Critica Sociale - Anno XVII - n. 5 - 1 marzo 1907

CRITICA SOCIALE 71 a Tre Stelle che soltanto le " organizzazioni reggiane e genovesi .,, - e non 1 a ma.ggior ragione, tutta in• tera l'Italia proletaria, specialmente la 1>arteagricola e pii1 arretrata di essa - avrebbero potuto giovarsi di una condizione generale politica, che poneva il gruppo socialista parlamentare e le organizznzioni proletarie al primo piano della politica del paese e dava loro così decisiva. possibilità di lavoro, d'in– tluenza, di cooperazione? - Ma ormai le recrimina– zioni sono cosa accademica. LI passato non si resti• tuisce e val meglio studiare il presente e provvedere all'avvenire. Tre Stelle nota una deviazione del lavoro del par• tito, un riassorbimento in se stesso, che inutilizzò parecchi elementi o li rese disoccupati. L'osservazione è esattissima. Noi stessi l'accenniamo, postillando più avanti Particola di Ettore Marchiali. Il lavoro neces– sario di analisi, di specializzazione, locale e corpora.• tiva 1 annullò, per un tempo 1 il lnvoro pill evidente di sintesi, non bastando le forze e le nttitudini del partito a spingerli innanzi di conserva. Di qui un rinculo apparente. Ma la crisi, se non è di crescenza, è almeno, ce lo si conceda, di preparazione. Il pro• letariato militante britanno - si parva licet.... - rimase quasi per un secolo in cotesto stadio, e non ne uscì che alle ultime elezioni politiche. E un male? è un bene? È. Non potè, certo, non essere. E ciò dovrebbe hastare. Ma ci sembra nn po' metafisico l'allarme che il nostro amico tende a solleval'O circa i pericoli e i danni che verrebbero dal temporaneo prevalere di singoli gruppi. Forse che in Inghilterra, in Germa– nia, dovunque è lotta di classi vasta e consapevole, forse non avviene il medesimo? Dove mai il prole– tariato procede allineato su una sola fronte? Per supporlo, conviene figurarsi un mondo ideale, senza accidenti di terreno, senza differenze di energie, di capacità, di armi, di congiunture. 1're Stelle, che è maestro di storia, ci ammetterà che le cose non sono mai cos\ liscie. Anche qui la sintesi dovrà SE:guire l'analisi: l'u– guaglianza derivare dalle differenze, provvide e ne– cessarie. A ciò dovrà aiutare, appunto, il partito. Del quale così si dimostra la necessità, mentre ap• 1)Untose no constata la contumacia. Guardi dunque 1'n Stelle - che è specialista in materia - il pro• blema, ponderosissimo, degli impiegati dello Stato. Crede forse che sarebbe possibile riesci re a orgauiz. zare questa forza sociale, a foggiarla pei nuovi bi– sogni e a migliorarne le sorti, se - analiticamente - dapprima non si avesse sudato a organizzare, con intenti precisi di metodo e di finalità, le schiere na– turalmente meglio disposte, i professori secondarii, i maestri, i postali, i ferroviel'i, ecc. ecc.? Non son <1uesti i nuclei d'avanguardia, la punta della falnngo macedone, che deve apl'ir la breccin, dentro cui gli altri varcheranno? Come imporl'e il problema gene– rale o come risolverlo, se prima non si fossero imposti e risoluti questi problemi speciali? Nè il proletariato delle industrie e dei campi po– trà giungere a piaggia per altra via. Certo, esso è tecnicamente impreparatissimo. Di qui Fimpronta semplicistica, retorica, ripugnante persino, che assu• mono così spesso le nostre agitazioni inconcludenti ed effimere. Quanto scrive 1're Stelle dell'anticlerica– lismo è tipico a questo riguardo. I lettori della Critica ci sono testimoni, se noi consentiamo con lui. Ma cotesta impressione - riflessa nel partito - non si elimina davvero sostituendo ai