincia di Saleroo. La mole dell'emigrazione non sembra. invece avere una stretta relazione colla lunghezza del percorso e colla durata della permanem~a. Quettl grandi spostamenti di mano d'opera non eono fatti naturalmente a scopo di divertimento o per sport .. Le migrazioni dei contadini si impongono quasi come un correttivo alle variazioul continue nelle esigenze della mnuo d'opera agricola. Esse tendono a livellare l'offerta di braccia mercè l'azione regolatrice dei guadagni, che spingono ad emigrare in tanto maggior numero quanto minore è la loro altezza, che attirano masse tanto mag• giori quanto la loro altezza è mag!,(ior~. A tanti piccoli mercati chiusi si vengono così a sostituire mercati più ampt, entro 1 quali la merce-lavoro fluttua e si livella a seconda del bisogno. L'entità numerica de! mo,,imento è naturalmente una funzione decrescente del costo del trasporto e una funzione crescente del dislivello econo• mica fra le due regioni, che deriva dall'altezza del sa– lario e dalla differenza fra il numero delle giornate di lavoro prestate. Le migrazìoni periodiche possono, col– l'aumento di reddito annuo che procurano al lavoratore, essere una condizione necessaria al suo mantenimento per tutto il resto dell'anno nel paese in cui è nato ed entra.re così nel ciclo annuale dell'occupazione ciel la– voratore come un elemento normale di re<tdito. Anche per l'agricoltura il fenomeno migratorio è utile. La diversità delle altitudini fra i vari paesi, che anticipa in alcune regioni i lavori; le e~igenze di particolari col– ture o di certe operazioni agricole, che richiadono una grande quantità di lavoro in certe determinate epoche (rlsaia 1 vigneti, raccolto del grano, ecc.); ragioni igieniche, che impediscono la permanenza dell,1 popolazione lavo· ratrice sopra un determinato territorio io alcuni mesi dell'anno (malaria), rendono necessario l'impiego di mano d'opera immigrata in certe epoche. Per i lavori uon agricoli la cagione degli spostamenti è da ricercarsi nelle differenze di clima e nel carattere spiccatamente stagionale di certe industtie (fabbricazione laterizi, industrie delle costruzioni, vetrerie, setifl.cio 1 pesca del tonno, ecc.), o nel carattere girovago della professione; professioni, queste, che sono ora però in decadenza (aggiustatori e impagliatori di sedie del Bel– lunese, venditori di figurine di gesso ciel Lucchese, cal– derai, lampisti, vetrai e spazzacamini del Canavese, ecc.). Anche influisce sull'emigrazione interna l'emigrazione estera. Ma, per ciò che riguarda l'operaio, a delle cause economiche ai aggiuugono, a determinare il fenomeno 1 ragioni di abitudine e la forza della tradiz)one, che man• tengono le correnti migratorie anche quando la loro con– venienza economica non esiste più, e viceversa possono impedirle in casi in cui non siano ancora stabiliti rap– porti e contatti fra due regioni diverse fra le quali lo scambio potrebbe avvenire con reciproco vantaggio. • Inoltre, se le correnti mig1·atorie costituiscono un van. taggio pel la.voratore 1 non sempre sono in armonia colle esigenze dell'agricoltura dei paesi d'uscita. Sono vivi i lamenti per la mancanza di mano d'opera del padroni delle provincie di Campobasso, Avellino, Benevento e Potenza, le quali dànno un forte contingente alla emi– grazione. Le correnti migratorie. - Se consideriamo, ora, , come si dirigono le correnti migratorie, trO\'iamo che le provincie che attirano maggior numero di immigranti in tutto l'anno sono quelle di Jfoggia(I05 mila), Roma(93 000), Bari (54,000), Lecce (4i .000), Novara (46 000) 1 Pavia (SG.000). Al disopra dei 20.000 immigranti nei propri Comuni hanno ancora Potenza, Milano, Cat,tnia, Campobasso, Siracusa e Alessandria. In nessuna provincia rtella Liguria, del Veneto, dell'Emilia, ,!elle Marche l'immigrazione arriva al numero di 10.000; in Toscana supera questo numero la sola provincia di Grosseto. Le più lunghe permanenze degli emigranti le presen– tano lo provincie di