Critica Sociale - Anno XVII - n. 5 - 1 marzo 1907
B 78 CRITICA SOCIALE cui la Relazione è partita ci spingono a ritenere che, senza uno studio del fenomeno d'associazione in ltalin, anzi cl~e unn legge sulle organizzazioni professionali sia preferibile un regolamento (dentro i limiti che vedremo) delle cr,nfrattazioni collettive, provvedendo alla capacità delle associazìoni per quel tanto ch'è necessario per stipularle. ~l'ale soluzione non vuol essere definitiva, ma essa diverge sostanzialmente da quella proposta, lasciando ancora alla libera ed autonoma vita lo associazioni professionali. (Continua). Prof. GIUSEPPE MESSJNA. LA POLITICA DELDlflUTO Si comincia, lentamente, la discussione intorno alle proposte Murialdi. I sindacalisti, non occorre dirlo, le mettono all'indice senz'altro. Qualche periodico socia– lista sforbicia i comunicati delle deliberazioni del Co– mitato del Lavoro. La Conrederazione del Lavoro, an– ch'essa: sembra che si svegli. Ma tutto con prudenza e con peritanza. La tendenza è a dichiarare la questione 11 prematura.,, Il che è un modo comodo di eluderla. Rinviare, in casi simili, significa rifiutare. In fondo 6 tattica e politica molto borghese. E il problema resta insoluto. Debbono le organizzazioni ope– raie conservare l'attuale situazione in faccia alla legge? Tutti sappiamo qual è. Cento lavoratori, dopo una con– ferenza, si adunano, aderiscono ad una Lega. Si toglie in prestito uno Statuto già fatto. Si disputa a. lungo sulla nomina delle cariche e sulla misura. dei contri– buti. Meno si paga, meglio è. Quttndo i lavori si inten– sificano, la Lega neonata si prova a 11 collocare n gli or– ganizzati. Si fissa, molte volte, un orario e un salario. I contratti sono individuali e sulla parola. Qualche volta, movendo cielo e terra, ricorrendo a tutte le autorità e magari allo sciopero, si abborraccia una. tariffa col– lettiva, che dura finchè una delle parti trova modo di, legalissimamente, violarla. Il contratto dura poco, le parti sono libere come l'aria .... Cosi l'organizzazione fa la parte di paracqua; si apre quando l'urgenza lo esige, e poi si richiude. Operai e padroni restano stranieri. Parlo, s'intende, specialmente dei contadini. Pei liberisti ad olLranza, è il migliore dei mondi possibili. Chi ha più forza se ne giova. Peg• gio pei vinti! Così disse Giolitti per la gente di mare. Così, in fondo, la pensano i tipografi, per mezzo del loro segreta– rio ('). Impregnati di corporativismo, capaci in qualche misura a difendersi da sè, non si danno troppo pen– siero delle altrui condizioni: quel vincolo del quinto, quei 20 centesimi ogni franco, destinati a garantire la loro one:Jtà.contrattuale, li urta, li irrita. Siamo ancora in sostanza. alPempirismo facilone che crede ai prodigi dello sciopero in ogni caso. È del militarismo bell'e buono, applicato alla lotta economica. Non si vuol in– tendere che la guerra guerreggiata ò spesso rovinosa per tutti: che una cauzione 'può dar la sicurez.1:a del lavoro - sco1>0massimo di ogni organizzazione - e patti di lavoro di gran luni;a migliori i e permettere per tal guisa al proletariato di volgersi a tutti gli altri problemi: salute, istruzione, coltttra 1 case operaie, in– fortuni, pensioni, ecc. ecc., che formano il tessuto del problema sociale! Eppure chi ignora che oggi, in assenza di una legge (') Co11ftdtraziont dd l.,(lvoro 1•rebbralo. che limiti la cauzione, ben altri pegni di onestà. contrat– tuale estorcono i padroni ai lavoratori? In qua.si tutto il Ferrarese (massime da che cessò il rivolnzionarismo delle cose e principiò quello delle parole) i latifondisti non concedono, per esempio, la coltivazione del grano turco al terzo, se i braccianti terziari non s'impegnano alla mietitura del frumento alle condizioni che piacerà. ai proprietari di stabilire. Altro che cauzione del quinto! Il diritto di sciopero non è soppresso dalla legge, nè dal contratto, ma dalla sconfinata. prepotenza del capitale! Presumiamo dunque di creare con una. legge la co– scienza operaia? No, di certo. Ma ben po::isiamoagevo– larne lo sbocciare. Per le L6ghe forti ed antiche non farà nè caldo nè freddo. Penso invece alle deboli Leghe che stiguono il destino delle foglie, verdeggiano in pri– mave:-a e cadono in autunno: rovinate da amministra• tori furfanti od inesperti, sottratte a qualsiasi controllo. ridotte a sfogatoio di invidie e vanità. personali, ignare di tutto l'assieme dei problemi che si impongono al proletariato. E a que~te la legge può essere difesa e salute. Forse le Cooperative che vogliono, da senno, aiutare il movimento socialista, forse ne sono esse hn– pedite dall'osservanza delle norme legali, ben pii\ rigide di quelle del Murialdi per le associazioni registrate? Piuttosto è da notare una cosa. Il progetto Murialdi pensa solo a guarentire i padroui. Ma nelle lotte del lavoro gli sleali e i predoni non sono da una parte sola. La repugnanza ad ogni vincolo è maggiore 1 anzi, sulla riva padronale. Come pensa il Murialdi di orga– nizzare i padroni e di renderli onesti, anch'essi 1 tt. loro marcio dispetto? E vi saranno altre mende. Del reslo gli istituti legali valgono per un tempo. Ma è assurdo opporre sempre la pregiudiziale del rinvio. Anche gli Uffici interregionali di collocamento, anche l'azione dell'Umanitaria, trovano degli schizzinosi. Irreggimentare l'immigrazione in ri– saia? È fare del crumiraggio. Sgombrate dunque! La– :Jciate libero il passo alle leggi natnrali economiche! E saranno 40 mila u mondine ,,, crumire autentiche, che caleranno in risaia, vendute al ribasso, dai buoni uffici dei preti 1 fatti " caporali 11 ! A!>.HLCARE $TORCHI. GIOSUÈ CARDUCCI Que1matti/lo di morie, telegrnfammo alla vedom queste sole pa,·ole: " Con lui agoni1.za e spegnesi tutta la nostra giovi– nezza.. Conrortlvl, Signora, l'immenso corteo d'anlme che partono scco ! ,, Oggi - a à"e settimane d'intervallo - è ancora questo se11time11to, fenx;e di egoismo, che ci domina itlttri; ci cm!let1dela c,·itica pacata; ci paralizza la petiua, come allora ci avrebbt>paralizzata la parola. Perchè dunque, disusaU dalla dolce viltà delle lagrime, sentimmo per piiÌ 01·f'serrata la strozza, come da m1 si11- ghiozzo costante? Egli è che in molti di noi - di q"elU che appartengono alla nost,·a generazione - la perdita di Giosuè Carducci. era bm piiÌ che la perdita di.un uomo.insigne che onorava altamente la patria. Eravamo 11oi sUssi che ci set1tivamo morire. Un co1lco d'anitne lo seguiva al di là delle mm·a di Bolog,1a 1 al ài là della triste Certosa. Erano tt,m colo,·o la C?ii prima
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