Circoletti ge– nerici altri Circoletti specifici e specializzati. Qui Tre Stelle (ci perdoni!) rivela, suo malgrado, la toga del professore. Non è un'incubazione artificiale che, dove regna ancora l'indistinto, creerà formazioni di partito specializzate. Nè, dove le forze e le capacità sono pronte, manca modo ai Circoli di specializzarsi e dividersi il la,•orot or su questa, or su quella quo• stìone. L'essenziale e che Je forze vi siano: che tutti, per quant'è da noi, lavoriamo a crefJ.rle; che, al– meno, non lavoriamo - come eia troppo tempo si fa - ad incepparle e a distruggerle. Qmmto al Gruppo parlamentare, esso (l'osserva– zione non è nuova in queste colonne) riflette certa– mente, nella sua momentnncn impotenza cd accidia, il marasma politico di tutto il partito. Ma esso 1 nel partito, non è soltanto un effetto, una propaggine passiva ed inerte. Può esserne una forza diretti va, o almeno un coefficiente decisivo di azione. Perciò l'indennità ai deputati - senza vedervi un toccasana prodigioso - spingendolo a fare un miuimmn di ciò che è possibile e che è doveroso per esso, può avere un 1 influenza notevole. Il proletariato lo inteude? Il partito la vuole? L'essere buoni a nulla non è un'abitudine, come sembra a Tre Stelle. È vero che può diventarlo .... No1. DALLEELEZIONI TEDESCHE Al SOCIALISTI ITALI.ANI Diciamolo prima: noi, che pur non aiamo, in po– litica, degli " allegri camernti 111 troviamo noll'nrti– colo che segue, di Ettore Marchioli, una eccessiva imitazione di Gherardo delle ~fotti. TroJ>pa seppia, troppo inchiostro di China, per ciò che riguarda il socialismo italiano. Potremmo - nello stesso articolo - scovare argomenti a confutarne il pessimismo eccessivo. Ne troviamo peraino nello scritto, che pur non difetta di acre amarezza, del nostro 'l're .Stelle, inserito più soprtt. Certo, il movimento socialista, da noi, è in un p~riodo di trasformazione. La vecchia cornice si spezza. Jl contenuto nuovo più non le si attaglia. Ci avviene un po' come alla chioccia, che covò l'a• nitrino e lo vede, con sgomento, avviarsi allo stagno. lJ lo stagno del sindacalismo? [I Marchiali sembra quasi averne il sospetto. Noi non lo pensiamo affatto. E neppure rimpiangiamo l'antico catastrofismo, l'an– tico e,·angelismo, l',rnticn, cos\ bella e sopratutto così comoda., unità. Tutte coso superato manifesta• mente. Non posiamo a profeti. Molto meno vorremmo stor– piare le profezie nel breve giro del " cappello ,, a un articolo. Due fatti rimangono: la necessità di una riforma sociale profonda, nella nostra direttiva; il formarsi, sempre più intenso, di leghe, di gruppi, cli corpora• zioni, della cui azione il logico sbocco è in quella stessa direttiva. Non pretendiamo di tener le dande alla storia. li moto troverà la sua via. Le nuove formazioni si creeranno l'involucro. La milizia proletaria isserà. la sua bandiera, farù il suo partito. Ogni organismo che si svolge sembra disfarsi. Tuttavia è opportuno che le cose amaro siano dette. àfarchioli si è defìnito perfettamente: egli soffre le impazienze della giovinezza. Dinmo la pa– rola a queste sante impazienze. LA CRITICA. Parafrn1:1andol'evangelico opoi·lel ttl scandala eve– niant, si potrebbe dire che talvolta conviene i partitì tocchino delle sconfitte; esse sono come salutari doccie fredde, che risvegliano dal torpore, scaltriscono il senso critico, rischiarano le situazioni, fanno aprire gli occhi alla realtà. Accanto al sonnambulismo fisiologico, anzi patologico, v'è una specie di sonnambulismo politico 1

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