Roma, Foggia, Lecce, Milano, Po– tenza1 Novara, Pavia, 1'orino, Grosseto e Catania. Riguardo all'emigrazione, il più alto contributo è for– nito nell'anno dai Comuni delln. provincia di Bari (82.000), alla quale seguono Lecce, Roma, A\'eilino, Foggia, No– vara e Pavia. Le più lunghe assenze si riscontrano nelle provincie di Bari, Aqnila, Roma, Lecce, Mes:tina 1 Macerata, Pavia 1 Mi• !ano, Avellino, Novarn, Foggia e Caserta. Prevale complossivamente l'immigrazione sull'emigra– zione durante Panno nel Piemonte, tranne Alessandria, nella Lombardia, tranne Bergamo e Cremona, nella Li– guria, nel Lazio, nel .Molise, nella provincia di Fogi;ria, nelle Calabrie, tranne Reggio, nella Sicilia, tranne Mes– sina, e nella SardPgoa; prevale invece complessivamente l'emig,·azione nel' Veneto, tranne Verooa e Vicenza, ìu tutta l'Emilia e nello Romagnc 1 nella Toscana, nelle Marche, nell'Umbria, negli Abruzzi, nella Campania e nelle provincie di Bari e Lecce. Le differenze positive più forti ci sono 1late dalle pro– vincie di Foggia e Roma, seguite a distanza dalle pro– vincie di Potenza, Nova,·a, Catanzaro e Catania. Le più forti diff~t·enze ntgatit'e ci sono offerte invece dalle provincie di .Bari, Avellino, Aquila, Perugia, cui fan se– guito a distanza le provincie di Messina, Piacenza e Mo– clena. Le donne. - Questo grande movimento migratorio non prende solo gli uomini, ma anche donne e fanciulli. Le donne prevalgono nella mondatura del riso, ove CO· stituiscono circa i 1 / 3 della massa degli emigranti, e par– tecipano in notevole proporzione alla mietitura e treb– biatura del riso, alla sarchiatura del rrumento e ciel gra– noturco, alla pulitura delle viti, alla raccolta del fl.euo, ai lavori ai bachi, all'ammucchiamento dei lavori di fru– mento mietuto, alla spigolatura del grano, alla vendem– mia, alla raccolta delle olive per i lavori agricoli, e con• tribuiscono all'emigrazione per il setificio e la fabbri– cazione dei materiali da costruzione per la parte indu• striale. Esse appainno nelle mi1erazioni interne annuall per una cifra che ammonta a 183.000 circa, ossia nella misura del ~1,3 °lo• La proporzione delle femminA immi~ grat_e è superiore nel periodo al{o~to.dicembre (27,3 °lo) anzichè nei primi due (12 1 5 e 19 1 9 ¾)- 11 collocamento, - Come si collocano gli emigranti? O direttamente, andando alla ventura in cerca di lavoro, como fanno molti mietitori, o a posto flr:iso, per accordi presi antecedentemente a voce o per lettera, come av– viene nei lavori di sfogliatura e bachicoltura; o a mezzo di intè\-mediari. L'incetta è fatta o per co1lto dei vadroni, corno a\'Viene per la maggior parte dei 1"isaiuolì immi– grati nell'alta Jtalia, per i~/, dei mietitori dell'Agro Ro• mauo, e i ¼ di quelli che immigrano nella Capitanata; o per conto del caporale, come si verifica in parte nella monrla clel riso e quasi sempre pei lavori edilizi e per la fabbricazione del carbone. L'intermediario, appicca. nel primo caso gli emigranti per mezzo delle caparre o anticipi con ioteressi usurai; nel secondo caso speculando su di essi e sfruttandoli. La vita dell'emigrante. - Per ciò che riguarda il trattamento rutto agli immigranti, è da notarsi che i sa– lari corrisposti agli immigranti, come i loro orari, non Eono molto diversi da quelli che percepiscono i locali. Agli immigranti si fornisce spesso, oltre alla paga in denaro, anche il vitto. Quanto all'alloggio, è da osser– vare che raramente e solo per le piccole migrazioni i lavoratori forestieri vengono ricoverati nell'abitato. Le mondine dell'alta ltRlia, ad esempio, dormono ammassate nel le cascine cli proprietà del padrone, i contadini del– l'Agro Romano si ricoverano in grotte, o in capanne, o nelle poche case diroccate rimaste; i boscail1oli e car– bonai COijtruiscono capanne con travi e ramaglie; i mie– titori im1>rovvisano tende, quando non dormono addit'llt• tura all'aperto. 'l'a.lora il proprietario o conduttore dei

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